Marocco: prove di democrazia

Creato il 27 febbraio 2011 da Paolo

In un sistema democratico, organizzare delle manifestazioni, dei sit-in e marce, è un espressione libera delle opinioni e delle rivendicazioni. Nessuno lo contesta. In Marocco, si è visto sul terreno del 20 febbraio scorso e in questo week-end a Dakla, due tempi ben distinti: quello della protesta e quello della distruzione. Il secondo non ha niente a che vedere con il primo. Ora, se l’espressione libera fa avanzare le società, le distruzioni e le razzie mettono in serio pericolo l’insieme del tessuto economico e sociale di un paese. Senza contare che le vittime delle razzie e la paura della gente perbene possono spingere dei sistemi politici alla deriva. E tutti perderanno. Il primo ruolo di uno Stato è quello di garantire la sicurezza per tutti.  Gli organizzatori delle manifestazioni devono e dovranno misurare gli eventuali rischi e apprendere a gestirli. In tutti i paesi democratici, i leaders organizzano il loro proprio servizio d’ordine per assicurare la disciplina interna alla manifestazione e impedire ai vandali di inserirsi e fare il loro gioco. Gli organizzatori scelgono il luogo e l’ora in maniera tale da limitare i rischi di disordini. Le forze dell’ordine in Marocco hanno dimostrato la loro professionalità il 20 febbraio. Dal canto loro, gli organizzatori, anche se giovani, dovranno dare prova di “professionalità”, un  plus supplementare alle loro rivendicazioni.