Maria Cristina Carlini, Fare secondo natura, mostra al Castello Reale di Govone – Crateri colorati, 2013, grès, smalto, oro, ossido di ferro, varie dimensioni, diametro cm 20 cad
Maria Cristina Carlini. Fare secondo natura. La mostra – curata da Martina Corgnati, inaugura al Castello Reale di Govone, Roero (Cuneo – vedi MAPPA) domenica 8 settembre 2013, alle ore 18.30. L’esposizione di Maria Cristina Carlini mette in luce lo stretto legame estetico dell’artista con la natura e con i suoi elementi: vere e inesauribili fonti ispirazione. Le sculture esposte al Castello Reale di Govone – magnifica residenza sabauda piemontese nel Roero, annoverata fra i beni dell’umanità dichiarati dall’Unesco (vedi LINK) - esprimono tutta la poetica di Maria Cristina Carlini attraverso forme che rimandano alla materia primordiale al suo evolversi e trasformarsi in creazioni artistiche. >
Grès, acciaio corten, resina, legno di recupero, lamiera, ferro sono i materiali che Maria Cristina Carlini predilige e che prendono forma in sculture monumentali ed in opere di medie e piccole dimensioni.
Maria Cristina Carlini, Vento, 2013, inedito, legno di recupero, acciaio corten, cm 430x300x100
-
Nel parco spiccano, tra gli altri, i due imponenti inediti: Vento, un vertiginoso ventaglio alto quattro metri e mezzo, e Samurai (cm 350x500x300), entrambi realizzati prevalentemente con legno di recupero e acciaio corten, istituiscono un nesso imprescindibile con il mondo naturale, così come Legni e Cerchi entrambi del 2012. La loro solennità e robustezza coesistono con l’equilibrio, con la curata armonia delle forme e creano un intimo dialogo con l’ambiente circostante. Un messaggio diverso è quello di Chernobyl un’installazione di alberi stilizzati in ferro, alta oltre tre metri, che denuncia i danni inflitti dall’uomo alla natura, ricordando allo stesso tempo l’importanza dei valori ambientali.
Nelle sale interne incontriamo diverse sculture in grès, materia che l’artista predilige e con la quale dà forma a gran parte delle sue opere. Un lavoro paziente, quello di Maria Cristina Carlini, dove la materia si lega ai rituali de all’acqua, alla terra e al fuoco e rimanda al “pensiero”, all’elaborazione di idee che evolvono per poi concretizzarsi in opere d’arte.
I Crateri (dai 15 ai 35 cm di diametro) realizzati in grès e lava con smalti colorati, evocano ricordi ancestrali e formano un punto di contatto tra il passato, il presente e il futuro.
Di forte impatto sono anche Verso l’Infinito, un’enigmatica scala avvolta fra morbide curve in acciaio corten di cui è ignoto il punto di arrivo; Stracci, frammenti di tessuto in gres con cuciture in ferro, appesi a strutture che poggiano su un tappeto di terra scura e Note, prismi in lamiera sospesi nel vuoto, che rimandano alla lettura di un pentagramma invisibile.
Accompagna l’expo di Maria Cristina Carlini un libro edito da Skira a cura e con testo critico di Martina Corgnati.
Maria Cristina Carlini, Stracci, 2006, grès con cuciture in ferro, terra e ferro, cm 180x230x170 © Adriana Ferrari
-
Brano tratto dal testo di Martina Corgnati “Fare secondo natura”:
[…] la terra non la si può “trovare” se non allo stato primario di fango o di sacco, ma si può certo sottoporre, per così dire, ad una morte della forma da cui “rinascono” oggi, fra le altre cose, quei Crateri che per il momento sembrano offrire a Maria Cristina Carlini la sintesi “giusta” fra elementarità del fare e ricchezza dell’elaborazione, fra tema formale e variazioni realizzative, fra volume e superficie.
“Abitando un vasaio accanto a me, del mestier mi svelò il segreto antico: per far vasi ei prendea teschi di re, e, per far l’anse, stinchi di mendìco”
suggerisce Omar Khayyam.
