Mario Monti e Fiorello, i re d’Italia

Creato il 23 novembre 2011 da Symbel

Ci sono solo due personaggi oggi in Italia che possono permettersi qualsiasi cosa contando sul fatto che qualsiasi critica verrà bollata come snobismo, rosicata, mancanza di spirito o responsabilità.
Chi sono?
Mario Monti, primo ministro del nuovo nato governo tecnico e Rosario Fiorello, show man dagli ascolti record, da finale dei mondiali di calcio.
Mario Monti, nominato in tutta fretta dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a capo dell’esecutivo per la contingente emergenza economica è salito sul gradino più alto con il compito di liberare il Paese dalla morsa dei Mercati e compiere in brevissimo tempo le riforme necessarie.
Rosario Fiorello, ragazzone nato nel 1960, sale in cattedra nella tv di Stato, in prima serata, di Lunedì, e con uno spettacolo che è un chiaro omaggio ai tempi d’oro della televisione italiana dominati dal varietà, incassa percentuali d’ascolto bulgare, che nel deserto dell’offerta televisiva attuale suonano in modo assordante e raccoglie consensi unanimi dalla critica.
Sarà l’emergenza, sarà la crisi, ma a questi due personaggi non si può fare nemmeno un appunto perché si rischia di passare subito in minoranza se non dalla parte del torto.
Eppure qualche appunto ci sarebbe, eccome.
Partiamo da Mario Monti e tralasciamo le slinguazzate ruffiane e un po’ ridicole dei “giornaloni” che non fanno altro che sottolinearne la sobrietà.
Supermario è titolare dello scranno più importante in un governo che è lì, con tutti i suoi ministri professori, solo ed esclusivamente perché era necessario risollevare le sorti dell’Italia e dell’Europa molestata dai Mercati. Non si poteva andare ad elezioni come sarebbe stato naturale e giusto perché non c’era tempo, il direttore del Sole24Ore addirittura, andando contro una tradizione di sobrietà grafica del quotidiano di Confindustria, ha titolato a caratteri cubitali in prima pagina “FATE PRESTO”, evocando scenari apocalittici.
E presto si è fatto. Abbiamo avuto un nuovo governo nell’arco di una settimana.
Lo spread nel momento in cui veniva invocato il “fate presto” era a quota 570 e il tasso di interesse sui BTP decennali al 7%.
Oggi, al momento in cui viene scritto questo articolo lo spread è 501 e il tasso è al 7%. Qualcuno grida all’emergenza? Qualcuno ha solo abbozzato timidamente una riforma? No, perché l’emergenza è magicamente svanita e per ora dal nuovo governo, per carità, insediatosi da poco, non è venuta nessuna indicazione concreta se non indirizzi generali.
Chi si lamenta? Il Foglio, tacciato di essere un organo di informazione nostalgico del Cavaliere le quali dimissioni dovevano far cadere lo spread di 300 punti (sic!) e la Lega, unica forza parlamentare ad aver votato contro la fiducia al nuovo governo.
Provate a criticare Monti se avete il coraggio! Siete degli irresponsabili, non avete a cuore il bene dell’Italia, siete dei Berlusconiani rosiconi…
E veniamo a Fiorello. Bello spettacolo, scenografia scintillante, sano umorismo e voglia di non pensare alla crisi.
Simpaticone fa anche un po’ di satira politica ma non “arrabbiata”, piace a destra, al centro e anche a sinistra, come si fa a criticarlo dopo 12 milioni di ascolto alla seconda puntata?
Eppure #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend non è del tutto inattaccabile. La scrittura della maggior parte dei monologhi è debole, chi segue lo show man anche in radio o sui social network ha riconosciuto molte battute già sentite. Va bene l’obiettivo di riproporre lo spettacolo con i vecchi canoni del varietà ma bisogna anche dire che di nuovo non c’è nulla ma proprio nulla, se in sovraimpressione avessero scritto “immagini di repertorio del 1991″ sarebbe stato del tutto credibile.
Intendiamoci, non era obbligatorio fare qualcosa di nuovo, certo, ma è significativo che il telespettatore italiano alla fine della fiera si entusiasmi solo alle vecchie formule.
Se poi a criticare Fiorello e il suo spettacolo bollandolo come “noiosissimo” è quella rosicona (questo l’epiteto di Fiorello in risposta su Twitter) di Sabina Guzzanti, personaggio che in effetti mette tristezza, anche i pochi residuali critici desistono dall’impresa.
Diciamo che per Fiorello e il suo spettacolo vale la regola della partita di campionato finita 5 a 0: più demerito degli avversari che forza del vincitore.
Fiorello ha ancora nel suo arco due frecce, le ultime due puntate del suo spettacolo e poi, con una saggezza che gli va riconosciuta insieme agli altri meriti, non imporrà la sua presenza sugli schermi come fanno altri, Mario Monti invece dovremmo tenercelo fino al 2013 e senza che nessuno guardi i “dati auditel”, anzi nessuno li rileva neppure.

symbel (redattore)

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