Sfuggono le ore, i giorni, i mesi, gli anni, non più ritorna il tempo passato e
l'avvenire è ignoto. Ciascuno ha dovere di essere
pago della durata della propria
vita. Nella stessa guisa che poco importa se l'attore rimane sulla scena fino al
termine della commedia, bastando per fargli plauso che reciti bene quando si
mostra agli spettatori; così pure il saggio non ha bisogno di vivere fino all'ultimo
termine dell'età affinché ottengano approvazione le proprie azioni. Per breve che
sia la vita è sempre lunga abbastanza per chi sa vivere bene e onestamente. E perché
arriva ad un'età avanzata, l'uomo non ha diritto di lagnarsene più dell'agricoltore, il
quale lamenti perché dopo la florida primavera e la state, succedono l'autunno e
il rigido verno. La prima è immagine della gioventù e i venturi frutti prepara;
nell'altre stagioni poi si colgono e vengono assaporati. Il prezioso frutto della
vecchiezza è dunque riposto, soffrite che io lo ripeta, nella memoria delle frequenti e
nobili imprese operate.
Dovendo, parmi, accogliersi in buona parte tutto ciò che avviene secondo
l'ordine di natura, avvi mai cosa più ad essa consentanea che gli uomini d'età più
remota sieno da morte colpiti, quando i giovani medesimi soccombono ripugnante
per essi la stessa natura?
Laonde il morire dei giovani rassomiglia a fiamma sommersa all'improvviso
nella piena dell'acque, e invece la vita manca nei vecchi, siccome fuoco, consumata
l'esca, di per sé a poco a poco si estingue.
In quella guisa che è d'uopo adoperare la forza per divellere dal ramo il frutto ancora
acerbo, il quale se fosse arrivato a maturanza cadrebbe da sé, così nella gioventù è
violento il disgiungersi della vita, e ne' vecchi avviene per maturità.
Del quale pensiero essendomi fatta piacevole abitudine, quanto più m'innoltro
verso il limite della terrena carriera, mi sembra quasi di ravvisare la spiaggia, ed
arrivare in porto tranquillo, dopo lunga e procellosa navigazione.
XX. (Dispregio della morte per forza di ragionamento.) — Tutte le età hanno
un termine determinato, ma quello della vecchiezza è incerto. La sopporta
onorevolmente quel vecchio, che senza lasciarsi sgomentare dal pensiero della
prossima fine non dismette le funzioni del proprio stato. Da ciò dipende che la
vecchiezza sia anche più intrepida e ferma della gioventù.
Tale era appunto l'opinione di Solone, quando richiesto dal tiranno Pisistrato dove
mai trovasse la forza di resistergli con tanta energia, narrasi, gli rispondesse: nella
vecchiezza!
Merita preferenza sopra ogni altro, il fine della vita, se arrivi in quel punto in cui
sono tuttora intatte le facoltà della mente e del corpo. Allora natura da sé scompone
il proprio lavoro, con facilità pari a quella con cui l'artefice disgiunse i membri
della nave o della macchina già prima costrutta.
Le saldature fatte di fresco si sconnettono a stento; se logorate dal tempo, a
scomporle basta lieve scossa. Laonde a questo fugace avanzo di vita, né debbono i
vecchi afferrarsi troppo tenacemente, né abbandonarlo da spensierati; e pensò con
giudizio Pitagora, facendo divieto all'uomo di disertare dalla guardia della vita senza
comando del generale, cioè di Dio. Mostravasi filosofo, siccome era infatti, Solone
dicendo che alla sua tomba non voleva mancasse né dolore, né il pianto degli
amici. Tante care memorie studiavasi quel saggio di lasciare di sé!
Non credo che meglio la pensi Ennio con i seguenti versi:
La vana pompa di singulti e pianto
Risparmiate, miei cari, al cener mio