Maria Cristina Carlini, Note, 1999, lamiera, tecnica mista, h cm 225 © Adriana Ferrari
Maria Cristina Carlini sembra essersi ricordata delle sue quartine quando ha modellato il cratere in modo così semplice, quando ha individuato un volume così sferico e pieno che ricorda certi contenitori d’anime dell’Africa centro-occidentale; un cratere che sempre mostra, nelle incertezze, imperfezioni e differenze di modellazione che lo distinguono dagli altri, la sua origine pre-tecnica, o meglio, mostra le mani che l’hanno fatto, il loro tocco ed i loro polpastrelli, il loro tempo e la loro dedizione.
Vuoti come i teschi dei re, i crateri di Maria Cristina Carlini sono sempre profondamente individuali ed individui, non sono e non potrebbero mai essere fatti in serie, assomigliarsi: li distingue un sempre diverso trattamento della superficie, la voglia di sperimentare su di essa patine e colori, l’effetto degli ossidi e l’effetto dell’oro e dimensioni che sempre cambiano, anche se di poco. Così, accartocciati come melagrane disseccate, o invece turgidi, preziosi oppure poveri, i crateri compongono una specie di grande famiglia, una collezione inesauribile di varianti quasi musicali, amorevoli verso la dimensione antica e riarsa della terra intesa come base della vita, dell’essere e della stessa civiltà umana.
E quest’anfora, un dì, visse e gentile creatura, d’amore mosse in traccia; e quest’anse contorte furon braccia e a più d’un collo fecero monile.
C’è poi, si diceva, l’altro utilizzo della ceramica intesa come “fucina del pensiero”, spazio sperimentale e concretamente progettuale, che Maria Cristina Carlini ha approfondito moltissimo negli ultimi vent’anni, sospingendosi sempre più spesso alla ricerca di altre risorse materiali, altre tecniche ed altre alleanze che le consentissero di elaborare l’opera finita: perché, infatti, è emersa in lei con determinazione sempre maggiore e con l’invadenza, ingombrante, di una vera vocazione, la propensione al monumento, alla scala ambientale e sono apparsi sul suo orizzonte immaginativo altri “soggetti” a cui associare sempre più spesso la sua fantasia ed i suoi desideri. Intendo dire la “porta” e l’albero, la vita e la forma vegetale.
[…]
Ci sono naturalmente diverse eccezioni a questa regola: fra le più notevoli, voglio richiamare almeno Musica (2013), una sperimentazione polimaterica sul rilievo basata sull’alternanza di materiali diversi per colore, consistenza, reattività alla luce e, per così dire, “temperatura” che richiamano proprio l’alternanza ritmica di suono e pausa, oppure di differenti timbri sonori in un’orchestrazione. La dimensione ritmica e musicale era peraltro già presente nell’aggraziato Note (1999), un insieme di figure geometriche sospese nel vuoto, sorta di sorridente violazione alle leggi della gravità e della scultura e, insieme, evocazione del gioco delle note musicali, armoniosamente distribuite nello spazio del pentagramma.
Stracci, infine (2006), è un altro importante lavoro polimaterico che concettualmente occupa una nicchia intermedia fra oggetto e monumento: qui, nell’opera che in assoluto presenta più rimandi all’antiform americano, che si accosta ad esperienze di new ceramics e che sembra volutamente rievocare l’ombra della grande Eva Hesse, pur restando pienamente originale, Carlini ha usato la ceramica per ricavarne dei “fogli” larghi e molli, piegati intorno a un supporto dal loro stesso peso e dalla loro stessa consistenza, che li deforma senza però arrivare a spezzarli. Si tratta dunque di un “quasi niente”, dello scultore che minimizza la propria presenza per lasciar fare alla materia in sé, registrando solo il suo comportamento naturale di fronte alle leggi di gravità, sospingendola fino all’estremo limite della resistenza statica, perché la “reazione” spontanea del materiale diventi, essa stessa, “scultura”.
Nei monumenti “propriamente detti”, invece, il lavoro dell’artista emerge con forza, è pienamente visibile: peraltro, la scultura monumentale è congeniale a Maria Cristina Carlini, la soddisfa, le consente di confrontarsi con lo spazio vero, della vita, fuori dai recinti protettivi degli ambienti destinati all’arte e alle mostre.
