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Marta Leonori non ci cascare! Assessore al commercio e sindaco possono entrare nella storia riformando il settore dei cartelloni. Ma il PD ha pronta un'ennesima trappola

Creato il 29 luglio 2014 da Romafaschifo
Marta Leonori non ci cascare! Assessore al commercio e sindaco possono entrare nella storia riformando il settore dei cartelloni. Ma il PD ha pronta un'ennesima trappola

Marta Leonori non ci cascare! Assessore al commercio e sindaco possono entrare nella storia riformando il settore dei cartelloni. Ma il PD ha pronta un'ennesima trappola

Le immagini della manifestazione silenziosa di ieri in Consiglio Comunale. I cittadini e i comitati che lottano dal 2010 contro la malavita cartellonara romana hanno indossato le magliette "Roma vuole il Prip della Leonori". Per significare che in Aula il Prip deve passare senza modifiche

Rush finale per il Piano Regolatore degli Impianti pubblicitari in Campidoglio a margine della discussione del Bilancio della città. Una battaglia, per noi e per mille altre realtà civiche, che dura dal 2010. Oltre 4 anni di lotta per arrivare a questo punto, immaginatevi che ansia. Se passerà un piano regolatore di qualità, la città potrà entrare in Europa per quanto riguarda gli impianti pubblicitari. Se passerà un piano regolatore pasticciato - quello che vuole parte del PD, e ovviamente anche l'opposizione - allora saremo condannati per altre due generazioni allo schifo che vediamo oggi.
Marta Leonori, deputata che è si è dimessa da Montecitorio per venire a fare l'Assessore al Commercio a Roma, dopo la figura terribile sui camion-bar (le sue corrette scelte sono state impallinate dal Consiglio), ha davvero la possibilità di entrare nella storia della città.I problemi all'orizzonte fino a ieri erano tre. 1. Il piano regolatore potrebbe essere stralciato dal Bilancio per essere poi discusso in seguito, domai o ad ottembre.2. Il piano regolatore potrebbe essere reso artatamente impugnabile al TAR inserendovi una clausola di salvaguardia - palesemente illegale - per alcune ditte "virtuose" (in realtà non è tale neppure una ditta a Roma, vista la situazione di malavita diffusa del settore).3. Il piano regolatore potrebbe essere inquinato con delle norme che impediscano al piano regolatore stesso di generare servizi di qualità per la città: bike-sharing, segnaletica, toilette pubbliche, mappe turistiche, manutenzione del verde ed ogni altro tipo di progetto speciale.
Marta Leonori non ci cascare! Assessore al commercio e sindaco possono entrare nella storia riformando il settore dei cartelloni. Ma il PD ha pronta un'ennesima trappola

