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Maria Luigia duchessa regnante di Parma, Piacenza e Guastalla si curava con l’omeopatia

Creato il 09 maggio 2012 da Olikos

Maria Luigia duchessa regnante di Parma, Piacenza e Guastalla si curava con l’omeopatiaAl Museo Lombardi di Parma mostrata per la prima volta al pubblico la farmacia da viaggio di Maria Luigia. Si scopre che  l’imperatrice si serviva dell’omeopatia (anche prima che, nel 1839, Carlo Alberto Savoia consentisse per  regio decreto la vendita di questi medicinali), tanto che nell’affrontare un viaggio portava con se ben 24 provette contenenti rimedi omeopatici.

Esposta stabilmente nel Museo Glauco Lombardi di Parma, in una preziosa custodia offerta dall’Ordine dei farmacisti di Parma, la farmacia da viaggio della Duchessa. Si tratta di una serie di prodotti farmaceutici, rimedi omeopatici, medicinali vari e persino veleni, riposta e ordinata in uno splendido bauletto in legno di noce con elementi in ottone di fine manifattura francese dell’ottocento.

La duchessa, che sembra sofrisse di disturbi respiratori e gastrointestinali, emicrania e reumatismi, e di febbri ricorrenti,  si avvaleva frequentemente di medici e farmacisti, ed in particolare della farmacia di corte. Fra i bagagli da viaggio era sempre presente una farmacia portatile di fine manifattura francese, forse realizzata  dopo le nozze con Napoleone,  fra il 1810 e il 1814. Al suo interno,  cassetti, boccette di cristallo di Boemia con la corona imperiale (sostituita poi dallo stemma  ducale), vasetti in terracotta invetriata, cannule in vetro, garze e cerotti di produzione londinese, scatolette in cartone. In una custodia in marocchino nero con stemma di Maria Luigia sono conservati alcuni boccettini di rimedi omeopatici. Numerosi e vari i medicinali custoditi all’interno, alcuni rimasti integri: rimedi vegetali  come rabarbaro, rosa, cannella, camomilla, valeriana, pillole  purgative e contro il «verme solitario», la cantaridina, estratta da un coleottero, molto in voga  fra  ’700 e ’800 per le proprietà  afrodisiache e  antiflogistiche e per finire antidolorifici, oppiacei e assenzio, che venivano somministrati e dosati  dal medico. Fra  i laboratori di  produzione, nomi destinati a diventare famosi come Carlo Erba e Zambeletti, e anche farmacie storiche di Parma, come la Gibertini e la San Giovanni.


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