MARCO TARALLI – Una scala musicale per Celestino. L’Opera NUR

Da Federico

Il Maestro Marco Taralli, musicista e compositore italiano, è nato a L’Aquila nel 1967. E’ stato allievo del Conservatorio “Casella” dove ha studiato composizione e dal 1992 ha iniziato a viaggiare dall’Aquila per il mondo, frequentando grandi personaggi del mondo musicale e importanti Enti culturali. Ama molto la città dove è nato e ci torna spesso,quando può, per ritrovarsi nell’Antica Cartiera del Vetoio, con la sua famiglia, un antico opificio industriale perfettamente restaurato, che le fonti storiche datano 1483.

Lo incontriamo all’interno del parco naturale della Cartiera, un luogo incredibilmente isolato dal traffico e dai rumori cittadini, sulla sponda del lago di Vetoio, a l’Aquila qualche giorno fa, subito dopo aver ricevuto la notizia che la Città dell’Aquila ha voluto dedicare a Lui e all’Opera NUR una serata speciale nell’ambito del programma della Perdonanza 2012.

Maestro, La Serata per NUR è anche un evento attraverso il quale la sua città le rende omaggio, questo la emoziona ?

“Sono molto felice di poter tornare a L’Aquila e presentare al pubblico l’Opera NUR nella Perdonanza aquilana. Ringrazio il Comune dell’Aquila per aver ospitato questo evento e in particolare il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, la Fondazione Grassi e l’Editore Sonzogno per aver prodotto quest’Opera in un momento così difficile per la città nella quale sono nato e dove mi sono formato alla Musica. Purtroppo la situazione attuale aquilana non consente la messa in scena dal vivo, ma sono certo che la prima visione del video dell’Opera sarà apprezzata dal pubblico della Perdonanza celestiniana”.

Ci racconti di Lei, della sua storia personale dall’Aquila a Bologna passando per il mondo…

“Volentieri. Attualmente vivo a Bologna, dove insegno al Conservatorio, e a L’Aquila torno spesso dalla mia famiglia che vive nell’antica Cartiera del Vetoio, che da qualche anno abbiamo restaurato e fortunatamente è rimasta indenne dal terremoto del 2009.

Tanti anni in viaggio con la musica, la sua musica…

“Ho incontrato la musica a L’Aquila e mi ha aperto una dimensione che non conoscevo. Da allora non ho mai smesso di studiare coltivando un approccio “da studioso”, ormai non più studente”.

Qual è il suo rapporto con la scrittura della musica ?

“Per un musicista studiare determinate partiture vuol dire iniziare un percorso verso quella pietra filosofale che è la sintesi di armonia e libertà interiore. E i veri Maestri sono fondamentali per intraprendere questo percorso.  Mi piace in particolare ricordare l’insegnamento del maestro Sergio Rendine che mi ha insegnato il modo di affrontare la scrittura. Con lui ho imparato che scrivere è mettersi nudo davanti ad un specchio e accettarsi, con pregi e difetti. Ricercare la propria personalità è un processo creativo che riguarda la propria arte e anche se stessi. La tecnica poi è tutto il resto che non deve mai mancare”.

 Lei è stato allevato fra la musica del Conservatorio Casella, il laghetto dell’Antica Cartiera del Vetoio, gli affetti della famiglia, in una città che forse non molti sanno sia una vera fucina creativa, ma non particolarmente anarchica.

“Io mi considero un normale professionista come molti altri e credo nel lavoro continuo e umile. Nella mia vita praticamente non c’è stata soluzione di continuità dal Conservatorio in poi, e ho praticamente lavorato sempre,  sabati e domeniche comprese, tanto che non riesco a identificare un momento specifico nel quale da studente sono diventato un professionista. L’Aquila è una città poco incline all’anarchia creativa, ma questo non vuol dire che partendo da qui non si arrivi a costruire la propria libertà. Per me anarchia e libertà sono due cose diverse ma che si ricollegano nel tempo della vita. Dall’anarchia si parte per arrivare alla libertà attraverso la disciplina”.

Vuol dire che la disciplina della vita semplice, è ancora il bagaglio dell’esistenza felice ?

“Si, ci credo molto. Ho cercato di conservare in me la disciplina e la serenità che ho appreso a L’Aquila, e sono convinto che se una persona rimane vera è ancora più autentica”.

NUR è un’Opera nuova, moderna, con molteplici chiavi di lettura, da Celestino V al terremoto, alle sue vittime…

“Raccontare Celestino V è stata in origine un’idea del mio amico Alberto Triola (Direttore artistico del Festival della Valle d’Itria n.d.r.). Era il 7 dicembre del 2008 e visitando la Basilica di Collemaggio, davanti alle spoglie di Celestino V, decidemmo che dovevamo raccontare il suo messaggio. Abbiamo messo le sue parole al centro dell’Opera, che portano con se anche un messaggio di grandissima laicità, che si può sintetizzare in “apri gli occhi, per vedere, per essere puro di cuore, per comprendere l’altro, che è diverso da Te”. La Tolleranza, la comprensione dell’altro come crescita individuale è il tema dell’Opera. La tolleranza è il messaggio di Celestino, quanto mai attuale di questi tempi. Collemaggio poi, quella che considero la “biblioteca di pietra”, luogo di grande sapienza e densa di simboli è l’altro protagonista invisibile dell’Opera. Il terremoto, la nostra tragedia collettiva.

La protagonista abbiamo voluto fosse una donna, chiamata LUCE ovvero NUR, un personaggio ispirato senza dubbio a una donna aquilana, un personaggio simile a molte aquilane, forti della loro cultura interiore, simbolo di quanti sono stati profondamente colpiti nell’animo dal sisma del 2009.

Sullo sfondo, con una nostra invenzione che lo pone in relazione a Celestino V, abbiamo inserito la figura di Jacques de Molais, l’ultimo Maestro Templare, che si fa guida e coscienza critica per l’anima della protagonista nel suo percorso di ricerca verso la luce della propria coscienza.

L’Aquila, la sua acqua, le sue pietre. Quelle pietre che parlano all’animo degli aquilani attraverso la loro più antica Basilica. Ancora oggi ?

I simboli hanno il significato che gli uomini gli attribuiscono secondo la loro cultura di riferimento. Non so se le pietre parlano, certo che attraverso i mosaici preservati nei secoli nella Basilica fanno pensare, direi ci fanno riflettere. Più che il disvelamento di un mistero secondo me la Basilica di Collemaggio merita un approfondimento storico, come la figura di Celestino V e il suo messaggio di tolleranza universale che nei momenti bui riaccende la luce delle coscienze.

NUR, Luce, è’ questa la sintesi del suo contributo e del Festival della Valle d’Itria alla comunità aquilana di oggi dopo il sisma del 2009  ?

Un’Opera è un atto creativo ed anche un messaggio in se. Io credo che NUR può aiutare a far pensare. La città è distrutta, le ferite degli aquilani lentamente si stanno rimarginando. E’ il momento di guardare avanti e ricostruire, ma partendo da noi stessi, dalla nostra dimensione interiore, un passo dopo l’altro, insieme agli altri. Le case si ricostruiscono facilmente, ma senza un cuore pulsante la città non c’è. Quel cuore è la nostra comunità, che rinascerà, aprendosi al mondo.

Massimo Alesii – www.cantierecultura.it

Comunicato originale su MARCO TARALLI – Una scala musicale per Celestino. L’Opera NUR su Comunicati Stampa


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