Io non credo nella generosità. O meglio ci credo solo nel caso in cui equivale ad uno scambio: nessuno fa niente per niente, soprattutto in un contesto di emigrazione dove è sempre bene tenere un invisibile coltello tra i denti per farsi spazio tra una lingua ostile e connazionali ovunque.
Gli istinti comunitari, la solidarietà tra simili sono concetti che ritengo desueti.
Nonostante tutto ciò mi sono sempre chiesta perché ho aiutato in una infausta circostanza Domenico di Teramo. La risposta è stata semplice e coincisa: la pietà, ovvero un sentimento strano che fugacemente l’essere umano può provare per improvvisa immedesimazione.
Domenico di Teramo mi chiama all’alba di un giorno di quasi estate.
- Marion, Marion, ti prego aiutami..
- …So le 6.15 . Ti hanno rapito? (penso con un brivido di piacere sulla schiena)
- No, magari. I denti mi fanno male..
- Vai dal dentista dopo.
- No..non parlo tedesco.
- Chiama una ambulanza.
- Non ho il numero.
…..
- Non potresti accompagnarmi tu?..Aaaaahhhh che male.
In quel momento forse la cosa migliore era evitare altre lagne e sensi di colpa, per cui decisi di accompagnarlo in ospedale.
- …aspettami tra un’ora alla Sbahn di Neukölln. Puntuale sennò me ne vado e non ti aspettare il cornetto, che tra l’altro neanche puoi mangiare.
Potevo sonnecchiare ancora un po’ sotto il piumone Ikea considerando che “l’estate berlinese” è una espressione usata solo dai tour operator che sperano di stare al passo con i tempi.
Invece eccomi qui all’alba sotto la pioggia ad aspettare un ascesso.
Finalmente dopo mezz’ora Domenico di Teramo arriva quasi in pigiama e la faccia visibilmente dolorante.
- Potevi venire in accappatoio visto che c’eri..
- Siamo a Berlino e qui nessuno bada a come sono vestito.
- No Domenico, ci badano. Forse non te lo fanno notare perché cercano di essere discreti.
- Marion, qui dell’eleganza italiana non frega nulla a nessuno.
- Beh, ovvio hanno te come esempio.
Il battibecco sull’outfit berlinese dura fino all’accoglienza del pronto soccorso. È stato lungo il confronto perché ci siamo persi ben due volte in un ospedale che sembra un aeroporto con le indicazioni dei vari reparti per il giardino.
Prima di andare al reparto dentistico bisogna registrarsi presso una grassona simpatica quanto un calcio sulle ovaie che parla rapidissimamente crucco quasi apposta.
- Spero per te che hai portato tutti i documenti.
- Che documenti?..
La grassona chiede certificato di residenza, dati personali di Domenico di Teramo, assicurazione sanitaria tedesca che chiaramente Domenico non sa neanche cosa sia e motivo della visita in ospedale.
Davanti alla tessera sanitaria italiana la grassona fa una piccola smorfia ma riusciamo a disinnescarla subito ciarlando di un imminente contratto di lavoro e una altrettanto imminente copertura sanitaria.
Insomma, na cosa di giorni. Certo.
Domenico di Teramo mi fa quasi tenerezza: un braccialetto di cartoncino attorno al polso come un neonato e la guancia gonfia quanto un melone.
Se non ci fossi io qui darebbe spettacolo quanto una foca al parco acquatico e chissà quanti altri pasticci.
Lo studio dentistico non è come lo immaginavo. Da un ospedale aeroporto mi aspetto macchinari scientifici paraspaziali e invece nulla di nuovo sotto il sole, anzi la pioggia.
Nella sala di attesa c’è una vecchia con gli occhi bendati che ripete di continuo alzandosi:
«Haben Sie mir angerufen? (mi hanno chiamato?)», ogni volta che qualche altro paziente esce dalla porta dello studio del dottore e, presumibilmente sua nuora o sua figlia, le ripete: Nein! con voce decisamente esasperata riportandola sulla poltrona.
Il nostro turno.
Domenico di Teramo si siede sulla sedia del paziente e il dentista esce un attimo. Io sto defilata in un angolo a leggere i poster colorati sulla carie.
Incredibilmente il tedesco nel linguaggio medico fa davvero paura. Spero di capire, o almeno intuire, cosa dirà il dottore a Domenico. Potrebbe dirgli che ha una malattia incurabile e io potrei invece tradurre in buona fede che deve mettersi l’apparecchio.
Che vita difficile.
Il dentista rientra.
- Sind Sie entschlossen? (è sicuro?).
- Eh?
- Sind Sie entschlossen? – ripete.
Domenico mi guarda in cerca di risposte ma non ne ho neppure io.
- Sind Sie entschlossen?
Alla fine rispondiamo di si per disperazione.
Il dentista capisce che Domenico non è tedesco e sfodera una frase in francese e una in inglese per sapere in che lingua può condurre la visita.
Domenico di Teramo non risponde a nessuna delle due.
- Marion, quanto è arrogante questo dottore, anzi dottorino..
- Dottorino un piffero. Parla tre lingue.
Alle urla strazianti di Domenico il dentista cerca di porre rimedio con una poltiglia anestetizzante.
- Marion mi passi dell’acqua?
- Prendi il bicchiere.
- Me ne dai un altro?
- Tiè, prenditi la bottiglia direttamente.
Diagnosi di Domenico di Teramo:
Paradontite precoce con un molare spostatosi nella gengiva superiore. Curabile.
Appena usciamo dalla studio si avventa su di noi come un black mamba la vecchia bendata.
- Haben Sie mir angerufen?
- Ja, bitte
Non vedeva l’ora.
Natasha Eva Kent Ceci