Marco, stai attento alla curva. Accelera di poco, come la volta in cui, all’età di un ragazzino delle scuole medie, ti ritrovasti campione italiano. I tuoi compagni marinavano la scuola e facevano merenda sui gradini della chiesa, e tu eri lì che ti allenavi. C’eri solo tu e il manubrio; il vento che ti accarezzava il corpo come la sensualità della donna che abitò il tuo cuore; i capelli imprigionati nel casco. Cosa vedevi dinanzi a te? Il sorriso sornione di mamma nel retrobottega della gelateria o lo sguardo fiero di papà, di corsa sulla sfrenata scia della passione per le due ruote?
Marco stai attento alla curva. Fermati e grida in alto che tu fai il pilota. Butta via il casco. Non ti serve più. Spalanca gli occhi perché l’udito non sentirà più il vocio miserevole di quest’umanità. La polvere di stelle seppellisce l’ultimo sogno e lo imprigiona in un circuito. In mano te n’è rimasto un pezzettino. Tienilo stretto, portalo con te, dopo quella maledetta curva che renderà invisibile il nostro Simoncelli SuperSic.