Tutti, prima o poi, siamo sottoposti alla morte, quel passaggio dalla vita all’abisso in cui la solitudine assume un tempo agghiacciante. Nessuno è esonerato, nessuno può esentarsi dalla virata dei giorni verso il morire. Ogni religione, molti pensieri filosofici e psicologici si concentrano sulla visione futura della carne e sulla premonizione di ciò che accadrà dopo, quando la carne sarà spirito. La poesia, molto spesso, si ferma prima del passaggio, prima dell’interrogazione oscura; si ferma, con il suo pensiero osservante e profondamente sensibile e visionario, in una posizione prodigiosa e celebrativa della vita. Il poeta sa che la morte è imprigionata nell’esistenza, la rappresenta, le dà pulsione e vigore, sostanza temporale oltrepassando il concetto di brevità di ogni cosa. Quindi la morte è un’evidente esperienza del tempo vitale che rivela le mille prospettive della realtà e poco importa se le ombre del dubbio possano sfilacciare le cose e gli slanci del ripartire, del controtempo, del rinascere. Ciò che preme al poeta è di non lasciarsi inghiottire dalla paura e dal nulla: per questo motivo Mario Meléndez, nella raccolta poetica La morte ha i giorni contati edita da Raffaelli Editore, 2013, pone in modalità dialogica la morte, la storia e il destino. I richiami alle immagini strazianti della Croce diventano inevitabile condizione umana, respirano ritmi di concretezza nella vastità cosmica, tanto da ritrovare i personaggi, dal Vecchio Testamento al Gratta e Vinci, come collocati nell’ipertempo, anche in modo ironico, grottesco. Non è facile cogliere l’imperscrutabile legge della gratuità della flessibilità esistenziale, né il tormento della ricerca di verità: però per il poeta è facile mettersi in ascolto, fino alla fine, fino in fondo, per toccare ideologicamente la corda d’aria che lega ognuno di noi all’universo. Melendéz, così come afferma Francisco Véjar nella nota introduttiva, ha composto versi che sono imprescindibili della poesia ispanoamericana di oggi, dopo molte sperimentazioni in relazione a questo tema che secondo Heidegger riassume tutte le angustie esistenziali dell’essere umano, in questo libro si genera una svolta essenziale per la sua demistificazione e contingenza. (rita pacilio)
Tres kilos pesó la muerte
Cuando nació la muerte
nadie quiso tomarla en brazos
era tan fea como las gordas de Botero
No durará mucho
dijo la madre al salir del parto
tan resignada y ausente
como una piedra en medio del temporal
Pero la muerte traía en los ojos
una luz endiablada
un dulce escalofrío de eternidad
Se equivocaron los médicos
y la matrona
y aquél que pasó la noche
llamando a la funeraria
Ahora es un bebé robusto
comentan las enfermeras
y a veces hasta Dios le cambia de pañales
.
Tre chili pesava la morte
Quando nacque la morte
nessuno volle prenderla in braccio
era tanto brutta come le grasse di Botero
Non vivrà molto
disse la madre dopo il parto
rassegnata e assente
come una pietra dinanzi al temporale
Ma la morte aveva negli occhi
una luce indiavolata
un dolce brivido di eternità
Si equivocarono i medici
la levatrice
e colui che trascorse la notte
telefonando le pompe funebri
Adesso è un bimbo robusto
commentano le infermiere
e a volte perfino Dio gli cambia i pannolini
***
Criaturas
Tus muñecas tienen las manos heladas
parece que juegan con la muerte a la escondida
y no se cansan jamás
Quién peina a tus muñecas cuando te duermes
Tus muñecas se peinan solas
y cuentan hasta diez con los ojos cerrados
mientras la muerte envejece bajo tu cama
.
