Marilyn

Creato il 02 giugno 2012 da Dejavu

Per me, nessuna donna potrebbe mai interpretare la Monroe, se non la Monroe stessa. Ma Michelle Williams ci prova e se fisicamente ci riesce solo in parte, dal punto di vista emotivo l'interpretazione è indubbiamente da Oscar.

La Williams del resto l'ha mancata solo per un soffio la statuetta, scippatale dalla più griffata Meryl Streep all'ultima cerimonia di Los Angeles. Ma quella di Michelle è una vittoria morale. Lei è Marilyn in tutto, nella fragilità del cristallo, negli occhi sgranati della sorpresa infantile, nella dirompente bellezza della seduzione. 
Ma anche nella disperazione più cupa, quando le pillole o i dolori dell'anima la fanno destare nel cuore della notte con un viso sfatto, lo sguardo stanco e l'esasperazione di un cuore tormentato, che con le leggi di Hollywood è costretto a fare a cazzotti ad ogni ciak.

Intimo complice di questa altalena emotiva è Colin Clark, giovane assistente alla regia che si ritrova a lavorare con lei ai Pinewood Studios di Londra nell'estate del 1956, sul set de Il Principe e La Ballerina. Di quei giorni - la settimana passata con Marilyn - Colin scriverà poi un diario che diventerà un bestseller molti anni dopo e al quale il film si ispira.

Travolto dal mondo del cinema, disposto a fare di tutto pur di entrarvi fuggendo dall'aristocratica famiglia che vorrebbe segnargli la via con piani predestinati, Colin scappa a Londra e pressa agenti e produttori per ottenere uno spazio come piccola rotella nel gigantesco meccanismo dello spettacolo.

Ma se l'innocente e acerbo Colin trova nel cinema un rifugio da un mondo privo di fantasia e pieno di regole precostituite, Marilyn, che del cinema è l'icona più grande e potente, da esso si vuole invece allontanare, spinta com'è dalla ricerca di una stabilità e di una concretezza che la vita le ha sempre negato e che il cinema non le può certamente offrire.
Le loro strade s'incontrano, come un romantico crocevia di sentimenti e di bisogno d'amore. Colin e Marilyn diventano amanti. Nonostante tutto l'entourage sul set li voglia tenere separati, nonostante tutti cerchino di proteggere Colin da una donna che potrebbe solo usarlo e nonostante un marito ingombrante - Arthur Miller -, la prima stella si aggrappa a Colin con tutta se stessa, trascinandolo in un caleidoscopio fatto di adrenalina ed esasperazione. Amare Marilyn significa doverla prima spogliare delle sue vesti di scena, conoscerne le crisi, cercare di parare tutti gli urti che potrebbero scalfire la sua delicatezza. E difenderla sempre, anche quando è impresa impossibile tra ritardi sul lavoro, pianti, amnesie da copioni.







(La mia settimana con) Marilyn è il ritratto inedito ma schietto di una Norma Jeane Baker all'apice della carriera, ma nel contempo sul baratro di un'esistenza insostenibile, nella quale Colin sembra aver aperto una finestra d'aria pura.
Kenneth Branagh è un detestabile Laurence Olivier, regista e attore del film al quale Colin e Marilyn stanno lavorando, completamente indurito dallo spirito imprenditoriale di Hollywood.
Emma Watson un'insipida guardarobiera che capisce subito di non poterla spuntare sulla diva. 
Judi Dench è straordinaria nella parte della vecchia gloria dalla bravura consumata, donna comprensiva che ammorbidisce i toni con i consigli materni della saggezza.
Un film nel film, una parentesi privata nella vita sempre troppo pubblica (e sovraesposta) della Monroe. Una bellezza che dopo mezzo secolo non finisce mai di splendere. Proprio come una stella del firmamento.
Se vi capita, andate ad ammirarla. Da vicino.


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