“Un delitto di lesa maestà“. Il senatore dei Popolari per l’Italia Mario Mauro commenta così la decisione di sostituire la sua figura in Commissione affari Costituzionali al Senato. In questi giorni la Commissione deve affrontare il tema della riforma del Senato, e prima delle elezioni Europee il Senatore Mauro aveva votato a favore del disegno di legge Calderoli. Un testo fortemente osteggiato dal governo, poiché prevede l’elezione diretta dei membri del Senato. Una posizione rischiosa quella di Mauro dal momento che con un solo voto in meno il disegno di legge del governo non avrebbe più la maggioranza in commissione.
L’ex ministro della difesa del governo Monti è convinto che la decisione non sia dipesa da una scelta interna al suo suo gruppo e spiega il perchè: “già da questa mattina il sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio aveva reso noto ad un membro del Senato quale sarebbe stato il contenuto della discussione di un gruppo a cui non appartiene ma che evidentemente gli appartiene“. La cosa piu sconcertante però – aggiunge Mauro – è che oltre ad avere chiaro il contenuto, Delrio aveva chiaro anche l’esito della discussione. Vano il suo tentativo di convincere i colleghi che, pur manifestando le sue opinioni, si sarebbe comunque attenuto alle indicazioni del partito. “Questo non è bastato” sottolinea Mauro e questo fa sorgere in lui il sospetto che “se non ci si concepisce come il dudù di Renzi difficilmente si può partecipare a questo lavoro“. Una manovra gestita dall’esterno dunque, che rappresenta la prima conseguenza evidente delle elezioni Europee. lo scenario presentato da Mauro è quello di un Presidente del Consiglio che punta ad ottenere l’uniformità più assoluta delle opinioni senza che sia consentito di esprimere liberamente la propria, una vera purga staliniana; “Che grave errore per quello che poteva essere il governo della speranza trasformarsi in un soviet da quattro soldi“.
Adesso Mauro è incerto sul da farsi e starebbe meditando di abbandonare il gruppo. Una decisione non facile dal momento che la sua fuoriuscita farebbe venir meno il numero di 10 membri necessario perchè sia mantenuto in vita il gruppo parlamentare. Nel frattempo arrivano dimostrazioni di solidarietà dai vari partiti. Paolo Romani, presidente del gruppo FI al Senato parla di una vera e propria “epurazione” e invita il governo a proseguire “sulla strada del confronto”. Vannino Chiti, senatore Pd, nonché autore di un disegno di legge sul senato che si oppone a quello sostenuto dal suo partito, parla di una decisione sconcertante “con la rimozione di Mauro ci si mette sulla brutta strada”. Nessun commento da parte del governo. Il Ministro per le Riforme Costituzionali Boschi si limita a dire che “siamo vicini all’accordo, mancano solo le ultime cose da verificare”.