Curiosity - sol 45 Monte Sharp
Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS
E' sabato mattina, mi alzo e mi preparo una bella tazza di caffè. Come sempre accendo il computer per leggere le ultime notizie e fare il consueto tour tra i siti scientifici alla ricerca dell'ultima scoperta.
Digito www.nasa.gov e non appena il browser carica la home page, ho un sussulto: tra le sei top news in alto a sinistra spicca un panorama del monte Sharp ottenuto con le immagini di Curiosity.
Al momento, il sito NASA si presenta così
ma questa mattina l'immagine sopra la scritta "Mount Sharp" era in realtà quella presente in apertura dell'articolo, con un bel cielo azzurro di sfondo (visibile nella home page www.jpl.nasa.gov)
Forse, si è scelto in seguito di modificare l'immagine in preview e di utilizzare la versione con colori standard per evitare confusione e possibili allarmismi in rete in merito al colore del cielo di Marte.
Il mosaico è stato ottenuto con le immagini della MastCam 100 (MastCam right), durante il sol 45 (20 settembre 2012).
Come cita l'articolo, nell'immagine è stato operato un bilanciamento del bianco per mostrare il paesaggio in condizioni di illuminazioni terrestri: questo fa apparire il cielo un po' troppo blu per gli standard marziani ma offre un grande aiuto agli scienziati per identificare i materiali rocciosi in base alla loro esperienza qui sulla Terra.
Quello che mi ha colpita, in effetti, non è stato vedere il cielo blu che sappiamo bene come si ottiene lavorando sulle immagini dei rover ma una simile elaborazione pubblicata dalla NASA. Sarà merito degli ultimi risultati delle analisi sul campione di polvere della roccia John Klein ma di certo non ricordo di aver mai visto un image processing di questo tipo. Il live motive è piuttosto quello di presentare al pubblico un Marte visto con occhi umani piuttosto che dal lato scientifico.
Sulle nostre pagine abbiamo più volte ribadito che c'è una diversità abissale tra i colori che vedrebbe un essere umano su Marte e quelli percepiti dai sensori dei rover. Inoltre, queste missioni sono missioni scientifiche, per cui le foto inviate dalle sonde e dai rover prima di esser belle cartoline, sono innanzitutto materiale di studio.
Se vogliamo mostrare l'ambiente marziano così come potrebbe essere percepito dai primi avventurieri che metteranno piede sul suolo del pianeta, allora parliamo di immagini in Natural Color, una modalità visiva peraltro soggettiva.
L'occhio umano percepisce ed interpreta infatti, un certo numero di lunghezze d'onda (spettro della luce visibile), a differenza della capacità percettiva della fotocamera dei rover che è in grado di rilevare variazioni cromatiche anche in infrarosso ed ultravioletto che il nostro occhio non è in grado di apprezzare.
In base ad una serie di valutazioni ambientali, il natural color di Marte è tendenzialmente un rosso/arancione.
Un uomo su Marte vedrebbe effettivamente un mondo meno luminoso, una predominante cromatica rosso/arancio con una opacità atmosferica in alcuni casi rilevante; una visione con poco contrasto ed una maggiore omogeneità cromatica.
Una situazione simile al crepuscolo terrestre in cui i colori sono meno definiti, il verde delle piante in lontananza tende al nero, così come l'acqua di un lago o del mare. La percezione aumenta solo vicino a noi e ciò che riusciamo a distinguere maggiormente, sono in realtà i colori artificiali che ci circondano: un palazzo, una automobile, un'insegna... ma se fossimo immersi nella natura, piomberemmo in un mondo tendenzialmente monocromatico.
Ma le nostre elaborazioni hanno sempre avuto uno scopo: capire cosa c'è su Marte e quindi dettagliare e distinguere i particolari presenti nelle immagini inviate a Terra.
Il ccd dei rover è di per sé decisamente più sensibile dei nostri occhi così, in realtà stiamo già guardando un paesaggio molto più illuminato rispetto ai nostri standard.
Ma i colori su Marte ci sono tutti, variegati come sulla Terra, indipendentemente dal fatto che un essere umano sul Pianeta Rosso riesca percepirli o meno.
In un breve post di riflessione, avevamo scritto:
Il nostro obiettivo è rendere le foto leggibili, ossia dettagliate e diversificate e quindi confrontabili con quanto conosciamo sulla Terra.
Ma quanti colori ci sono su Marte? Tutti, tanti quanti i nostri occhi riescono a percepirne sulla Terra, basta solo riuscire a tirarli fuori!
In fondo è un po' come lavorare con i filtri per differenza: su Marte è la luce ambientale ad aggiungere un filtro naturale alla fotografie.
D'altra parte, che utilità avrebbero le immagini di queste missioni e soprattutto quelle ravvicinate del MAHLI omogenee ed arancioni? Nessuna, da un punto di vista scientifico.
Curiosity sol 84 85 MAHLI anaglyph 3825 x 2121
"Courtesy NASA/JPL -Caltech" processing 2di7 & titanio44
Il monte Sharp, chiamato anche Aeolis Mons, è altamente stratificato e s'innalza per oltre 5.000 metri al centro del Cratere Gale. Sarà la destinazione finale della missione ma per ora, Curiosity continuerà a lavorare ancora per diverse settimane nell'interessantissima area di Yellowknife Bay, dove le prime analisi hanno già evidenziato un clima passato favorevole alla vita microbica.