Adesso noi europei, e italiani/spagnoli/portoghesi/greci soprattutto, siam sempre lì a vedere come va lo spread dei nostri titoli di stato nei confronti dei titoli tedeschi, a misurare il debito pubblico in rapporto al pil. L'Italia ha persino messo il "pareggio di bilancio" come dettato costituzionale, perché poi spesso accade questo, che proprio l'ex-peccatore diventa il più intransigente nei confronti del peccato. Si tratta comunque di una crisi che è un'onda lunga del crack finanziario, partito dagli Stati Uniti e pilotato dai tanti drittoni della city londinese, causato dai noti sub-prime, derivati, e via parolacciando parole vuote, che parlano del nulla ma ci svuotano le tasche e quel che è peggio non procurano lavoro a nessuno, anzi se possono lo tolgono...
E' questo il tema del film, incentrato su una società di trading di Manhattan. Fatto bene, essenziale e chiaro persino ad un infedele del capitalismo come me. Veramente bravo il regista J.C. Chandor, giovanissimo e al suo primo lungometraggio, che se lo è anche scritto e ha coinvolto attori del calibro di Kevin Spacey, Jeremy Irons ed altri (sì, sì... c'è anche l'iperbotulinizzata Demi Moore, statuaria nel senso della statua). Bello da meritarsi il Partenone non fosse altro per il coraggio di portare anche dei messaggi diretti di critica netta e dura. Non è poco e vediamo come.
Senza entrare nei dettagli: nella società di trading si viene a scoprire che i prodotti finanziari su cui hanno puntato e che la società ancora detiene grandemente hanno una pericolosa "volatilità". Cioè? Non valgono un beato C e portano il debito a livelli superiori alla capitalizzazione della società stessa, cifre astronomiche. Dopo una notte di riunioni e manovre sopra e sotto banco bisogna decidere il da farsi. Le alternative sono 2: tenere i titoli piazzandoli piano piano nel mercato con la speranza che si risollevino e quindi gravando sul capitale della società e sui redditi di soci e dipendenti, oppure piazzarli con una manovra velocissima portata avanti da tutti i trader coi loro rispettivi clienti, piccoli e medi risparmiatori ai quali rifilare la monnezza cercando di portare a casa quanta più liquidità possibile e poi chiudere la società. Cosa faranno? Lo sappiamo, la storia ce lo ha insegnato che certa gente casca sempre in piedi.
Ho omesso i dettagli, non li ricordo poi benissimo con tutti quei nomi tecnici e inglesi, ma il bello è che si capiscono nella loro essenza e senza lauree in economia. Si capiscono! E' già tanto questo, ma poi si capiscono bene altre cose: cos'è in realtà questo mondo della finanza, che tipo di personaggi ci sono a gestirlo, che tipo di illusioni vende e su chi queste illusioni hanno presa.
Il "Mondo della finanza" vive staccato, completamente disaccoppiato dalle vere produzioni di beni e servizi e quindi valuta e misura la realtà delle persone in termini di costi e ricavi che, attenzione, non sono legati a ciò che producono, ma al valore che le azioni-obbligazioni-titoli in generale possono avere in termini di pura presa emotiva sugli acquirenti. Una fotografia piuttosto algida, innaturale, sottolinea bene questo, non si parla di un modo umano e normale di vivere e pure i lussi di cui si dispone si svuotano di ogni loro possibile piacere.
Questi "Personaggi", tutti uguali, orrendamente omologati, non fanno niente, bisogna metterselo in testa una volta per tutte. Maneggiano denaro che è più presente come valore nominale che in reale liquidità disponibile e poi possono appunto ritrovarsi di punto in bianco con un pugno di mosche, ché quel nominale sale e scende repentinamente se si fanno azzardi, perché prima o poi il nominale deve essere confrontato con la realtà e se, faccio un esempio a caso, i mutui risultano in massima parte insoluti che fai? Li rifili a qualcun altro prima che venga a saperlo come invece tu hai saputo prima. Peccato che il danno non si limita a questo, perché proseguendo l'esempio accade che i valori degli immobili decresce dato che molti sono disponibili sul mercato, quindi le azioni in imprese immobiliari scendono, ecc... ecc...