[…]
La scultura si fa quindi segnale, antenna sensibile al passaggio dello sguardo nel tempo; per meglio dire al passaggio di uno sguardo che non resta mai lo stesso.
Dunque, si capisce meglio come, dopo essersi allenata su un intero ciclo di grandi porte, o soglie, alcune delle quali alte anche quattro metri, l’artista abbia scoperto un’altra dimensione possibile, un altro riferimento che le consentiva di non perdere di vista la valenza monumentale e complessa per il proprio intervento ma, al tempo stesso, di non rinunciare neppure a quella trasparenza, a quella permeabilità, per così dire, all’aria, all’atmosfera e al passaggio dello sguardo che, dal 2000 in poi, caratterizza ormai la sua poetica: e il riferimento è quello all’albero, al bosco.
Certo, dalla terra al legno il passo è relativamente breve: dopo la ceramica il legno è senz’altro il materiale naturale più antico e significativo per la civiltà umana e, al tempo stesso, il più “primitivo”. Non a caso è al legno che ricorrono molti artisti delle avanguardie storiche, penso specialmente a Brancusi, nel momento in cui cercano una strada che li conduca fuori dai bassifondi di un classicismo ormai esausto; e non sorprende che Maria Cristina Carlini, così sensibile alla lezione del migliore Novecento, abbia dedicato la sua attenzione e la sua sapienza tecnica a questo materiale, non nuovo però ma sempre di recupero, segnato e patinato dal tempo, che associa volentieri al ferro, alle resine e all’acciaio.
[…]
Maria Cristina Carlini, Fantasmi del lago, 2002, tecnica mista su lamiera, cm 280×200
Sono nati così Fantasmi del lago, Legni, Chernobyl, Colonna vertebrale, Cerchi e, da ultimo, l’imponente Vento, che interpretano tutti l’idea dell’albero, o del bosco, senza mai limitarsi a un’imitazione e senza mai ripetere due volte lo stesso percorso. Se, infatti, nel primo caso, che è tale anche cronologicamente, il modulo romboidale ripetuto dà luogo a risonanze quasi musicali, a echi della Colonna infinita che vibrano graziosi sullo specchio d’acqua previsto dall’artista ai loro piedi, Chernobyl richiama invece piuttosto un allestimento, una vera e propria scenografia di tronchi e rami sonori, animati dal vento, trasparente metafora di una natura offesa e degradata ma anche di una cultura che vuole farsi spazio, appunto ambiente. Negli esiti di questo “virtuosismo installativo”, Maria Cristina Carlini si apparenta a uno scultore come Alik Cavaliere che, negli anni Ottanta e Novanta ha guardato con entusiasmo, creatività e persino nostalgia al mondo vegetale, servendosi entusiasticamente di tutte e tecniche, le idee, le suggestioni e gli appetiti che gli venivano in mente per mettere in scena non “opere” chiuse ma piuttosto mondi, teatri, labirinti squisiti in cui perdersi con gli occhi e il pensiero.
Un eclettismo fantasioso e programmatico che, almeno in parte, Maria Cristina Carlini condivide, tanto nella scelta trasgressiva dei materiali quanto nella sistematica sostituzione del pieno col vuoto, del volume con l’intervallo, del peso con la leggerezza. Ma per lei si tratta soltanto di una via: se, infatti, Cavaliere si perdeva volentieri nel dettaglio e in una tendenza all’aggregazione, all’addizione che escludeva qualunque compendio, per Carlini invece quello con la sintesi resta di tanto in tanto un appuntamento indispensabile, il momento della concentrazione e, perché no ?, della sfida.
Non a caso , il più coraggioso ed impegnativo di questi monumenti al regno vegetale è indubbiamente l’ultimo, Vento, un vertiginoso “ventaglio” alto quattro metri e mezzo e costituito da pesantissime assi di recupero trattenute obliquamente da un telaio di acciaio corten. In questa grande opera, agisce un gioco di significanti interni in aperto contrasto l’uno all’altro: la fermezza diventa flessibilità, l’imponenza gentilezza, il volume superficie, la verticalità gioco di forze in equilibrio; tutto senza perdere la memoria della propria origine, della natura dei materiali e delle forme di partenza.