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Di questi tre spauracchi i primi due sembrano scongiurati. Il Prip si dovrebbe discutere. E solo un pazzo (sarebbe un boomerang terribile per Giunta e Sindaco) potrebbe pensare - specie dopo il polverone a seguito dell'emendamento-porcata del PD a favore di bancarellari e camion-bar - di infilarci dentro un emendamento che per fino l'Avvocatura Comunale ha già considerato illegale.Resta dunque il terzo punto. Pericolosissimo. il Prip potrebbe passare, ma in extremis ci potrebbe essere qualcuno (qualcuno a caso, vedasi l'emendamento-porcata di cui sopra, appunto) pronto ad inserirvi una polpetta avvelenata in modo da rendere il Prip inefficace per produrre servizi e aumentare la qualità della vita di tutti noi. In barba a tutte le best practices internazionali (su tutte quella di Parigi, città che fino a qualche decennio fa era nelle stesse condizioni di Roma e che poi è stata sistemata tanto da essere ancora oggi un caso di studio), Roma potrebbe essere l'unica città in cui il settore dell'advertising outdoor - come succedeva trent'anni fa - serve a piazzare cartelloni sui marciapiedi e basta, senza dare nulla in cambio ai cittadini. Vogliono insomma rendere impossibile il bike-sharing. E soprattutto vogliono rendere poco appetibile la città alle grandi società internazionali che si occupano di questo settore. Peccato che le grandi società operano in tutte le capitali occidentali, in maniera esclusiva. A Berlino, a Londra, a Madrid, a Lisbona, a Parigi operano, rispettivamente, tre o quattro società. Sempre le stesse grossomodo. Roma fa storia a se: 400 ditte, una peggio dell'altra, una più cafona dell'altra, una più scalzacane dell'altra. La pubblicità esterna è un servizio a rete, una sorta di monopolio naturale. E' naturale, ad esempio, che i pali della luce siano gestiti tutti dalla stessa società (nel nostro caso Acea), nessuno grida al monopolio, nessuno chiede che a 400 aziende elettriche venga lasciato uno spazietto per lavorare alla bell'e meglio, nessuno spinge affinché ogni palo sia gestito da una società diversa (con magari luci diverse, lampade diverse, altezze diverse, materiali del palo diversi e via via pasticciando). Ecco, lo stesso è per i cartelloni. Ecco perché è assurdo parlare di monopolio o di multinazionali. Basterebbe aprire gli occhi e vedere cosa succede in tutto (tutto!) il resto del mondo. 
Marta Leonori non ci cascare! Assessore al commercio e sindaco possono entrare nella storia riformando il settore dei cartelloni. Ma il PD ha pronta un'ennesima trappola

