Marocco-Tunisa-Egitto: un amalgama pericolosa

Creato il 01 febbraio 2011 da Paolo

Rischio di contagio, effetto domino, reazione a catena…, dopo la caduta del regime di Zine El- Abidine Ben Ali’, il 15 gennaio scorso, e i nuovi fatti che riguardano l’Egitto e il dittatore Moubarak, non si arresta la speculazione mediatica su di un eventuale effetto che eserciteranno queste proteste sui paesi arabi e particolarmente nel Maghreb.  Cercare a tutti i costi delle similitudini è un esercizio di leggerezza dove la cattiva fede trova terreno fertile. Nel caso del Marocco, più in particolare, alcuni organi di stampa, sia nazionali che internazionali, trovano un piacere giubilatorio a questo esercizio di confronto. Entriamo giustamente in questo gioco e analizziamo i fatti. Perchè la rivolta tunisina ed egiziana (in Algeria soffocata in maniera brutale)  si è sviluppata ? Iniziata con una protesta sociale, la rivendicazione si è trasformata in un combattimento strenuo per la libertà. Libertà d’espressione, libertà di intraprendere senza vedersi obbligati a creare alleanze, libertà di dire quello che si pensa, libertà di associazione, di sindacati, di scioperare, di essere iscritti nelle liste di un partito. Libertà di essere quello che si vuole. Il Marocco risulta in questa situazione ? In Marocco, il capo di Stato non è agganciato a nessun partito politico e non è attore di un gioco politico parlamentare, esecutivo o giudiziario. Il governo gestisce gli affari dello Stato, le riforme, liberalizza o protegge, legifera o viene bloccato dall’opposizione e dai sindacati. Ricordiamoci le peripezie che ha conosciuto il nuovo Codice della strada, entrato in Parlamento nel febbraio 2007 per uscirne nel 2010, dopo due movimenti di protesta eclatanti. Il re è intervenuto in questo processo? No, le istituzioni hanno giocato il loro ruolo. L’impronta del governo è più funzionale alla capacità del primo ministro a condurre la sua barca, a federare, arbitrare, tagliare; poteri che sono reclusi a quest’ultimo. Il re regna su questo governo ma i suoi interventi nella operazionalità sono quelli di un capo di Stato che sorveglia o reclama dei cantieri di sviluppo…come in Francia, per esempio, dove il presidente Sarkozy ha imposto una necessaria riforma sulle pensioni o una nuova riforma della giustizia…come negli Stati Uniti dove il presidente Obama ha messo sul tavolo la riforma del sistema sanitario . La libertà d’espressione, di informazione, di associazione, del sindacato o l’esercizio delle attività politiche ? Parliamone. In Tunisa, come in Egitto, essere parte dell’opposizione o di un sindacato comportava l’essere schedato come potenzialmente sovversivo è si era sorvegliati dalla polizia. In Marocco, il multipartitismo esiste dall’Indipendenza e vede oggi 31 partiti legalmente riconosciuti, ed i più importanti (sia maggioranza che opposizione) sono sovvenzionati in parte dallo Stato. Qualcuno è stato fatto oggetto di inchiesta per essere iscritto al PJD o al PSU? Nello stesso ordine di idee, non si contano più i sindacati o i giornali che nascono annualmente. Alcuni di questi giornali sono ricchi di scandali, di critiche contro il governo, commentano atti ed azioni o decisioni che rivelano il ruolo pubblico del capo di Stato e anche indiscrezioni sulla sua vita privata. Esistono momenti di tensione, ovviamente. Alcuni giornali sono sanzionati dalla legge, altri restano impuniti. Ma di certo non si puo’ dire che la libertà di espressione sia nulla, ne che l’accesso all’informazione o a Internet è limitata. Si contano oggi 40.000 associazioni in Marocco che si preoccupano  (e sono implicate) a vario titolo nello sviluppo delle condizioni di vita dei cittadini: l’impiego, il microcredito, Diritti Umani, politica..Ci sono prigionieri politici in Marocco ? Detenuti d’opinione ? O ci si dimentica che il Marocco ha firmato la pagina riguardante le violazioni dei Diritti Umani, che ha voluto una Istanza di Inchiesta e di Riconciliazione, creata da Mohammed VI, incaricata di chiudere i conti con il passato, che ha alzato le tende sui crimini commessi dagli agenti dello Stato, che ha trattato 16.861 dossier, indennizzato 9.280 vittime e in primis ha permesso a questa odiosa catarsi di uscire allo scoperto. Gli affari ? In Tunisia non era possibile essere un operatore economico senza essere associato al regime e oggi si cerca di creare un parallelo con il Marocco. Questi personaggi non conoscono molto bene il Marocco. Parliamo tranquillamente e senza tabù o censure. Le Holding famigliari reali possiedono delle imprese che sono conosciute, le più grandi sono quotate in Borsa, sottomesse alla trasparenza. Meglio ancora, queste imprese hanno dei seri concorrenti. Inwi (telefonia mobile) ha dovuto farsi spazio in un mercato dove si trovavano già Maroc Telecom e Meditel; Lesieur Cristal coesiste con gli Olifici di Belhassan, Siof e Savola; Attijariwafa Bank tratta affari in un settore, quello bancario, dove si contano sette banche commerciali, di cui il gigante BCP ; Sopriam non detiene che il 10% del mercato automobilistico ; Marjane-Acima (supermercati) deve vedersela oggi con Label’Vie Carrefour, Aswak Salam e BIM ; Wafa Assurance (Assicurazioni) si batte con dei mastodonti come RMA Watanya, AXA, Cnia-Saâda e Talanta-Sanad. Questa concorrenza paga un diritto di ingresso al regime per sviluppare il suo bussines ? Siamo seri. Il Marocco è lontano da questo, molto lontano. La famiglia reale puo’ essere negli affari ed è nel suo diritto più assoluto. Cosa c’è di più simbolico che la visita che  Mohammed VI  ha reso, tre settimane fa, alle installazioni della Copag, il più serio concorrente della Centrale del Latte, filiale di SNI ? Quello che si denota è che delle grandi industrie private firmano delle convenzioni di investimento con lo Stato per beneficiare di sovvenzioni e molti di questi imprenditori sono stati decorati dal re in riconoscenza del loro lavoro. Chi cerca dunque dei punti di similitudine dovrebbe riflettere sulla realtà del paese anzichè ergersi a maestro della società. Perchè i marocchini hanno altri problemi oggi. Problemi quotidiani, dell’amministrazione che fa soffrire i cittadini, dei disoccupati che non trovano un lavoro, gli enti locali che non pensano ad altro che a far rientrare i soldi spesi per ottenere le loro sedi, dei sindaci delle città che sono incompetenti, la giustizia che non riesce ad essere efficace, della speculazione sui prodotti alimentari, della difficoltà di otteenre una autorizzazione senza riempire le tasche di qualche responsabile…Problemi quotidiani che esistono ovunque nel mondo, problemi che devono essere risolti con l’aiuto di tutti, cittadini e forze politiche. Queste sono le ragioni vere per gridare al lupo ? A volte i veri lupi sono quelli che prendono le apparenze delle povere capre….

Fadel Agoumi – La Vie eco


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