Nella settimana in cui apprendiamo che Ezio Mauro lascia Renzubblica, e che al giornale arriverà Mario Calabresi (figlio del commissario Calabresi), voglio riproporre uno stralcio del post che ho dedicato - nell'ormai lontanissimo agosto 2007 - ad una trasmissione - a mio avviso oscena, condotta da Antonello Piroso su La7, ospite - per l'appunto, Mario Calabresi.
A Mario Calabresi non posso certo imputare la conduzione di quella trasmissione, ma l'ho ritenuto e lo ritengo responsabile di non aver ricordato a Piroso che prima di suo padre, il Commissario Calabresi, era morto tale Pinelli, e che quindi sarebbe stato il caso di esprimere dolore non solo per la morte del padre di Mario, ma anche alla moglie e ai figli dell'innocente Pinelli. Anche lui, aveva dei figli. Comunque si sia "suicidato", quel giorno, terzo giorno di fermo, non doveva essere in questura, ma o libero o in carcere imputato di qualcosa. Il fermo non poteva superare, per legge, le 48 ore.
A Mario Calabresi - al quale auguro di riuscire a fare di Renzubblica nuovamente Repubblica, chiedo però, con petulanza, di "scusarsi" di quella distrazione, anche se vecchia di oltre otto anni. I reati cadono in prescrizione, quasi tutti. I peccati no.
Tafanus
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(Dal "Tafanus" del 31 Agosto 2007)
Particolarmente lodevole l'iniziativa di ricordare con mezzo minuto di silenzio che non tutte le vittime sono uguali, nel senso che mandanti ed assassini, una volta scontata la pena, hanno il diritto di ritornare ad una vita piena e normale, mentre Calabresi padre non c'è più, e il dolore della moglie e dei figli di Calabresi non si estingueranno mai. Fine pena, mai, come si scrive per gli ergastolani.
Bravo, condivido.
Smetto però di condividere quando lei si è scordato (scordato?) di associare, in questo nobile discorso e nel mezzo minuto di silenzio, altre vittime: la moglie e i figli dell'anarchico Pinelli. Perchè vede, tre cose sono emerse, negli anni, per tabulas, in maniera inequivoca:
-1) Pinelli, con la bomba di piazza Fontana, non c'entrava un cazzo.
-2) Pinelli, che veniva fermato ogni volta che c'era da dare rapidamente in pasto ai giornalisti un nome, è entrato in via Fatebenefratelli vivo, e ne è uscito morto.
-3) Pinelli, morto al terzo giorno di fermo, era nelle mani della questura e di Calabresi ILLEGALMENTE: il fermo di polizia aveva una durata massima, per legge, di 48 ore.
Io, vede, non do la colpa al Commissario Calabresi (rispetto le decisioni della magistratura SEMPRE, quando mi piacciono e quando non mi piacciono). Però è un dato di fatto che Pinelli, da quella stanza al quarto piano, sia uscito solo per sfracellarsi nel cortile della questura. E' un dato di fatto che bisogna mostrare "pietas" per i familiari di Calabresi, ma bisogna mostrarne almeno altrettanta per la moglie di Pinelli, alla quale LE ISTITUZIONI hanno portato via di casa un marito vivo, ed hanno restituito un cadavere, dopo esame autoptico.
Un Commissario di Polizia a Milano negli anni di piombo potrebbe anche aver dovuto mettere in conto (anche se questa cosa è crudele) il "rischio professionale" del mestiere. Un ferroviere no. E' anche per questo, e non solo per questo, che lei dovrebbe vergognarsi per l'incipit della sua trasmissione.
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Fine dell'auto-citazione. Caro Calabresi, nel mentre le auguro di riuscire a restituire la dignità perduta a "Repubblica", diventato il tazebao del renzismo, le chiedo ancora, con petulante insistenza, di fare ammenda per aver accettato supinamente l'impostazione data a quella trasmissione dall'inguardabile Antonello Piroso, e di non aver invitato il conduttore ad estendere i sensi della sua alta partecipazione anche alla moglie e ai figli di Pinelli, e non solo a lei, figlio del Commissario Calabresi. Perchè vede, in questa brutta storia, come i fatti - che sono più testardi delle opinioni - si sono occupati di dimostrare, se c'è un morto certamente innocente, questo è l'anarchico Pinelli.
I funerali dell'anarchico Pinelli (di Enrico Baj)
Tafanus