Pirandello e Marta Abba si conobbero a metà degli anni ‘20 e la giovane interprete, presto scritturata dal drammaturgo già quasi sessantenne, lo conquistò “fino a identificarsi in una immagine vivente del teatro pirandelliano: il successo dell’uno sarebbe stato il successo dell’altra” [fonte]. Pirandello scrisse per lei Diana e la Tuda (1926), L’amica delle mogli (1927), Trovarsi (1932), ma la Abba fu interprete anche dei suoi massimi capolavori (tra i quali Così è se vi pare e Sei personaggi in cerca d’autore).
Tra i due artisti esiste un celebre, ampio carteggio che la Abba, nell’ultimo periodo della sua vita, donò all’Università di Princeton e che è stato pubblicato in tempi relativamente recenti (Lettere a Marta Abba, Mondadori; Lettere a Luigi Pirandello, Mursia). Il carteggio consente non solo di esplorare la relazione tra l’attrice e il drammaturgo, ma anche di comprendere meglio quale rapporto il drammaturgo avesse con il suo pubblico, la società del tempo e il regime fascista. Alcune lettere di Pirandello a Marta Abba si trovano in rete; da questa pagina potete accedere a otto lettere scritte tra il 4 e il 13 luglio 1928.
Per le informazioni biografiche vi rimando a Sipario e Wikipedia. Qui vorrei pubblicare una rarità: un estratto da un lungo articolo scritto da Marta Abba e pubblicato su Il Dramma nel 1931. Lo metto a disposizione con intenti divulgativi e informativi. Chiunque dovesse ritenere che ciò costituisce una violazione dei suoi diritti, mi contatti. Grazie.
Un’attrice allo specchio, di Marta Abbada Il Dramma – Anno VII – n. 125 – 1 novembre 1931
Marta Abba sulla copertina
de Il Dramma
Il poeta ha per materia le parole; lo scultore, il marmo e il bronzo; il pittore, i colori e la tela; il musicista, i suoni e gli strumenti. La materia dell’attrice è se stessa. Per realizzare un’immagine, un ritratto, un sentimento l’attrice opera sopra se stessa. E’ lo strumento musicale della sua musica interiore; si scolpisce, si dipinge, si modella da se stessa. In questo terribile e angoscioso lavoro è la sua gloria e la sua pena maggiore. Ogni sera diversa, ogni giorno mutata, ogni istante dissimile. Oggi eroina d’amore e domani miserevole peccatrice; ieri nutrita di sentimenti antichi, oggi dilaniata da passione moderna; fantasma senza carne in una invenzione poetica e, poi, creatura tutta nervi e sangue in una commedia realistica; fantoccio grazioso nelle favole impossibili, ma reali, e, subito dopo, brutale groviglio d’istinto e di perversità nelle tormentose vicende della nuda umanità. Madre e amante, figlia e sorella, sposa e compagna, amica e demonio, dea e regina, l’attrice tutte le anime infinite, diverse, misteriose e profonde deve avere della donna. E docile, essere, duttile, pieghevole sotto il giogo delle mille coscienze che la sua, timida e devota, accoglie ogni giorno. […]
Marta Abba con Pirandello
Io vivo soltanto di teatro e per il teatro: il resto non mi interessa se non quando può darmi un mezzo di più per esprimere un lato della verità che chiarifichi e depuri la mia sensibilità di donna. Ma non rinunzio ad essere donna; anzi, cerco in tutti i modi di essere donna nel più infinito, ampio e molteplice significato che ha questa oscura parola; ma donna completa nel teatro, anche se, poi, avverrà che nella vita monca ed imperfetta sarà la mia sensitiva anima femminile.Sarà questo il mio modo di essere attrice: vivere nel teatro tutto ciò che la vita mi vieta, tutte le passioni che la realtà non mi concede, tutte le grandezze eroiche, le colpe fatali, le illusioni amare, le gioie sublimi, i sogni, le chimere, le speranze e le certezze che a me, donna, debbono, forse per sempre, essere negate.
Chi ha detto che una attrice debba « fare esperienza » per creare un personaggio sulla scena? L’arte è frutto d’intuizione. Ed a me è bastato sempre intuire. L’esperienza non è mai altro che la prova di un’intuizione. […]
L’arte dell’attrice è ancora un mistero per tutti e maggiormente per l’attrice: un mistero che si può soltanto spiare, ma non svelare. Quando l’attrice sente una data forma, vaga e senza consistenza, germogliare dolorosamente sulla sua sensibilità, è perchè deve dare a questa sua sensibilità un aspetto nuovo, una nuova verità. Sarà ciò che noi chiamiamo l’istinto del teatro, sarà un sesto senso che noi abbiamo: non so. Ma so, chiaramente e senza dubbi, che lasciandomi guidare da questi presentimenti io potrò divenire attrice vera e completa.
Marta Abba