Maroni: “Cosentino in galera”. E scoppia il caso Malinconico: la suite al “Pellicano” gli è stata pagata a sua insaputa.
Creato il 10 gennaio 2012 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
La Lega sta diventando sempre di più un partito camaleontico. Nel senso che si adatta con molta facilità all’habitat in cui vive. Senza voler scomodare né Ovidio né Kafka, che alla fine risulterebbero esempi troppo alti per chi si ciba di bistecche d’orso, potremmo dire che in quanto a metamorfosi gli uomini del Carroccio stanno messi proprio bene. È di queste ore l’annuncio che la Lega voterà a favore dell’arresto dell’ex sottosegretario, attualmente deputato semplice, Nicola Cosentino, coordinatore del Pdl in Campania. Quasi come un partito vero (e serio), la dirigenza della Lega ha ascoltato il parere dei due componenti la giunta per le autorizzazioni a procedere e ha emanato il suo verdetto: “Non esiste fumus persecutionis nei confronti di Cosentino per cui si può procedere al tintinnio della manette”. Non è la prima volta che i magistrati partenopei chiedono l’arresto dell’ex sottosegretario ma, nelle altre occasioni, non si sa bene perché né per cosa, i leghisti si erano sempre dichiarati contrari. Dalle prime richieste a queste ultime, i fatti per i quali ‘o Americano dovrebbe finire in galera sono praticamente gli stessi, ci sono solo alcune intercettazioni telefoniche in più che confermano però gli stessi reati. Cosa sia cambiato nell’atteggiamento della Lega non si sa, resta il fatto che, da contrarissimi quali erano (tanto che qualcuno della base del partito avrebbe voluto impiccare Calderoli direttamente a casa sua, cioè sulla palma), ora scoprono che non esiste nessuna persecuzione giudiziaria nei confronti del rappresentante governativo dei casalesi e quindi si può arrestare. La Lega, insomma, è tornata a essere la forcaiola di sempre, quella dei nodi scorsoi per Prodi tirato dentro dai loro ex alleati di governo nell’affare TelekomSerbia. Stavolta non il nodo scorsoio (si sono evoluti), ma le manette, sembrano essere diventate il gadget preferito dai terun del Nord. C’è anche da dire che, da qualche tempo, all’interno del partito tira una brutta aria, e non solo perché la Lega non conta più un cazzo. Il fatto è che sembra che Francesco Belsito, tesoriere del partito, abbia investito un bel po’ di soldi provenienti proprio dalle posizioni dominanti dell’allegra compagnia di giro Bossi&Co., in attività economiche all’estero e, più precisamente, a Cipro e in Tanzania. Il valore complessivo degli investimenti è valutato nell’ordine dei 7 milioni di euro, che per Silvio rappresentano spiccioli, mentre per gli odiniensi qualcosa in più, in fondo, sono. Quello che resta da capire è a che titolo questi investimenti siano stati fatti: per il partito? Per il “cerchio magico”? Per affari personali o per iniziare a edificare il castelletto dei fondi neri? Bobo Blues Maroni, al termine del direttivo leghista di via Bellerio, oltre a dare l’annuncio del voto favorevole all’arresto di Cosentino ha dichiarato che si è parlato anche dei presunti investimenti esteri. Parlato e basta. Nessun provvedimento, nessuna notizia in più. A meno che, come si usa in questo paese, Belsito non abbia effettuato gli investimenti a insaputa sua e del partito, giocando una sera al computer al videogame “Finanza creativa”, realizzato sotto la supervisione artistica di Giulio Tremonti. Ha cliccato su una icona sbagliata e i soldi sono volati a Cipro. E, tanto per continuare a parlare di fatti inspiegabili, che avvengono cioè a insaputa dei protagonisti, c’è da spendere qualche parola sul caso “montante” del sottosegretario alla presidenza del Consiglio CarloMalinconico. Dunque. Il dottor Malinconico, un po’ di tempo fa, decise di trascorrere qualche giorno di riposo presso l’hotel “Pellicano” di Porto Ercole, quello che il Sunday Telegraph aveva definito “uno dei più deliziosi piccoli hotel di lusso del mondo”. Non riuscendo a trovare una sistemazione, perché per soggiornare in quell’hotel occorre prenotarsi con un anno di anticipo, il sottosegretario Malinconico si rivolse ad Angelo Balducci, si, esatto, proprio il socio di Anemone e di Piscicelli, affinchè perorasse la sua causa. Detto fatto. In un amen il potente Balducci riuscì a trovare una sistemazione adeguata per il suo amico Carlo. La sorpresa arrivò, è lo stesso Malinconico a raccontarlo, nel momento in cui si presentò alla reception per pagare il conto. “Non si preoccupi – gli disse il concierge – è stato già saldato”. Malinconico insistette con tutte le sue forze per pagare di persona personalmente ma niente da fare, il portiere fu irremovibile. Carletto pensò perfino di allungargli una mancia in nero perché gli venisse concesso di saldare il conto con la sua carta di credito, ma ogni richiesta in tal senso venne sdegnosamente respinta dal responsabile della reception. La storia si ripetè altre due volte, alla terza Malinconico decise che non sarebbe mai più andato al “Pellicano”. Ora, quante volte è capitato a noi e a voi di andare in un hotel di lusso e trovare qualche anima santa che vi (ci) paghi il conto? A parte che, per quanto ci riguarda, in un hotel di lusso non sapremmo proprio come andarci, visto che gli unici nei quali siamo stati ospiti erano stati bombardati in precedenza, però a chi non piacerebbe svegliarsi una mattina in una suite principesca e sapere che ci sta soggiornando gratis? A chi non piacerebbe chiedere alla propria banca l’estratto conto perennemente in rosso e accorgersi che si è sopra di parecchie decine di migliaia di euro? A chi non piacerebbe visitare una casa davanti al Colosseo e apprendere durante la visita che quella casa ti appartiene? Chi te l’ha comprata? E che ti frega a te, l’importante è che sia tua. Insomma, dopo Scajola ecco Malinconico. Certo però che è strano. I nostri politici e i nostri tecnici al governo sono talmente indaffarati che non si rendono conto che intorno si vive una vita diversa da quella delle stanze di Palazzo Chigi, di Montecitorio, di Palazzo Madama e delle sedi delle segreterie dei partiti. Partono regali e nessuno sa chi li invia e per quale motivo. Porca puttana a noi non capita mai.
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