Di fronte a questo, che mi azzardo a chiamare capolavoro, non ha più senso parlare di astratto, figurativo, di riferimenti e di intenzioni: l’opera sintetizza potentemente tutti gli aspetti, le idee e l’ispirazione che l’hanno determinata, ed è il risultato dell’incontro con le leggi della statica e della resistenza (da sempre leggi e determinazioni della scultura) che l’artista ha incontrato e felicemente risolto qui in una sintesi del tutto nuova e personale che, proprio per questo, presenta anche una sicura, indiscutibile bellezza. […]
Martina Corgnati
Maria Cristina Carlini, Cernobyl, 2012, n.18 elementi in ferro, cm 400x100x50
-
MARIA CRISTINA CARLINI
Biografia
Maria Cristina Carlini inizia a lavorare la ceramica nei primi anni Settanta a Palo Alto in California, per poi esprimersi con l’utilizzo di diversi materiali quali il grès, il ferro, l’acciaio corten, il legno e la resina per creare bozzetti e sculture anche monumentali.
Il percorso artistico di Maria Cristina Carlini comprende mostre personali e collettive in numerose sedi pubbliche e private internazionali.
In Italia fra le mostre più recenti si ricordano: il complesso monumentale di Palazzo Reale di Torino (2005) e il Museo Nazionale di Villa Pisani a Strà – Venezia (2005), l’Archivio di Stato di Roma (2006), la Biblioteca Nazionale di Cosenza (2008), l’Archivio di Stato di Milano (2008), la Biennale Internazionale di Scultura al Castello di Racconigi (2010), Archivio della Scuola Romana (2011-2012). Nel 2012 espone nella sede della Provincia di Varese, con sculture monumentali nel parco e in seguito a Milano alla Fondazione Mudima e alla Fondazione Stelline con una importante personale e poi all’Università Bocconi.
Diversi gli eventi all’estero da segnalare.
Nel 2009 Parigi e successivamente Madrid ospitano nelle vie dei loro centri storici le sculture monumentali di Maria Cristina Carlini. Nel 2008 una sua opera monumentale viene collocata in permanenza davanti all’Ambasciata Italiana a Pechino. Nella Città Proibita, l’artista inaugura una mostra personale e partecipa alla IV Biennale Internazionale d’Arte, al NAMOC. A Shanghai sono presentate due sue opere monumentali in concomitanza con la World Expo 2010. Espone a Jinan alla Shandong University of Art and Design e a Tianjin inaugura una scultura monumentale.
Sempre nel corso del 2010 espone a Denver nei campus universitari di Auraria e del Rocky Mountain College of Art+Design e in Francia sul lungomare di Cap D’Agde.
A Miami nel 2011 una tra le sue maggiori opere monumentali, inaugura il nuovo Parco della Scultura della Chiesa del Corpus Christi e una sua grande scultura viene collocata davanti all’ingresso del Dade College. Nel 2012 è presente a Parigi, all’Artcurial in occasione della fiera “AD Interiors 2012”.
Nel 2013 partecipa a Hong Kong a LinkArt Fair ed espone al Consolato Generale di Italia a Hong Kong in concomitanza con la prima edizione di Art Basel nella città.
Hanno scritto di lei importanti critici quali: Luciano Caramel, Claudio Cerritelli, Gillo Dorfles, Carlo Franza, Flaminio Gualdoni, Yakouba Konaté, Elena Pontiggia.
Diverse le sue sculture monumentali in permanenza in Italia, Cina e Stati Uniti.
