Sia chiaro dal principio: questo albo lo segnaliamo e recensiamo essenzialmente per due motivi. La presenza di un disegnatore italiano e l’enorme qualità dei disegni dello stesso. Il resto sarà scarsamente trattato. Con questo intendiamo che, seppur scritto da autori che vanno per la maggiore e che hanno realizzato storie e story-arc di ottima fattura, il numero in oggetto non brilla per quel che riguarda il soggetto o per lo svolgimento, anzi pare far di tutto per rompere il patto di non belligeranza fra lettore e scrittore sancito dalla suspension of disbelief.
Dietro la tripla cover di Adi Granov viene pubblicata una saga in tre atti che vede come protagonisti Spider-Man, il Punitore e Daredevil: The Omega Effect. Questi due ultimi (unitamente a Ghost Rider) sono i “titolari” di testata, mentre il Ragnetto è ospite necessario alla completezza della saga.
Salviamo sicuramente, per quel che riguarda gli autori Mark Waid e Greg Rucka, le battute di Spider-Man (la sua lingua tagliente è decisamente in palla nelle tre storie) e releghiamo il plot ad un normale tutti contro tre (anzi quattro) per il recupero di un prezioso hard disk contenente informazioni importanti sui peggiori gruppi criminali, ora nelle mani di Matt Murdock. Il tutto condito da scontri con centinaia di “cattivi” in una città che sembra essere assolutamente insensibile a quanto accade attorno ai tre.
Marco Checchetto è l’artista, italianissimo e veneto, che ha disegnato ed inchiostrato i tre albi (val la pena sottolineare l’inchiostratura perché il discorso si ricollega ad alcune interviste che abbiamo iniziato a fare a disegnatori italiani sul disegnare in digitale [1] ).
La Marvel Comics sta utilizzando ultimamente molti disegnatori italiani; quel che salta agli occhi però nell’utilizzo degli stessi è la grande parcellizzazione del lavoro. I disegnatori sono allertati spesso con poco preavviso per realizzare soltanto le matite; talvolta nello stesso albo vengono chiamati a lavorare anche due (o tre!) matitisti a lavorare in contemporanea per chiudere l’albo ancora più rapidamente. Le chine, poi, specie se realizzate da inchiostratori diversi, rendono il tutto ancora meno omogeneo.
Checchetto ha avuto l’onere e l’onore (dopo i suoi primi passi in Marvel: MCP, Amazing Spider-Man, Daredevil ed altri) di poter realizzare molti numeri della stessa testata, scritti dallo stesso autore in modo da portare avanti una trama orizzontale medio-lunga. Parliamo della run su Punisher (la nuova serie, iniziata nel 2011), pubblicata in Italia proprio su questo mensile.
Oltre alle matite, il prode Marco ha realizzato anche le chine, utilizzando lo strumento diabolico croce e delizia dei disegnatori della nuova generazione, il computer. Il tempo, ci ha confessato lo stesso Marco, per completare matite e chine, una volta acquisita dimestichezza con il mezzo tecnico, non è molto di più che realizzare solo le matite. I risultati, però, sono molto interessanti perché in primo luogo consegnano al lettore il disegno dell’autore, senza la mediazione (o interpretazione, o sovrapposizione…) dell’inchiostratore, e inoltre contribuiscono a rendere i vari albi omogenei fra loro.
Il disegno di Marco ha raggiunto negli ultimi 3 anni una maturità notevole; a questa si è aggiunta quella che i più scafati potrebbero indicare come “furbizia” professionale. Una serie di stratagemmi che permettono al disegnatore di realizzare il tutto più rapidamente senza perdere in incisività nel disegno.
Sarebbero tantissimi, in queste tre storie, i dettagli che ci piacerebbe sottolineare e portare all’attenzione di chi legge (e ammira) l’albo. In generale va detto che, oggi come oggi, il disegnatore ha uno stile assolutamente classico nei tratti somatici, che strizza l’occhio al realismo fotografico ma che mostra enorme amore per il fumetto disegnato e non copiato né ricalcato e che quindi porta ad autori monstre quali Neal Adams, John Romita Sr.
