marrakech

Creato il 09 aprile 2011 da Plutoschi

è il tramonto, il cielo è riempito dai voli pindarici di piccoli volatili neri, simili ai protagonisti di un'antica stampa stilizzata giapponese. la città stessa, i muri, le strade, ogni mattone di argilla, emettono una tenue luce rossastra, riflesso dell'invadenza dell'arancione del sole che si insinua fra il blu del cielo.
la prima magica voce di un muezzin si alza da est, da uno degli innumerevoli minareti sparsi per marrakech. è profonda, forte, penetrante. tutto si calma, dentro e fuori di noi. è un momento estraneo a qualsiasi esperienza, ci si raccoglie, è mistico. la preghiera echeggia ora fra una moschea e l'altra, si propaga in una rete immaginaria tessuta sopra la città. le trombe cacofoniche sprigionano la potenza dei canti religiosi, sono minuti intensi.
lentamente volgo lo sguardo verso la cancellata che si staglia sul cielo. questo canto, questa preghiera, così viscerale, pervade tutto. si insinua anche dove non la si vuole, racchiude tutto, ti imprigiona.
è la potenza dell'Islam, fiero, radicato, millenario, dagli incredibili apici culturali e spirituali. invasivo, prepotente, che non ammette altro che se stesso.
è la doppia natura di questa cultura, il canto dei muezzin è al contempo un dono che ti arricchisce, che scandisce il tempo e la giornata, che affonda la vita della gente in profonde radici storiche, ma è anche imposto, non curante della libertà degli individui, è una gabbia.
nel momento stesso in cui il canto si disperde il sole tramonta definitivamente, quasi gli fosse stato ordinato, e gli uccelli tutti si posano sugli alberi a rendere omaggio ad Allah.

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