Maria Cristina Carlini, Legni, 2012, legno, base – ferro, n. 5 moduli di cm 300x150x100 cad
-
Le tappe artistiche di Maria Cristina Carlini:
1970
- Maria Cristina Carlini inizia a lavorare la ceramica in gres a Palo Alto in California, dove segue un corso di ceramica artistica
1975
- Maria Cristina Carlini si trasferisce a Bruxelles dove continua lavorare il gres e insegna il lavoro al tornio
1983
- Rocca di Angera (Varese), personale
1984
- San Francisco, Maria Cristina Carlini segue corsi di perfezionamento al Californian College of Arts and Crafts
- Oakland, mostra personale
1986
- Bruxelles, Galerie Le Rencontre
1989
- Museo di Reggio Emilia, collettiva
1990
- Civica Raccolta di Cerro, Laveno (Varese), personale, con testo di Elena Pontiggia
1992
- Parigi, Grand Palais, presentata da Elena Pontiggia, partecipa alla collettiva Découvertes ’92
1998
- Milano, Galleria Romeo Sozzi
- In questi anni Maria Cristina Carlini si concentra sulla ricerca artistica che l’avvicina al legno, al ferro, alla resina e all’acciaio corten e a creare sculture di grandi dimensioni
2003
- Milano, Galleria Borgogna, personale, catalogo Skira, testo di Luciano Caramel
2004
- Roma, Sant’Ivo alla Sapienza, personale curata da Carlo Franza
- Torino, Museo delle Antichità, collettiva Nutrirsi con l’arte
2005
- Torino, complesso Monumentale di Palazzo Reale, personale, curata da Carlo Franza
- Pesaro, Musei Civici, inaugura una scultura in grés che entra a far parte della collezione permanente
- Strà (Venezia), Museo Nazionale di Villa Pisani, personale a cura di Carlo Franza, catalogo Skira
2006
- Roma Eur, Archivio Centrale dello Stato, personale Terre, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a cura di Carlo Franza
2007
- Spoleto, Galleria Civica d’Arte Moderna, collettiva Stemperando
2008
- Praga, Teatro Nazionale, scenografia per un’opera teatrale
- Praga, Istituto Italiano di Cultura, antologica curata da Carlo Franza
- Milano, Palazzo del Senato dell’Archivio di Stato, personale a cura di Gillo Dorfles
2009
- Parigi, Mairie del V arrondissement, Place du Panthéon, Place de la Sorbonne, Rue Soufflot e Boulevard Saint Michel, esposizione di sculture monumentali, Sculptures dans la ville a cura di Luciano Caramel
- Madrid, sculture monumentali ospitate in Calle Mayor, Paseo de la Castellana, Calle de Juan Bravo, Plaza Alfredo Mahou. La rassegna è curata da Gillo Dorfles
- Madrid, Istituto Italiano di Cultura mostra personale a cura di Gillo Dorfles
- Venezia, Collezione Guggenheim, presentazione volume Maria Cristina Carlini – a cura di Yakouba Konaté
- Loreto, Cantine del Bramante, personale curata da Carlo Franza; Giardini di Porta Marina, inaugura Pellegrini in permanenza
2010
- Reggio Calabria, Castello Aragonese, personale; Lungomare Falcomatà scultura Monumento al Mediterraneo in permanenza
- Pechino, Ambasciata Italiana per le celebrazioni del 40° Anniversario delle Relazioni Diplomatiche tra Italia e Cina, l’opera monumentale Viandanti viene collocata in permanenza
- Pechino, Città Proibita, personale Colloquio tra giganti
- Denver, campus universitari: Auraria e Rocky Mountain College of Art+Design, due opere restano in permanenza
- Castello di Racconigi, Parco (Cuneo), Biennale Scultura Internazionale a Racconigi, 2010, collettiva curata da Luciano Caramel
- Pechino, IV Biennale Internazionale d’Arte, al NAMOC, National Art Museum of China, Maria Cristina Carlini espone Danzatrici che entra a far parte della collezione permanente
- Shanghai, Piazza del Popolo, due sculture monumentali, in concomitanza con World Expo 2010
- Miami, Sculpt Miami Fair, evento collaterale di Art Basel Miami Beach, espone opere monumentali nella città
- Jinan, Shandong University of Art and Design, personale, l’opera Legami III resta in permanenza
- Tianjin (gemellata con la Lombardia) inaugura una sua scultura monumentale
2011
- Milano, AAM – arte accessibile Milano, sede Gruppo 24ORE, ospite d’onore della III edizione
- Milano, Merci Beaucoup! progetto di Superstudio Più per il Fuori Salone 2011
- Miami, Chiesa del Corpus Christi, una sua opera monumentale inaugura il nuovo Parco della Scultura e resta in permanenza
- Roma, Archivio della Scuola Romana, collettiva Lo scultore, la terra. Artisti e ricerche 1920-2011 curata da Flaminio Gualdoni e Netta Vespignani
2012
- Milano, AAM – arte accessibile Milano, sede Gruppo 24ORE, partecipa alla IV edizione
- Varese, Villa Recalcati sede della Provincia, personale in occasione della rassegna Scultori a Villa Recalcati a cura di Flaminio Gualdoni
- Parigi, all’Artcurial – fiera “AD Interiors 2012”
- Milano, Fondazione Mudima e Fondazione Stelline nel Chiostro della Magnolia, personale a cura di Flaminio Gualdoni
Maria Cristina Carlini, Samurai, 2013, inedito, legno di recupero, acciaio corten, cm 350x500x300
2013
- Milano, Università Bocconi, personale di Maria Cristina Carlini
- Hong Kong, Link-artfair Hong Kong, partecipa alla mostra internazionale di arte contemporanea, in concomitanza ad Art Basel – Hong Kong. Realizza una mostra personale presso il Consolato italiano di Hong Kong.
