Mario Gherbaz inizia la sua attività speleologica nel 1956, giovanissimo: a tredici anni fonda, assieme ad un gruppo di coetanei, il Gruppo Grotte Timavo, struttura che con una sessantina di metri di scale e tre volte tanto di corde si dedica alla visita di tutte le più belle grotte del Carso triestino. Nel 1958 si avvicina alla Commissione Grotte “Eugenio Boegan”: nel 1959 è socio della Società Alpina delle Giulie, la sezione di Trieste del CAI di cui la Commissione fa parte, l’anno seguente, ormai diciassettenne, diviene membro della stessa.
Con la ‘Boegan’ inizia a svolgere un’attività di tutto rispetto: fra il 1958 e il 1960 è presente alle spedizioni all’abisso Polidori, nel 1960 è alla Preta ove, assieme a Lorenzo Cargnel, riesce a superare i passaggi che avevano fermato tutte le precedenti spedizioni e ad aprire così la via verso l’attuale fondo. Dal 1961 in poi fa parte delle squadre di punta nelle esplorazioni delle grotte dei monti Alburni. Nel 1962, al termine di una di queste, assieme ai consoci Peppe Baldo e Tullio Piemontese, scende in Calabria per aggregarsi ad una spedizione dei piemontesi impegnati nell’esplorazione dell’abisso del Bifurto. Al rientro a Trieste realizza un nuovo modello di scalette superleggere i cui schemi di produzione presenterà l’anno seguente al IX Congresso Nazionale di Speleologia. La sua attività esplorativa lo porta sino a Sciacca e Santo Domingo.
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- Nelle grotte vaporose del Kronio, Sciacca Sicilia
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- Mario ad un esame in qualità di IS della SNS CAI
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- Inverno 1975 abisso Gortani, da sx Bole, Padovan e Mario Gherbaz
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- Anni ’80 Carso Triestino, da sx Pino Guidi, Lelo Pavanello e Mario Gherbaz
Pino Guidi