Per Maria, però, il marmo fu una scoperta folgorante, tanto da provocare grandi cambiamenti nella sua vita. In quel 1967, quando presentò per la prima volta i suoi marmi alla milanese Galleria del Naviglio, con presentazione del già citato Marchiori, la vita di Maria stava cominciando a dividersi fra Querceta, dove poteva lavorare nei mesi estivi, e Parigi, dove era arrivata dalla Polonia nel 1957, e dove viveva l’editore, scrittore e critico d’arte Gualtieri di San Lazzaro (1904-1974), italiano a Parigi, che aveva sposato nel 1958. AParigi, a fianco di uno dei più importanti editori d’arte della metà del secolo in Francia, intorno alla bellissima rivista «XXeme Siècle» e all’omonima galleria, aveva stretto amicizia con alcuni dei più grandi maestri del Novecento. Presso la famiglia si conservano ancora numerose e affettuose lettere di Mirò, di Estevè, e anche Henry Moore, dalla Gran Bretagna, non ha mancato di accordargli la sua stima e la sua amicizia. Persino Picasso, racconta San Lazzaro nel romanzo autobiografico Parigi era viva (Milano, Mondadori, 1966), aveva voluto conoscerla, dopo averne sentito tanto parlare dal pittore Eduard Pignon, che l’aveva aiutata ad uscire dalla Polonia per approdare a Parigi.
In quel 1966, però, Maria Papa scopre il marmo della Versilia e se ne innamora profondamente, tanto da decidere, all’inizio degli anni ’70, di lasciare San Lazzaro e di trascorrervi periodi sempre più prolungati, fino a trasferirsi definitivamente a Pietrasanta. Lavora con intensità, con quella «obstination» che il poeta André Verdet ha riconosciuto come un tratto peculiare del suo carattere, e che è diventata, come ha ben scritto Joëlle Rostkowski, una vera e propria «union-combat avec le marbre». Anche Sauro Lorenzoni, fedele collaboratore di Maria Papa, nonché ottimo scultore in proprio, mi raccontava di non aver mai visto una donna applicarsi con tanta dedizione al marmo, sul quale agiva di persona, dapprima facendo piccoli bozzetti direttamente in taglia diretta nel marmo, da cui poi traeva il gesso necessario alla traduzione in scala aumentata della scultura. Anche una volta raggiunto il risultato, però, capitava che non fosse contenta, che volesse rimettere mano alla scultura, modificarla, perfezionarla. È un aspetto importante del suo lavoro, che Gualtieri di San Lazzaro aveva già sintetizzato in maniera mirabile in un testo del 1972: «Diversamente dagli scultori che si contentano di affidare il loro bozzetto in gesso ai marmisti di cui controllano più o meno frettolosamente il lavoro, evitando di mettervi mano per tema di rovinarlo, la scultura di Maria Papa è opera personale. Se la scultrice non è insensibile alla considerazione che gli artisti le manifestano, fiera è soprattutto di vedersi stimata dagli operai sedotti dalla sua tenacia, dalla sua straordinaria energia, dalla sua totale dedizione al lavoro, questa meravigliosa invenzione dell’uomo, alla quale Dio stesso ha dovuto porre dei limiti.»
Sono nate così le sue sculture, debitrici di Brancusi, ma in cui ha saputo dare una impronta propria alla forma plastica, ricca di rimandi narrativi al mondo naturale che la smarcano dall’astrazione pura, sebbene questo
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Per la storia di Gualtieri di San Lazzaro vedi articolo di Luca Pietro Nicoletti – curatore del volume Parigi era viva – a questo LINK.
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La mostra proseguirà fino al 4 febbraio con i seguenti orari:
10.00-12.30 / 16.30-19.30 chiuso domenica e lunedì mattina.
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MARIA PAPA: La materia nell’anima
A cura di Flaminio Gualdoni
Dal 10 gennaio al 4 febbraio 2012
Inaugurazione: martedì 10 gennaio ore 18,30
Associazione Culturale Renzo Cortina, Via Mac Mahon 14/7, Milano
Tel: 0233607236 e-mail: artecortina@artecortina.it www.cortinaarte.it