Cercando altro, l’altro giorno mi sono però imbattuto in un suo scritto illuminante; è del 2007:
Se Erdogan fino a questo momento è riuscito a camuffare così bene quello che sta combinando nel Paese, è perché dal punto di vista economico la sua politica è stata all’insegna di un sano liberalismo, che per il Paese è equivalso a una specie di rivoluzione. I primi a cascarci sono stati gli elettori. Concordo infatti in pieno con Lino quando scrive che il 47% della gente che ha votato Akp non sono tutti fanatici i iper religiosi. C’è tutta una media borghesia che in musira minore o maggiore ha tratto benefici da questi primi quattro anni e mezzo di Erdogan e gli ha ridato fiducia. A che prezzo purtroppo lo vedremo fra non molti anni
Qualcuno potrebbe obiettare: ma aveva ragione, ha compreso per tempo i rischi per la democrazia turca. Beh, no: in effetti questo scritto dimostra altro; dimostra che lei ha deciso già nel 2007 (o anche prima) che Erdoğan è cattivo e quindi – per tutto questo tempo – ha selezionato fattarelli e notiziole utili a screditare l’Akp, ha oscenamente e quotidianamente agitato lo spauracchio dell’islamizzazione (termine di cui non sono mai riuscito a determinare il concreto significato), ha passato sotto silenzio o ridimensionato gli straordinari risultati ottenuti in termini di sviluppo economico e democratizzazione, immagino abbia esagerato a dismisura la portata degli eventi del parco Gezi e di piazza Taksim, ha fatto di tutto per far credere – a volte inventando fatti di sana pianta, come l’alleanza con l’Iran – che “aveva ragione”.
Che poi, secondo gli ultimi sondaggi decine di milioni di elettori turchi ci “ricascheranno” ancora: per la quarta volta, con buona pace delle marteottaviani.