Marta Leonori non ci cascare! Assessore al commercio e sindaco possono entrare nella storia riformando il settore dei cartelloni. Ma il PD ha pronta un'ennesima trappola
Ma le cose che funzionano danno fastidio e non servono a chi ci amministra. Se il tuo interlocutore è una dittuncola di "imprenditori" (virgolette d'obbligo) romani il coltello dalla parte del manico ce l'hai tu, politicuccio da strapazzo. Puoi chiedere piaceri, puoi chiedere che per quell'appalto venga usata quella ditta di persone cui devi un favore, puoi segnalare quella data persona per un'assunzione. Tutte cose che sono impensabili quando l'interlocutore è una grande società di professinisti che opera in tutto il pianeta. Ecco perché a Roma operano 400 ditte di affissioni mentre a Londra ne operano 4. E' facile da spiegasi, ma ora la Giunta, finalmente, vuole mettere la parola fine a questo schifo. E Marta Leonori e Ignazio Marino sono pronti ad entrare nella storia.Marta Leonori per aver riformato un settore che pareva irriformabile. Ignazio Marino perché se il dispositivo passerà senza polpette avvelenate (con la scusa risibile, magari di tutelare il centro storico mettendolo sotto un vincolo che renderebbe impossibile ogni progetto di qualità) ne potrà scaturire un clamoroso schema di bike-sharing (330 stazioni) che cambierà letteralmente faccia alla città dal punto di vista della mobilità. Una occasione che passa una volta nella vita ad un sindaco, ad un assessore, ai cittadini.Ora la nuova scusa della banda-del-PD per impallinare l'efficacia del Prip è la tutela della città storica. Vogliono infatti eliminare qualsiasi deroga all'installazione di impianti pubblicitari in centro. Anche se questi impianti fossero dedicati esclusivamente a progetti smart come il bike-sharing. Oggi, ad esempio, abbiamo i 4x3 (i 4x3, sì) a Via Emanuele Filiberto o a Via Liguria a tre passi da Via Veneto, abbiamo i 3x2 a Via Labicana o a Viale Trastevere e mille altri cartelli orrendi e soprattutto inutili per i cittadini, che non danno nulla in cambio: pensate agli indicatori delle strade o agli orologi (su Via Nazionale ce ne saranno tre dozzine e migliaia nel resto della città storica). Domani tutto questo dovrebbe sparire, al posto di questi mq di schifo una quantità molto inferiore di mq solo con impianti di qualità e di design atti a remunerare il servizio di bike-sharing. Ed ecco che qui scatta la trappola: secondo la banda, nel centro storico non ci deve essere neppure un impianto pubblicitario. E' un emendamento facile, colpisce l'immaginario, è semplice da somministrare all'ultimo minuto e da far votare: "ehi, noi vogliamo che in centro non ci siano cartelloni commerciali". E chi ti dice di no!? Chi è che non ci casca!?  Peccato che sia un trappolone che la metà basta. 
Marta Leonori non ci cascare! Assessore al commercio e sindaco possono entrare nella storia riformando il settore dei cartelloni. Ma il PD ha pronta un'ennesima trappola
Scelta scellerata perché rende antieconomico qualsivoglia progetto speciale (e la città ne ha un bisogno folle!), ma perché soprattutto esclude dalla comunicazione commerciale, istituzionale, civica una enorme quantità di cittadini. La pubblicità esterna è in primis un servizio di comunicazione, se gestita opportunamente. Un servizio usato dalle aziende inserzioniste, ma anche dalla pubblica amministrazione. Esempio: se sono un cittadino che abita in centro e che frequenta solo il centro, secondo gli amministratori che vogliono castrare il Prip io no dovrei vedere mai un impianto pubblicitario, non dovrei mai venire colpito da questo tipo di comunicazione. Perdendomi così una vastissima gamma di informazioni che potrebbero andare dagli sconti su un determinato articolo al centro commerciale su su fino alla comunicazione istituzionale di questo o di quel ministero. Ne sarei completamente all'oscuro. Una scelta che, infatti, non esiste in nessuna città del mondo. Esiste, ad ogni buon conto, il modello Parigi che è già fatto, funziona, è operativo e genera tantissime risorse per la città e tantissimi servizi per l'amministrazione. Oltre a produrre una quantità enorme di posti di lavoro per tutti coloro che lavorano non tanto nella cartellonistica quanto nel bike-sharing. Nei centri storici tutto si può fare, l'essenziale è che sia ben fatto. Ci possono essere auto, basta che siano governate in un certo modo; ci può essere transito di vetture basta che sia fatto in un certo modo; ci possono essere architetture nuove e trasformazioni urbane (pensiamo all'Ara Pacis, alla Teca di Desideri del Palazzo delle Esposizioni o al nuovo edificio di Via Giulia di cui parleremo domani) basta farle cum grano salis; e ci possono essere anche impianti per le informazioni pubblicitarie (commerciali e istituzionali) basta che la cosa sia fatta con criterio. Vietare in toto è una mentalità soprintendenziale morta e sepolta. Utile solo a chi vuole strumenti per tenere alla larga imprenditori seri, che in una città con vincoli assurdi non investirebbero mai. E allora ecco l'ulteriore elemento nelle mani di Leonori & Marino: un Piano regolatore privo di scherzi e efficace è in grado di generare alcune centinaia di nuovissimi posti di lavoro. Tutto questo si può vanificare se passeranno i vincoli per la città storica che bloccheranno tutta la progettualità e se passerà l'idea di giocarsi i bandi di gara con 10 lotti tutti uguali e omogenei a chi offre di più: si rischia di finire solo a concedere spazi per la cartellonistica mentre la sfida dovrebbe essere quella di cambiare faccia alla città con progetti di ampio respiro. Questi progetti però le ditte romane (non c'è nulla di più cialtrone e sciatto al mondo, credeteci!) non sono all'altezza di farli e dunque chi difende questa gente punta a fare di tutto - a danno dei cittadini - affinché questi progetti di qualità siano impossibili da fare "per legge". Affinché le grandi società siano disincentivate dal venire ad investire a Roma, con tutti i danni per la città possibili e facilmente immaginabili.Insomma alla portata ci sono:tanti più soldi in tasca al Comunetanti posti di lavorotanti servizi per i cittadini a costo zero per il Comunetanti problemi di sicurezza stradale (in questi anni ci sono stati diversi morti per i cartelloni abusivi) che si risolvonoeliminazione di un covo di malaffare, di collusione, di connivenzaCosa altro ci vuole per convincere tutta la maggioranza compatta a votare il Prip senza tentare scioccamente di inquinarlo? Sarebbe imperdonabile davvero. 

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