Il tutto condito con un gusto particolare per l’inquadratura “d’azione”, figlia della passione dell’autore per telefilm e videogiochi di genere. In tutto questo l’aver già avuto fra le mani sia Spider-Man che Daredevil non lo ha per nulla intimorito e gli ha permesso di fornire versioni convincenti a 360% di tutti i protagonisti della storia. E se per Daredevil, fra le varie cose, vale la pena segnalare diverse vignette in cui, in ombra, ha il volto totalmente nero con solo gli occhi rossi a spiccare, oppure la peculiare attenzione nel disegnare il suo costume con le cuciture della stoffa o le molte pieghe del tessuto sul collo, Spider-Man è l’unica concessione al deformed che si concede. Non sono rare le immagini dell’amichevole ragno di quartiere in pose anatomicamente forzate e volutamente e ragnescamente alterate rispetto alla normalità, ma sempre gradevoli e coerenti con il tutto. Omaggio ai molti disegnatori che l’hanno interpretato volutamente deformato (e anche, se non andiamo errati, un piccolo omaggio ad una posa prettamente Ditkiana…).
Altro ancora ci sarebbe da dire, dalla barba di Matt Murdock che cresce lentamente durante il dipanarsi dell’avventura, allo zigomo, la mascella e l’orecchio di Spidey che si vedono delineati sotto la maschera. Citiamo il sempre attuale diktat di Bruno Brindisi: “quando prendi in pieno il volto del protagonista del tuo fumetto, tutto il resto è davvero relativo“. Concordiamo, ma quando il volto è mascherato qualche problema in più c’è. In questo albo Checchetto ha tra le mani tre tipi di volti mascherati: la maschera totale, modello passamontagna, per Spider-Man, la maschera a mezza faccia,
Le soluzioni applicate dall’autore per rendere le espressioni dei tre sono sempre convincenti e buona parte del successo dei suoi disegni è data da questo. Pienamente a suo agio con mascelle volitive e occhi/fessure impenetrabili, Marco ormai rende il Punitore alla perfezione. Sorprende e convince anche per gli altri protagonisti in scena, delegando alle smorfie della bocca di Daredevil le espressioni del “cornetto” e facendoci solo immaginare la faccia di Spidey, modulando i triangoli che ne indicano gli occhi sulla maschera.
Ultimo appunto da fare è quello indicato anche nelle note dell’albo, relativo alla location; esiste una sola città al mondo che è sinonimo di città dei supereroi ed è chiaramente New York.
I tre personaggi di questa storia sono senza ombra di dubbio i tre più importanti e famosi supereroi di New York (c’è anche un cameo di Reed Richards, che con i suoi Fantastici Quattro è un altro importante supereroe newyorkese), strettamente connessi alla città ed alla sua vita quotidiana (oltre al fatto che i tre sono stati spessi coinvolti in team-up fra di loro -a coppie- in storie anche importanti da un punto di vista di continuity).
Le vicende di Frank Castle, di Matt Murdock e quella di Peter Parker sono da sempre storie, al netto di eventi kolossal che devono vederli protagonisti perché charachter di spicco, di eventi che accadono nelle strade della Grande Mela (viste da un ex militare, da un avvocato e da un giovane reporter poi ricercatore scientifico). Disegnare una New York convincente (e qui cito un colorista italiano da molto tempo attivo anche in Usa, Fabio D’Auria) è uno dei punti imprescindibili per poter disegnare supereroi in Marvel. Non basta avere database di foto e film per essere credibili nell’ambientare scontri o anche normali passaggi in uno scenario così conosciuto da tutti; serve attenzione, occhio e soprattutto una buona mano nel disegnare e, per quel che si può scorgere dietro le spalle dei protagonisti dell’albo, tutto questo c’è nelle doti di Checchetto.
Abbiamo parlato di:
Devil e i Cavalieri Marvel n.10
Greg Rucka, Mark Waid, Marco Checchetto, Matt Hollingsworth
Panini Comics, Novembre 2012
80 pagine, spillato, colore – 3,50 €
ISBN 9788863044843
Note:
- Qui l’intervista ad Antonio Lucchi [↩]
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