La guida diceva Ci sono città che si visitano e altre in cui ci si perde. Bene, a Marrakech ci si perde. Forse noi che veniamo da Torino, abituati a strade che si intersecano ad angolo retto, saremo anche un po' più balenghi di tutti gli altri, ma sfido chiunque a districarsi tra quel labirinto di vicoli e vicoletti che costituiscono il cuore della medina.
Tanto per cominciare, sui cartelli stradali, quando ci sono, è inutile fare affidamento.
e in quanto a punti di riferimento, sappiate che tutti i muri hanno stesso colore, una via di mezzo tra l'ocra e il rosa,
che le porte sono una diversa dall'altra ma al momento buono sembrano tutte uguali
che anche dove uno meno se l'aspetta ci si può imbattere in un ristorante,
che non sempre si riesce a distinguere l'ingresso di una catapecchia a da quello di un lussuoso riad, o di un'agenzia immobiliare o di chissà quale esercizio pubblico
La situazione tende a complicarsi ulteriormente quando ci si rende conto che occorre anche destreggiarsi in mezzo al traffico di biciclette motorette e carretti tirati da un cavallino o più facilmente da un asino.
Ma non è il caso di farsi prendere dallo sconforto, che in un modo o in un altro la strada si ritrova sempre. Piuttosto è fondamentale, per uscire indenni dalla medina (o anche semplicemente per uscire) tenere bene a mente che in materia di traffico vige la legge del più forte: il pedone deve cedere il passo alle biciclette, le quali lo cedono ai motorini, i quali lo cedono ai carretti. Il carretto trainato a braccia ha la precedenza su tutti e quando il vicolo troppo stretto ostacola l'inversione di marcia tutti danno una mano affinchè l'operazione si svolga senza danni per la merce trasportata. Naturalmente tra gli imperativi categorici che il turista deve rispettare inderogabilmente se ha a cuore la sua incolumità, c'è quello di fare ben bene attenzione a non calpestare la frutta e la verdura che il venditore ha disposto in bella mostra sul selciato