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Mario Vargas Llosa: adesso gli interscambi abbattano la frontiera tra Cile e Perù

Da Rottasudovest
La frontiera terrestre tra Perù e Cile parte dall'Hito 1 o dal Punto de la Concordia? la nuova controversia tra i due Paesi, che sembra appassionare i media, per un territorio di circa 37mila metri quadrati, non interessa affatto a Mario Vargas Llosa, che, intervistato nella sua casa di Lima dal quotidiano cileno La Tercera, assicura che la sentenza de L'Aja sul confine delle acque territoriali tra i due Paesi sia "prudente". Secondo il Premio Nobel per la Letteratura, "è una sentenza che è stata data in modo che nessuno dei due Paesi possa considerarsi totalmente sconfitto o totalmente vincitore. C'è come un elemento salomonico e mi sembra che abbia una cosa molto positiva: abbiamo già frontiere, adesso dobbiamo iniziare a dissolverle attraverso lo scambio, il commercio e una cooperazione intensa, iniziata già da tempo e adesso da accelerare". La nuova discussione sul cosiddetto triangolo terrestre "è insignificante. Si tratta di un paio di isolati, è ridicolo. Si risolve con un po' di buona volontà da parte dei due governi. E mi sembra importante che si risolva perché Cile e Perù hanno così tante sfide davanti, che è più facile lavorare in modo amichevole. Bisogna guardare in avanti e dimenticarsi di quello che è rimasto alle spalle". Vargas Llosa si sente ottimista per le future relazioni tra i due Paesi: sia il Cile che il Perù avevano annunciato che avrebbero rispettato la sentenza e solo una piccola minoranza, anche tra i politici, sta cercando il pelo nell'uovo. "Abbiamo visto mercoledì l'incontro tra i presidenti Piñera e Humala, a Cuba. E c'era anche la presidente eletta Bachelet. Lì c'è una ricerca di armonia e riconciliazione" commenta Vargas Llosa. I rapporti tra Cile e Perù son destinati a migliorare perché è cambiata anche la percezione degli uni verso gli altri; per i peruviani, lo sviluppo che il Cile ha avuto negli ultimi anni, è stato una motivazione, hanno finito "con l'accettare il suo modello, di fatto i due Paesi condividono adesso lo stesso modello. Per questo, credo che l'Alleanza del Pacifico sia il primo accordo latinoamericano che può funzionare, perché c'è somiglianza di politiche, linee economiche, obiettivi e consensi. Per l'Alleanza del Pacifico, la sentenza è qualcosa di enormemente positivo".  Nel nuovo quadro disegnato dalla sentenza de L'Aja, manca la Bolivia, convitato di pietra su qualunque discussione sul confine tra Cile e Perù, con la sua esigenza dello sbocco sul mate perduto con le guerre del XIX secolo. "Credo che la Bolivia si sia sbagliata a rivolgersi a L'Aja; avrebbe dovuto scegliere un negoziato amichevole con il Cile, con una qualche partecipazione con il Perù, ovviamente. E' l'unico modo per arrivare a un accesso al mare per la Bolivia. Hanno cercato di approfittare della situazione. E le sentenze della Corte de L'Aja sono inappellabili, dunque una sentenza contro la Bolivia le chiuderebbe la porta per qualunque azione legale".


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