Malgrado le piccole conquiste sul piano famigliare, in Marocco un numero considerevole di donne, sovente minorenni, disagiate e senza cultura, continuano ad abortire nella clandestinità essendo l’aborto proibito penalmente per legge. L’aborto clandestino è legato ad altri problemi che toccano da vicino le donne: stupri, matrimoni forzati, lavoro domestico minorile ( 300.000 bambine, secondo le ultime statistiche ufficiali) e molto altro ancora. Il Marocco dunque non fa eccezione nel quadro della condizione della donna in Africa ma, per fortuna, molte voci si stanno facendo sentire per reclamare lo sradicamento di questo flagello sociale in un paese dove una maggioranza della popolazione vive nella povertà e dove l’educazione è in difetto nelle regioni rurali ma anche nella città. Nell’attesa di una legge che autorizzi l’aborto, un congresso nazionale si terrà martedì a Rabat, sotto l’egida dell’Associazione marocchina della lotta contro l’aborto clandestino (AMLAC), presieduta dal Prof. Chafik Chraibi, in presenza del ministro della salute El Hossein el Ouardi e di altri parlamentari. “Quello che succede in Marocco èdrammatico”, afferma il Dr. Chraibi, ginecologo rinomato, in un intervista rilasciata all’AFP, sottolineando gli effetti perversi al livello umano e sociale dell’attuale legislazione. “Chi dice aborto clandestino in primis tra i giovani, dice suicidi, rifiuto della famiglia, marginalizzazione, prostituzione, bambini abbandonati e prigione per i medici”, ha dichiarato il ginecologo. Le cifre sono eloquenti e da brivido: si stima a 600 il numero di aborti quotidiani praticati dai medici e oltre 200 gli aborti non assistiti. L’esempio Tunisia è chiaro; l’aborto è libero e i numeri riportano un netto 30% in meno rispetto al Marocco. Ad oggi, in Marocco, a causa di aver praticato aborti clandestini , una decina di medici sono in prigione, in condizioni estreme. Ci sono in Marocco circa 17.000 bambini abbandonati ogni anno, diretta conseguenza di questo flagello. Se si legalizzasse l’aborto, spiega il Dr. Chraibi, le ricadute sarebbero positive e il messaggio dell’associazione e quello di lavorare sulla prevenzione tenendo conto dei dati delll’OMS che stimano ad un 13% la mortalità infantile causata dall’aborto. L’AMLAC spera in un cambiamento legislativo, i tempi sono maturi, adottando una proposizione di legge votata direttamente dai deputati, o un progetto di legge sottomesso al governo e poi al voto dei parlamentari. Il ministro della Sanità non appartiene, fortunatamente aggiungo io, alla maggioranza islamista e conservatrice del governo attuale che, ad oggi, non lascia trapelare posizioni sull’argomento. Nelle mire delle ONG femministe marocchine, la ministra islamista della solidarietà, della donna e della famiglia, Bassima Hakkaoui, che è stata recentemente accusata dai suoi antagonisti politici di utilizzare il dossier sulle violenze verso i bambini a fini politici e in maniera negativa, recando gravi danni all’immagine del Marocco all’estero.È ovvio che è difficile avanzare con un governo conservatore ma resta il fatto che una profonda presa di coscienza è in atto nella società civile che presumibilmente riuscirà a smuovere le acque ferme e paludose di un paese che avanza con ritmi serrati verso l’Occidente e la modernizzazione, sognando la globalizzazione e la democrazia senza mezze misure, vera e non ventilata, capace di cambiare in meglio il Marocco.
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