Creature
Le tue bambole hanno le mani gelate
sembra che giochino a nascondino con la morte
e non si stancano mai
Chi pettina le tue bambole quando dormi
Le tue bambole si pettinano da sole
e contano fino a dieci con gli occhi chiusi
mentre la morte invecchia sotto il tuo letto
***
La muerte en el Calvario
Evangelios apócrifos
Acuérdate de mí cuando estés en tu reino
le dijo la muerte a Jesús
y al instante quitaré la lanza de tu costado
y esos clavos que desangran tus manos desaparecerán
y esa corona de espinas se hará polvo
y esas viejas que sollozan a contraluz
esos curiosos que nunca faltan
esos turistas japoneses con sus cámaras infernales
esos tipos que te daban de latigazos
el centurión con cara de gay que no deja de mirarte
la toalla de Pilatos, el fantasma de Barrabás
todos se irán al más allá sin boleto de vuelta
Si me llevas contigo, si te animas
te prometo otra noche con María Magdalena
que el beso de Judas lo recibirá tu padre
que Pedro te negará mil veces en el purgatorio
que haré un pastel con 34 velas
pedirás un deseo y soplarás con tanta fuerza
que arrasarás los jardines de Roma
te doy mi palabra que eso ocurrirá si te decides
Y Cristo vio a la muerte colgada junto a él
con el rostro perdido en la noche infinita
entonces pidió a su madre que le cerrara los ojos
.
La morte nel Calvario
Vangeli apocrifi
Ricordati di me quando sarai nel tuo regno
disse la morte a Gesù
e all’istante toglierò la lancia dal tuo costato
e quei chiodi che dissanguano le tue mani scompariranno
e quella corona di spine diverrà polvere
e quelle vecchie che singhiozzano in controluce
quei curiosi che non mancano mai
quei turisti giapponesi con le loro fotocamere infernali
quegli individui che ti infliggevano sferzate
il centurione con la faccia da gay che non cessa di guardarti
la tovaglia di Pilato, il fantasma di Barabba
tutti se ne andranno nell’aldilà senza biglietto di ritorno
Se mi porti con te, se ti affretti
ti prometto un’altra notte con Maria Maddalena
che il bacio di Giuda lo riceverà tuo padre
che Pietro ti rinnegherà mille volte nel purgatorio
che farò una torta con 34 candeline
esprimerai un desiderio e soffierai con tanta forza
che devasterai i giardini di Roma
ti do la mia parola che questo accadrà se ti decidi
E Cristo vide la morte crocifissa vicino a sé
con il volto perduto nella notte infinita
e allora chiese a sua madre di chiudergli gli occhi
***
La muerte robó los zapatos de Dios
La muerte robó los zapatos de Dios
Le quedaban grandes y los usaba de todas formas
los lustraba ceremoniosamente antes de salir
y había dejado escrito en su diario de vida
Quiero morir con los zapatos puestos
Ni siquiera se los quitaba cuando dormía
Cuando se daba un baño de tina
esos zapatos burbujeaban como si hablaran
como si Dios enviara recados del otro mundo
entonces la muerte los acercaba a su oído
y las cosas que escuchaba la hacían llorar
.
La morte rubò le scarpe di Dio
La morte rubò le scarpe di Dio
Le stavano grandi ma le usava comunque
le lustrava cerimoniosamente prima di uscire
e aveva lasciato scritto nel suo diario di vita
Voglio morire con le scarpe calzate
Non le toglieva nemmeno quando dormiva
Quando faceva il bagno in vasca
quelle scarpe gorgogliavano come se parlassero
come se Dio inviasse messaggi dall’altro mondo
allora la morte se le accostava all’orecchio
e le cose che ascoltava la facevano piangere
***
Comunicado de último minuto
El examen de ADN resultó negativo
Cristo no es hijo de Dios
.
Comunicato dell’ultimo minuto
L’esame del DNA risultò negativo
Cristo non è figlio di Dio
***
La muerte habló con van Gogh
29 de julio de 1890
Yo también estoy loca, le dijo al oído
y mis demonios salen de noche
a estirar las piernas
y queman los campos de trigo
mientras se emborrachan
o le cortan la cabeza a las abejas
y ahogan los gatos pequeños
porque traen mala suerte
Mis demonios son como yo
calvos y huesudos
y tienen mal humor
cuando despiertan a las 5 de la tarde
para tomar el té con galletas
o son interrumpidos mientras
se retratan los unos a los otros
en sesiones infinitas
Pero les tengo cariño, sabes
son los hijos dejados en la puerta
que lloran de hambre y de frío
Entonces los abrazo y les digo
Vamos donde el tío Vincent
el último en llegar, desaparece
.
