Ed egli separò le margherite buone da quelle cattive, e vide che era una tisana sana e giusta [Erborista 1, 3]
Mia nonna mi ha detto che c’è una differenza tra una margherita buona e una bastarda. Io che pensavo che tutte le margherite, in fondo, fossero uguali. Un cerchietto giallino e petali che stanno intorno. Una cosa da nulla; in fondo sono fiori comuni e neanche ci sarebbe tanto da riflettere.
Eppure le margherite hanno qualcosa da condividere con l’umanità, non so perché, ma penso me l’abbia suggerito mia nonna. Osserva bene, mi ha detto, Ma il colore? Le ho risposto, No no, guarda bene la forma, conta i petali, guarda la forma dei petali. Le margherite buone sono lucide, le altre sono poco più opache. Niente di che, ma è un po’ come se guardi una persona.
Improvvisamente ho pensato prati enormi di margherite o , se preferite, immensi grattacieli e palazzi pieni di margherite. La rivoluzione delle margherite. L’ennesima, mi potrete dire: e i garofani, e i tulipani, e le orchidee. La floricoltura un po’ fa pensare a come crescono gli umani. In serra.
Poi ci sono le margherite buone e quelle bastarde, gli umani buoni e quelli bastardi. Sempre margherite sono.