Otranto, costa sud; © Gianfranco Budano
Le mie vacanze estive, da ragazzo, le passavo tutte a Porto Badisco, il mitico approdo d’Enea, distante una mezza dozzina di curve in discesa da Uggiano La Chiesa.
A quei tempi, Badisco era abitata da una sola famiglia, quella della leggendaria Olga (meglio, leggendarie le sue linguine al sugo di pesce), titolare di una piccola salumeria e punto di ristoro.
Non appena terminate le scuole, Badisco era lì ad attendere il mio fiammante Ciao 50 Piaggio, con il quale facevo su e giù al mattino (per il mio solito interminabile bagno, condito da decine e decine di tuffi dal trampolino naturale del “Fortino”) e di sera, per passare il tempo con gli amici ad ascoltare Lucio Battisti al juke box del chiosco-bar di Lelio.
Ma la persona che mi intrigava di più, a Porto Badisco, era Mario, un anziano pescatore, che qualcuno definiva mezzo matto, per quel suo continuo confabulare e bofonchiare, ma in realtà non era altro che un antico e sapiente cantore di straordinarie leggende del mare, come quella, molto dolce e tenera, della principessa della luna, che vi voglio far raccontare “direttamente da lui”.
Era una mite serata di aprile ed ero uscito con la mia barca a buttare le reti dalle parti della Marineddra. Finita l’incombenza, mi accostai all’insenatura, dove sarei rimasto per tutto il tempo necessario per (sperare in) una fruttuosa pesca… L’atmosfera era magica e lo divenne ancor più quando, sorta la luna alle spalle delle montagne d’Albania, una coppia di delfini prese forma, oscurando ad arco i riflessi argentati della luna sul mare.
Qualche minuto dopo, l’intera distesa del mare si era trasformata in un’enorme superficie luminosa, scintillante sotto i lievi impulsi della brezza, al punto che non mi fu possibile trattenere un’espressione di ammirazione e chiesi, rivolgendomi alla luna, ormai alta nel cielo: “Perché te ne resti da sola lassù, dolce fanciulla? Ti prego, vieni qui accanto a me!”
Non appena ebbi completato la frase, un’onda anomala sollevò la barca per una decina di metri ed ebbi l’angosciosa percezione della fine imminente. Dopo pochi, interminabili secondi, tornò la calma piatta precedente, ma la luna era sparita dal cielo e si era fatto buio pesto. A quel punto, mi sentii sfiorare dolcemente il viso e, accesa la lampada a carburo, vidi accanto a me uno stupendo volto femminile che mi sorrideva. Le chiesi chi fosse e quella mi disse di essere la Principessa della Luna.
Oddio, quella splendida fanciulla era scesa dal cielo per esaudire il mio desiderio e si dichiarò disponibile a restare con me per sempre, senza tornare mai più a risplendere nel firmamento. Ero felice e sgomento: felice per averla accanto e sgomento perché pensai che, se fosse rimasta per sempre accanto a me, per l’umanità sarebbe stata una tragedia: a chi si sarebbero rivolti, gli innamorati? A chi, ispirati, i poeti?
Per questo motivo, per queste considerazioni, le chiesi di ritornare al suo posto, inarrivabile nel cielo, a rispecchiarsi nel mare, ma un giorno, come mi promise e come mi ripete ogni mattina (quando a tutti voi sembra che io stia parlando da solo come un vecchio rincoglionito), alla fine della mia vita terrena, la raggiungerò e coltiveremo insieme, lassù. giacinti e tulipani.
Fin qui la storia di Mario, che ha riempito di un tocco di magia tutta la mia adolescenza. Passarono gli anni e, tornato da Modena a Uggiano per le vacanze pasquali, verso sera decisi di scendere a Badisco, che mi mancava proprio tanto, dopo aver scelto per le vacanze estive, ora che ero universitario, la più “vivace” Otranto.
Lasciata l’auto di fronte al posto di ristoro della mitica Olga, che trovai (ovviamente) molto invecchiata, chiesi di Mario. Mi dissero che era venuto a mancare poco tempo prima e il fatto mi addolorò moltissimo.
Discesi per la scalinata delle Tagliate perché mi accorsi che la luna stava per dar segno di sé all’orizzonte, in quella tiepida serata rinfrescata da una lieve brezza; ma, mentre stavo per completare le scale, un’onda anomala, un autentico muro d’acqua, si sollevò all’improvviso, fino a superare l’altezza della grotta e per qualche istante la luna scomparve dal cielo; poi tutto ritornò calmo come prima, ma capii che il mio amico Mario aveva voluto cogliere l’occasione per salutarmi e per rassicurarmi che ora stava bene, lassù, con lei, con la sua Principessa della Luna… Arrivederci, Mario!