Sono Personaggi che vengono ben ritratti con poche stoccate, come all'inizio ad esempio, quando di fronte ad una mattinata di licenziamenti in tronco il direttore della sezione si mette a piangere, ma per il proprio cane che è malato di tumore e lui da tempo lo fa curare con spese di 1000 dollari al giorno, e piange copiosamente. E' gente malata, non conosce il valore dei soldi come qualcosa che va guadagnato con fatica e più non sanno fare nulla di concreto più sono agevolati a pensare nel modo perverso che quel tipo di lavoro richiede. Esemplare la scena in cui un licenziato si mostra orgoglioso, ingegnere che una volta operava come tale prima di finire lì, di un ponte che ha costruito in passato.
Bravissimo J.C. Chandor, la da noi famosa Casalinga di Voghera gli spedirà in premio una bella sciarpetta di lana fatta con le sue mani operose. E' quella che non capisce perché, pur conducendo la stessa vita di sempre col marito, a volte i soldi ci sono altre spariscono. Dove sono finiti se li ho semplicemente messi in banca? E' successo che la banca ha provato a fare profitti con titoli a rischio, poi si sono rivelati un fiasco, lo stato s'è indebitato per coprire il casino delle banche non potendo come una volta stampare autonomamente cartamoneta. Risultato: le banche hanno ancora le casse piene, e alla vogherese gli riducono la pensione, i servizi pubblici e l'ammazzano di tasse, per non dire del resto...
Fin qua tutto ovvio, ma l'apogeo il regista lo tocca quando fa spiegare, con parole diverse a due personaggi diversi, una sostanza che solo chi non vuol cogliere non coglie. Si tratta di dare il giusto valore al grande imbroglio che rifileranno ai loro investitori. Sostanzialmente il concetto che loro esprimono è questo: "è vero, noi gli rifiliamo un bidone, dicendogli che svendiamo titoli che potrebbero avere un grande rendimento pur sapendo che è spazzatura, va bene... Ma loro perché se li comprano?". Venendo a esempi a noi vicini, è vero che le banche oneste non vendevano i titoli argentini che poi si rivelarono carta igienica, ma è anche vero che oltre il 10% d'interessi facevano gola a molti che caddero nell'imbroglio di quelle disoneste. Ecco la "Illusione", quella di guadagnare senza fatica, semplicemente facendo fruttare il denaro, e ci cascano in molti! E' un'illusione che non c'è solo in borsa, quella che dà sempre una "speranza" al povero, o diciamo al non-ricco, di diventare ricco, magari con un biglietto della lotteria, la scommessa del secolo, il quiz televisivo, il matrimonio con un principe. Quella finestra aperta che incanta, che al posto di farci incazzare per le assurde diseguaglianze sociali e quindi portarci, non dico a lottare, ma almeno a boicottare questi luridi personaggi non foraggiandoli coi soldi sudati, ci rende eternamente speranzosi di diventare come loro. Non si mira a ridurre l'ingiustizia, ma ad entrare a far parte dei privilegiati.
Il giovane trader che scopre il disastro è un ingegnere che potrebbe costruire razzi, ma è lì perché si guadagna di più. Leggi: l'illusione distrae cervelli da mansioni ben più nobili. E' basito per tutto quanto viene a scoprire frequentando una sola notte l'alta dirigenza della società, ma dopo il "crollo pilotato" farà anche carriera e non rifiuterà il lauto reddito che lo attende, con macchine lussuose, ristoranti e mignotte d'elite.
Cosa faremmo al suo posto? Affideremmo i nostri soldi a un personaggio del genere?
Consigliatissimo, e ognuno ci mediti sopra come preferisce.
Visione da accoppiare, senza temere sovrapposizioni, all'ottimo "Wall Street 2" (2010, Oliver Stone).
Robydick