La morte parlò con van Gogh
29 luglio 1890
Anch’io sono pazza, gli sussurrò all’orecchio
e i miei demoni escono di notte
a sgranchirsi le gambe
e bruciano i campi di grano
mentre si ubriacano
o tagliano la testa alle api
e affogano piccoli gatti
perché portano sfortuna
I miei demoni sono come me
calvi e ossuti
e sono di malumore
quando si svegliano alle cinque del pomeriggio
per prendere un tè con biscotti
o sono sorpresi a ritrarsi l’uno con l’altro
in sessioni infinite
Ma mi sono cari, sai
sono i figli abbandonati davanti a una porta
che piangono per la fame e il freddo
Allora li abbraccio e dico loro
Andiamo dallo zio Vincent
l’ultimo che arriva, scompare
***
La lengua habla a través de sus recuerdos
No tiene pelos en la lengua porque no tiene lengua
se la arrancaron
como a esos bueyes que surten los mataderos
y llevan polvo en las axilas
Pero la lengua habla a través de sus recuerdos
se comunica en el idioma de los muertos
a quienes tanto debemos
se hace entender a cucharadas
como esos árboles que mueven las ramas
para decir presente
La lengua habla aunque se llene de hormigas
aunque se pudra y ya no sea la misma
sigue cantando o ladrando o haciéndose a un lado
para que se oigan más fuertes los gritos del silencio
.
La lingua parla attraverso i suoi ricordi
Non ha peli sulla lingua perché non ha lingua
gliela strapparono
come fanno con quei buoi che riforniscono i mattatoi
e portano polvere nelle ascelle
Però la lingua parla attraverso i suoi ricordi
comunica nel linguaggio dei morti
coloro a cui tanto dobbiamo
si fa capire a piccole dosi
come quegli alberi che muovono i loro rami
per dire che esistono
La lingua parla nonostante si riempia di formiche
benché marcisca e non sia più la stessa
continua cantando o latrando o facendosi da parte
affinché si odano più forti le urla del silenzio
***
Años después
Cuando mi abuelo sacó por fin
los muertos del baúl
un grillo ensayaba
sobre un esqueleto sin nombre
su primera sinfonía
.
Anni dopo
Quando mio nonno finalmente
tirò fuori i morti dal baule
un grillo provava
su uno scheletro senza nome
la sua prima sinfonia
.
Mario Meléndez (Linares, Cile, 1971). Ha studiato Giornalismo e Comunicazione Sociale. Tra i suoi libri figurano: Apuntes para una leyenda, Vuelo subterráneo, El circo de papel e La muerte tiene los días contados. Nel 1993 ha ottenuto il Premio Municipal de Literatura nel Bicentenario de Linares. Le sue poesie appaiono in diverse riviste di letteratura ispanoamericana e in antologie nazionali e straniere. Agli inizi del 2005 ha ottenuto il Premio Harvest International alla miglior poesia in spagnolo consegnato dalla University of California Polytechnic. Parte delle sue opere sono state tradotte in italiano, inglese, francese, portoghese, olandese, tedesco, rumeno, bulgaro, persiano e catalano. Ha vissuto a Città del Messico, dove ha diretto la collana sui maggiori poeti latinoamericani per “Laberinto edizioni” e realizzato diverse antologie sulla poesia cilena e latinoamericana. Attualmente vive in Italia. Nel 2013, per L’arcolaio, ha pubblicato Ricordi del futuro (con interventi di Manuel Cohen e Lorenzo Mari, e le traduzioni dallo spagnolo di Emilio Coco). È considerato una delle voci più importanti della nuova poesia latinoamericana.