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“Solo allora Vito aveva capito cosa intendesse il nonno Antonio quando diceva la storia dell’uomo è la storia della sua fame. Di affamati che si spostano. È la fame dei poveri, dei coloni, dei profughi. È la fame avida dei potenti .”
Mare al mattino è un romanzo di Margaret Mazzantini, edito da Einaudi nel 2011. Narra il dramma dell’emigrazione delle persone.
Farid è un bambino libico, non ha mai visto il mare ma ha conosciuto gli orrori della guerra che, da un giorno all’altro, l’hanno strappato al suo paese. Ha visto il padre cadere da un tetto e morire.
È scappato Farid, dal posto che chiamava casa e che ora minaccia la sua vita, durante la notte con la madre Jamila, giovane e bella. Farid non si rende conto di quello che sta vivendo, il giorno prima giocava con la sua amica gazzella e ora si trova a scivolare come un topo tra le case e i blocchi di fumo, correndo.
Farid è solo un bimbo, e i suoi occhi vedono questa partenza improvvisa come una “vacanza” insieme ad altre persone che, come lui e la madre, sperano di trovare rifugio in un paese oltre il mare, quell’enorme e sconosciuta distesa lucida, che non sempre mantiene la promessa di una vita migliore.
La madre Jamila, dopo il difficile viaggio nel deserto, è costretta ad affidare la sua vita e quella del suo bambino ad un logoro e marcio barcone, il quale rappresenta l’unica possibilità di lasciarsi la guerra alle spalle.
“Quanto durerà il viaggio? Poco, il tempo di una ninna nanna. Jamila ha iniziato a cantare con la sua gola da usignolo, fischia, simula il soffio della zukra. La sua voce cala fino al mare. Poi dorme”.
Vito è un ragazzo siciliano. Un giovane che da grande vuole fare l’artista e passa i suoi pomeriggi da adolescente a passeggiare sulla spiaggia alla ricerca di materiale da utilizzare per le sue creazioni.
“Vito guarda il mare. Sua madre un giorno gli ha detto devi trovare un luogo dentro di te, intorno a te. Un luogo che ti corrisponda. Che ti somigli almeno in parte.”
La madre di Vito, Angelina, è stata araba per 11 anni. Negli anni settanta, insieme alla sua famiglia e a tutta la comunità italiana, è stata cacciata da Tripoli. Sradicata dalla sua vita e costretta a tornare in Italia, dove ha scoperto cosa significa essere stranieri nel proprio paese. E ha raccontato sempre le storie di questo rientro forzato e il malessere vissuto da tutta la sua famiglia a Vito.
“Cosa siete tornati a fare? A rubare il lavoro agli altri italiani, quelli veri, nati e cresciuti qui? A saltare avanti nelle graduatorie di disoccupazione? In fin dei conti se l’erano andata a cercare, e poco importa se erano figli di contadini deportati in Libia dalla propaganda, spinti dalla fame. Gheddafi s’era ripreso il suo. L’Italia era colpevole. E loro erano l’avanzo di quella colpa. Un branco minore di diseredati”.
Mare al Mattino racconta le storie di due famiglie cacciate dal proprio paese e lo fa in modo crudo e diretto senza risparmiarci la paura e gli orrori che solo una guerra può portare.
Angelina e Jamila non si conosceranno mai, ma si ritrovano ad essere le protagoniste delle stesse vicende e sensazioni. La Mazzantini, con uno stile aforistico che dona all’intero libro una profonda intensità, ci racconta storie fatte di disperazione e miseria e che hanno come fattore comune il mare. Quel mare che divide ma che entrambe le donne guardano con dolore, paura e speranza.