Pietro Crisafulli (fratello di Salvatore che nel 2005 si risvegliò dopo due anni di stato vegetativo) ha invece rivelato la sua amicizia con il padre di Eluana dal 2005 e dato che entrambi erano favorevoli all’eutanasia (Pietro cambiò idea nel tempo) Beppino si confidò con lui una sera a cena in un ristorante, in una piazza di Lecco, dicendogli che si era inventato tutto circa le volontà della figlia, perché non ce la faceva più a vederla ridotta in quelle condizioni (cioè amata e curata da alcune suore). Voleva combattere fino in fondo in modo che fosse fatta la legge del testamento biologico e i radicali lo avrebbero aiutato in questo.
Tornando al film, il regista è Marco Bellocchio, ex militante di Unione Comunisti Italiani, un gruppo d’ispirazione maoista, firmatario del manifesto contro il commissario Luigi Calabresi (definito “torturatore”), dal 2006 militante nel partito radicale cioè lo stesso partito politico che ha strumentalizzato la vita di Eluana facendola diventare il grimaldello per l’introduzione dell’eutanasia in Italia.
Amarezza per questo uso di denaro è stata espressa da molti, come da Mario Melazzini presidente nazionale dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica): «ancora una volta una persona, un essere umano, diventa strumento di una ideologia». Il finanziamento di questo film «mi ha molto colpito e amareggiato [...] cosa sarebbe possibile fare con 150mila euro per dare assistenza a queste persone e alle loro famiglie?». Occorre partire, continua il dott. Melazzini, «dal presupposto che non esiste una condizione particolare per cui una vita non sia degna di essere vissuta», lo dice lui, in veste di medico a contatto quotidiano con famiglie e in veste di malato, essendo sulla sedia a rotelle affetto da sclerosi multipla. «Ogni scelta», continua, «deve essere una scelta di vita; e questo a maggior ragione nella congiuntura economica attuale in cui le risorse sono sempre più scarse e i tagli del welfare all’ordine del giorno. Per questo la concessione del finanziamento di 150mila euro richiesti dalla società cinematografica è un fatto grave e sottende una decisione che mina alla radice la possibilità di affermare, sempre e comunque, il valore della vita in tutte le sue espressioni; tra l’altro, la natura ideologica della scelta traspare anche nella decisione di concedere il massimo finanziamento possibile. Utilizzare queste risorse per migliorare l’assistenza socio sanitaria dei pazienti in stato vegetativo e delle loro famiglie sarebbe stata certamente una scelta controcorrente in una società che continua a smarrire il senso del proprio essere».
Con 150mila euro ben 25 famiglie potrebbero ricevere per un anno un contributo mensile di 500 euro. Ma alle istituzioni non interessa nulla. «Non disperdiamo le risorse», chiede Melazzini, «promuoviamo la cultura della vita e della speranza».
AGGIORNAMENTO ORE 18:30
Alcune agenzie di stampa informano che una variazione di bilancio della Regione Friuli Venezia Giulia avrebbe cancellato i finanziamenti di alcune produzioni cinematografiche, tra cui il film di Bellocchio. «Ci sono cose più importanti che finanziare film in questo momento e qui mi fermo», ha commentato Renzo Tondo, presidente della regione, a cui va il nostro plauso.