Sculture monumentali in permanenza
Maria Cristina Carlini è presente con le sue opere in tre continenti: Europa, America e Asia.
Ÿ 2005 – Pesaro, Musei Civici
Ÿ 2006 – Roma, Archivio Centrale dello Stato, Fortezza
Ÿ 2007 – Milano, Corte dei Conti, La Porta della Giustizia
Ÿ 2008 - Rho, nuova Fiera di Milano, La Città che sale
Ÿ 2008 – Cosenza, Piazza dei Valdesi, La Vittoria di Samotracia
Ÿ 2009 – Loreto, Giardini di Porta Marina, Pellegrini
Ÿ 2010 – Reggio Calabria, Lungomare Italo Falcomatà, Monumento al Mediterraneo
Ÿ 2010 – Pechino, Ambasciata Italiana in Cina, Viandanti
Ÿ 2010 – Pechino, NAMOC – National Art Museum of China, Danzatrici
Ÿ 2010 – Shanghai, Sculpture Park, Legami II
Ÿ 2010 – Jinan, Shandong University of Art and Design, Legami III
Ÿ 2010 – Tianjin, Istituto Italiano di Cultura, Letteratura II
Ÿ 2010 – Denver, Auraria Campus, Madre
Ÿ 2010 – Denver, Rocky Mountain College of Art+Design, Out & Inside
Ÿ 2010 – Miami, Dade College, La Vittoria di Samotracia e Mistero
Ÿ 2011 – Rongcheng – Shandong -, Fortezza II
Ÿ 2011 – Miami, Corpus Christi Catholic Church – Sculpture Park, Icaro
Diversi i premi conseguiti.
E’ nominata Guest Professor alla Shandong University of Art and Design di Jinan.
Hanno scritto di lei tra gli altri: Luciano Caramel, Claudio Cerritelli, Gillo Dorfles, Carlo Franza, Flaminio Gualdoni, Yakouba Konaté, Elena Pontiggia
-
Mostre arte contemporanea 2013 – Scultura:
Maria Cristina Carlini. Fare secondo natura
A cura di Martina Corgnati
Castel Govone, Roero (Cuneo)
9 settembre al 3 novembre 2013
Inaugurazione domenica 8 settembre ore 18.30
Orari mercoledì 10 – 12,30 / venerdì 15 – 18 / domenica 10 -12,30 e 15 – 18, su appuntamento per gruppi e in altri orari (tel. 347 0836646)
Ingresso 3 euro (mostra e castello)
Catalogo Skira
Info pubblico Ufficio turistico Comune di Govone 0173 58103
Come arrivare Autostrada A21 (Torino-Piacenza): uscita Asti est – statale 231 direzione Alba – uscita Govone
Autostrada A6 (Torino-Savona): uscita Marene – statale 231 direzione Alba-Asti e proseguire per Govone
Ufficio stampa mostra: Irma Bianchi Comunicazione - Tel. 02 8940 4694 r.a. – info@irmabianchi.it
-
MAE Milano Arte Expo -milanoartexpo@gmail.com- ringrazia l’ufficio stampa Irma Bianchi Comunicazione per le notizie e le fotografie delle opere relative alla mostra di Maria Cristina Carlini Fare secondo natura al Castello Reale di Govone, Roero, Cuneo.
-