Mare dentro di Alejandro Amenábar (o la risacca)

Creato il 16 gennaio 2012 da Spaceoddity
Mare dentro (2004) di Alejandro Amenábar racconta la storia vera del pescatore galiziano e scrittore Ramón Sampedro. L'uomo, in seguito a un tuffo mal calcolato, non morì per un pelo e fu costretto a una vita di totale e assoluta dipendenza dalla sua famiglia. Ma dopo quasi trent'anni, Ramón, ignorando le disposizioni della corte, sceglie di farsi aiutare a morire (1998), creando un caso e un precedente, che ha innescato il dibattito sull'eutanasia.
E Ramón è costretto a esporsi, a diventare un caso pubblico, a farlo non per sé, ma per un diritto in cui crede. Ramón che, nella tersa scrittura dello stesso Alejandro Amenábar e di Mateo Gil, aveva vissuto nel silenzio il suo dolore, circondato dalla sua famiglia, dall'affetto troppo geloso del fratello (Celso Bugallo), dall'amore spaesato del padre (Joan Dalmau), dall'ostinata e assoluta abnegazione della cognata Manuela (Mabel Rivera), dalla maldestra e acerba adorazione del nipote (Tamar Novas), Ramón si offre al mondo nell'atto di sparire dal suo mare, da quel mare che porta dentro e dal cui grembo non sa nascere.
Mare dentro è un film straziante: Alejandro Amenábar ricorre senza complimenti al patetico, se il caso, ma conosce anche un misterioso senso della misura, per il quale il suo film è elegante senza inutili patine glamour. Le luci sono ben bilanciate e la focalizzazione è assoluta sull'uomo, sulle sue imperfezioni. Ramón Sampedro (Javier Bardem) non è un eroe e non gli tornano i conti con la felicità: la pacatezza con cui viene ritratto gli dà ragione rispetto all'insensata e vacua rabbia del fratello, senza contare che le uniche vere ragioni che si sentono sono a suo favore. Il solo che provi davvero a convincerlo a desistere dall'eutanasia è un sacerdote (Josep Maria Pou) poco accorto, che si rende odioso a tutti i familiari di Ramón per le sue grossolane e generiche considerazioni e non sa conferire autorità a uno solo dei suoi argomenti. Ci sono buone cause che ci guadagnano dalla pietà e da un contegno un bel po' più discreto.
Il montaggio del film dapprincipio tradisce: sembra un ricorrersi di presente e flashback, il tempo è in dissoluzione, perché tale è lo scorrere dei giorni per Ramón Sampedro. In realtà, la sua storia è lineare, ma sono tre donne a restituirlo al suo vivere doloroso e attuale. La determinata Gené (Clara Segura), che vuol difendere l'uomo e consentirgli di scegliere cosa fare della sua vita; l'avvocato che la stessa Gené procura a Ramón, la bella e fragilissima Julia (Belén Rueda); e la triste, nevrotica Rosa (Lola Dueñas, sovranamente almodovariana, e infatti parte del cast di Volver e di Hable con ella), che lo aiuterà in effetti nella sua scelta.
Mare dentro di Alejandro Amenábar non parla soltanto di un tuffo mal calcolato e di un'esistenza condannata da allora: la risacca non è solo quello che ha tradito Ramón, ma tutto ciò che la vita si porta via, o si riporta. È una rinuncia che sa di rapina, un sentirsi estirpare di qualcosa, della propria dignità, della libertà. Non mi convince l'idea dell'eutanasia in sé, ma senz'altro non so fare a meno della libertà di decidere di sé stessi, presupposto indispensabile per la vita e anche per la poesia, quella che galleggiava sopita in quel mare che ognuno di noi porta dentro.e a cui Ramón Sampedro dà voce.

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