Marco Bianchini – Per me non è mai stato Woodstock, per me è sempre stato Gualdo Tadino [per Francesco Di Giacomo #2]

Pensare a Francesco di Giacomo, al Banco, mi emoziona. Il pensiero corre veloce a quelle musicassette sulla scrivania del babbo, ai primi ascolti di quella musica che non ho mai smesso di ascoltare. Quando il mi babbo mi parlava di Francesco, di Rodolfo, di Vittorio e di Gianni lo faceva con semplicità e rispetto assoluto, come quando si parla di desideri, di passioni, delle nostre passioni. Un groppo in gola e qualche lacrima…vada in culo il Buonaguidi e il suo blog!

”Babbo, c’è il Banco a Viterbo…” “Compra i biglietti, ti rendo i soldi…!” Per i concerti e le tasse universitarie non ho mai tirato fuori un soldo…all’università non lo so ancora, ma ai concerti del Banco ho imparato cose importanti. Quella maniacalità nella ricerca dei suoni, in studio come dal vivo, l’ho sempre considerata un gesto d’amore. Quelle poesie in musica sono, gesti d’amore, e se i primi amori li farcivo di citazioni spagnole e francesi, le ultime dediche profumavano anche di Banco.

Bestemmiando per una tosse che certo non lo aiutava a cantare, durante uno dei concerti che ho avuto la gioia di vedere e sentire implorò il cielo: “Non t’ho mai chiesto ville e lussi ma la voce e la voglia di mangiare non me le toccare!”.

Mi mancherai Francesco, alzeremo i calici per te, lo faremo per emozionarci e per cantare!

Basta, non so più che scrivere, non vedo l’ora di abbracciare il mi babbo e di farmi raccontare con la gioia di un ragazzino quella storia che non scorderò mai.. “Il Banco, l’ho visto per la prima volta nel 70equalcosa, Francesco c’aveva un asciugamano bagnato sul collo, aveva la febbre alta, fu un concerto incredibile, eravamo a Gualdo Tadino..”

Buio!