Mare dentro, un tuffo poetico in bilico tra vita e morte

Creato il 01 settembre 2014 da Nicola933
di Michele Giacci - 1 settembre 2014

Di Michele Giacci. Ramon Sampedro da quasi 30 anni è costretto a letto. La sua unica finestra sul mondo si affaccia sul mare dove ha subito l’incidente che ha interrotto la sua giovinezza. Da allora, il suo unico desiderio è quello di porre fine alla sua vita con dignità. Ma l’arrivo di due donne, Julia, un avvocato che vuole sostenere il suo caso, e Rosa, una donna che cercherà di convincerlo che vale la pena vivere, stravolgeranno la routine di Ramon, il quale, imponendo la sua personalità su di loro le costringerà a mettere in discussione i principi che governano la loro vita.

Invecchiato, costretto a letto e incapace di muoversi se non con i muscoli facciali, Javier Bardem cattura la speranza e la disperazione di un uomo convinto che la vita non ha più nulla da dire per lui. Un audace prestazione umana che riesce nell’intento di far simpatizzare il pubblico con il suo desiderio di morire. Eppure, ci si rende conto anche di quanto sia preziosa la vita di quest’uomo arguto e di coloro che lo circondano: Rosa (Lola Dueñas), una mamma che si prende una cotta per lui e la glaciale Julia (Belén Rueda), l’avvocato con le sue ragioni che partono dal successo del caso fino agli sconvolgimenti del cuore.

”Quando uno non può scappare e dipende costantemente dagli altri… impara… impara a piangere ridendo.”

Le parole di Ramon pronunciate come un grido d’aiuto, nello stesso letto, nella stessa stanza per 26 anni si riflettono sulle onde del mare. Paralizzato dal collo in giù con la sola musica, la radio, la televisione e la vista dalla finestra a riempire le interminabili ore della sua vita. Controlla un computer, e scrive con una penna che tiene stretta tra i denti. La sua famiglia lo ama, e accoglie con favore il denaro che ricevono dal governo per il suo sostegno. Ma Ramon chiede una sola cosa: il diritto di morire.

Mare dentro nasce dalla storia vera di un tetraplegico della Galizia, in Spagna, che nel 1998 riuscì a morire, dopo aver pianificato la sua morte in un modo così ingegnoso che, anche se sono stati rivelati tutti i dettagli, nessuno poteva essere accusato di crimine.

Anche se il protagonista del film è fermo e incapace di muoversi, Alejandro Amenábar trova un modo meravigliosamente fluido ed espressivo per raccontare la sua storia. Nasce la poesia dalle parole di Bardem/Ramon che con una commovente prestazione dell’anima fa del suo carattere una fonte di simpatia e vitalità, contrappunto efficace al suo desiderio di porre fine alla propria esistenza. Proprio come il poeta Sampedro è stato un portavoce di articoli per la sua causa, troviamo nell’attore che lo interpreta un vaso altrettanto efficace per il messaggio del film.

In definitiva, questo non è un film sulla morte, ma sulla vita. Torturato dalla mancanza di libertà che un tempo godeva, Ramon Sampedro è tormentato da visioni del suo passato. E’ qui che il regista Alejandro Amenábar eccelle. La macchina da presa piomba fuori dalla camera da letto di Sampedro oltre le colline, la spiaggia fino all’immancabile mare. Questo racconto toccante ci ricorda in silenzio quanto siamo fortunati ad essere in grado di scegliere la vita.

Mare dentro lo ricordiamo come una delle opere più importanti della 61ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia dove si aggiudicò il Leone d’argento e la Coppa Volpi alla miglior interpretazione maschile oltre che un Oscar e un Golden Globe. Ironia della sorte, raccontando la storia di un uomo che desidera morire, illumina il valore della vita stessa.


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