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Marsili, il gigante addormentato nel mar Tirreno

Creato il 26 febbraio 2014 da Extremamente @extremamentex

Un gigante addormentato, ma pur sempre minaccioso. E se mai un giorno dovesse risvegliarsi, potenzialmente catastrofico. Questo è il Marsili, l’enorme vulcano che giace sui fondali del Mar Tirreno, tra Calabria e Sicilia. Un recente studio internazionale, condotto dagli esperti dell’Istituto per l’ambiente marino costiero del CNR di Napoli e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha svelato infatti la reale pericolosità di questo ospite indesiderato.

Marsili, il gigante addormentato nel mar Tirreno

IL MARSILI È IL PIÙ GRANDE VULCANO D'EUROPA

La ricerca, accettata dalla rivista scientifica Gondwana Research, è il risultato di 8 anni di analisi, iniziate nel 2006 a bordo della nave oceanica “Universitatis” che ha raccolto dati su questo vulcano sottomarino, il più grande d’Europa. “È un edificio massiccio e allungato, che molto assomiglia ai grandi rilievi sottomarini che costituiscono le dorsali oceaniche”, conferma Sabrina Mugnos, geologa, giornalista free lance e divulgatrice scientifica in tv e sul web (www.sabrinamugnos.com).

I numeri del Marsili sono impressionanti. “È lungo circa 70 km e largo 30, copre un’area di circa 2100 km quadrati ed occupa un volume di 3000 km cubici. Un colosso, insomma, che se ne sta adagiato a circa tre chilometri e mezzo sul fondo del mare spingendo il suo “naso” fino a poco più di 500 metri dal pelo dell’acqua.”

Anche la Mugnos, insieme al collega Guido Ventura, Primo Ricercatore presso l’INGV di Roma, uno tra i massimi esperti del settore nel nostro Paese, ha appena concluso una ricerca su questo gigante. Il loro interesse si è focalizzato sul Marsili, ma non solo: nel Tirreno esistono altri grandi vulcani ancora poco studiati, dal Vavilov al Magnaghi, e poi gli altri minori come Palinuro, Glauco, Eolo, Sisifo, Enarete. Tutti meritevoli di attenzione.

Nel caso del Marsili,  in particolare, andava stabilito lo stato di quiescenza: c’è una bella differenza tra un vulcano spento e uno solo addormentato. In base all’ipotesi più accreditata dalla comunità scientifica, questo mostro sottomarino risultava inattivo da 100 mila anni. Un dato, oggi, smentito: è invece ancora in attività. Spiega Sabrina Mugnos: “Per attività non s’intendono eruzioni in corso, dal momento che queste, almeno ad oggi, sono assenti, ma anche se possiede il potenziale per scatenarne ancora.

Fino qualche anno fa gli indizi più forti di un’attività ancora presente erano le tracce di fenomeni idrotermali, ovvero manifestazioni causate dalla circolazione di fluidi caldi nell’interno dell’edificio. Ma dal momento che nessuna bocca è mai stata colta nell’atto di eruttare qualsivoglia sostanza, la conferma non si è mai avuta ed è stata sempre sostenuta da studi indiretti di geofisica, sismica e gravimetria. Lo studio del CNR ha segnato una svolta importante.”

Marsili, il gigante addormentato nel mar Tirreno

LA GEOLOGA SABRINA MUGNOS

Durante la missione, infatti, i ricercatori hanno effettuato un carotaggio nei sedimenti sottomarini del settore centrale del Marsili, a 839 metri di profondità. I risultati non sono stati rassicuranti. ” È stata evidenziata la presenza di due livelli di ceneri vulcaniche dello spessore di 15 cm e 60 cm. Datate con il metodo del Carbonio 14 , applicato sui fossili contenuti nei sedimenti intercalati ai livelli vulcanici, si è scoperto che risalgono a 3000 e a 5000 anni fa. Per tanto,  il Marsili ha eruttato esplosivamente in tempi storici. Si ritiene, quindi, che il vulcano sia da inserire nella lista di quelli attivi nel nostro paese, al pari di Vesuvio, Campi Flegrei, Stromboli, Etna, Vulcano, Lipari”, dice la geologa.

Dunque, verso 1000 a.C. le popolazioni che abitavano lungo le coste dell’odierna Calabria e della Sicilia hanno assistito ad un fenomeno sconvolgente e drammatico, che può aver distrutto intere comunità insediate sui litorali. Quel mare, dal quale traevano fonte di sostentamento attraverso la pesca, potrebbe essere diventato all’improvviso nemico, spazzando via in pochi istanti vite umane e villaggi con onde alte come palazzi. Insomma, un maremoto. Un’eventualità che potrebbe ripetersi.

“Ora sappiamo che abbiamo un vulcano attivo più grande dell’Etna sommerso a poche decine di chilometri dalle coste, che potrebbe produrre nuove eruzioni di tipo esplosivo.  Ciò che preoccupa non sono le eruzioni in sé, che comunque avverrebbero negli abissi a 500 metri di profondità, quanto il fatto che i versanti di questi edifici sono instabili, a causa dell’azione erosiva dell’acqua di mare e della circolazione interna di fluidi.

Quindi sono soggetti a franare ed una frana di grandi proporzioni sotto il mare potrebbe causare onde di tsunami che, sul nostro piccolo mare, peraltro privo di un sistema di preallarme, colpirebbero in pochi minuti le coste. Ma non si possono fare previsioni: potrebbe accadere domani, oppure mai“, afferma Sabrina Mugnos

Marsili, il gigante addormentato nel mar Tirreno

L'ERUZIONE DEL VESUVIO NEL 1944


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