E’ proprio l’adesione costante alla Tradizione e la sua superiorità al consenso popolare e alle pressioni sociali sulle “tematiche sensibili” a renderla stabile come la roccia, e anche affascinante. Guzzo ricorda che lo stesso Gesù Cristo, come oggi accade alla Chiesa, subiva la fatica dell’incomprensione. Molti gli andavano dietro, ma poi quasi tutti lo hanno tradito (addirittura qualcuno tre volte), scappando impauriti dopo la sua cattura. Gli stessi che -come viene descritto nel Vangelo di Giovanni- «dopo aver udito» quello che Gesù aveva predicato, «dissero: “Questo parlare è duro; chi può ascoltarlo?”» (Gv, 6:60). Già allora, commenta Guzzo, c’era chi si lamentava, chi trovava difficilmente praticabile il messaggio cristiano. Il Figlio di Dio però non si impaurì e non cercò di farsi più attraente, ma continuò dritto per la sua strada. Al punto che «da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui» (Gv, 6:66), al punto che perfino i suoi amici più stretti furono sul punto di lasciarlo: «Perciò Gesù disse ai dodici: “Non volete andarvene anche voi?”» (Gv, 6:67). Gesù non cambiò rotta, anche a costo di restar solo. «Forse per testardaggine, forse perché non aveva letto Mancuso o forse perché quanto aveva da dire – e da testimoniare – aveva, ed ha, un prezzo “non trattabile”», commenta opportunamente il giornalista. Cristo, come oggi la Chiesa, non era molto interessato alla popolarità. La Chiesa cattolica (al contrario di quelle protestanti, dove una parrocchia su tre scomparirà entro cinque anni proprio per questo) non ha nessun interesse ad abdicare dalla sua posizione, allontanandosi dalla Tradizione, per apparire al passo coi tempi. Nella società liquida di oggi, l’unico luogo rimasto solido è proprio questo.
La Chiesa agisce oggi come agì Gesù durante la sua vita pubblica, nonostante sedicenti cattolici come Vito Mancuso e Marco Politi pretendano il contrario, ricattati dal consenso popolare. Ma è la loro posizione ad essere incoerente con la loro fede, perché contrari alla posizione del Papa e della Chiesa a cui dicono di appartenere (altrimenti si definirebbero semplicemente “cristiani”). La nota dottrinale del 2002 rivolta ai politici cattolici e a tutti i fedeli laici chiamati alla partecipazione della vita pubblica, è chiara: «sarebbe un errore confondere la giusta autonomia che i cattolici in politica debbono assumere con la rivendicazione di un principio che prescinde dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa». E ancora: «il Magistero della Chiesa [...] pone certamente un dovere morale di coerenza per i fedeli laici, interiore alla loro coscienza, che è unica e unitaria». Benedetto XVI ha a sua volta strigliato nel 2009 proprio i sedicenti “cattolici adulti”: «La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Ma lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta”. È la fede che egli vuole. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo». Questo tipo di fede “adulta”, significa, continua il Papa, impegno a favore della vita umana dal concepimento alla morte naturale, a favore del matrimonio tra uomo e donna, ecc.
La filosofa Rita De Monticelli, ad esempio, ha evitato a se stessa di essere profondamente incoerente e ha fatto abiura del cattolicesimo perché ha capito che la Chiesa non ha la minima intenzione di aprire all’eutanasia come lei vorrebbe. Mentre Politi e Mancuso si illudono di piacere al mondo correndo dietro alle mode del momento, diffamando la Chiesa e proponendo la disobbedienza con lo scopo di farle cambiare idea su certe tematiche (è il Papa che dovrebbe adeguarsi alle omelie di Politi e Mancuso, in poche parole). Un “atteggiamento infantile”, secondo il Pontefice, come appunto lo sono i capricci dei bambini per condizionare la volontà dei genitori. “Non volete andarvene anche voi?” domanderebbe ancora una volta Gesù…non è un invito ad andarsene, ma un invito a riflettere perché chi ci perde più di tutti in questa situazione sono loro, e le persone confuse che li seguono.