Queste immagini sono state scattate dalla camera HiRISE montata sulla sonda MRO (Mars Reconnaissance Orbiter). Credit: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona
Ricordate il flyby della cometa Siding Spring, attorno a Marte avvenuto il 19 ottobre del 2014? Le sonde e i rover marziani sono sopravvissuti indenni al passaggio ravvicinato di C/2013 A1, arrivata a 200 mila km/h e a soli 140 mila chilometri dalla superficie del Pianeta rosso. Nessuna delle sette missioni, gli orbiter MAVEN, Odissey, MRO, Mars Express, MOM e i robot Curiosity e Opportunity, hanno per fortuna subito danni. Lo stesso non si può dire per il pianeta Marte, mandato temporaneamente in tilt proprio dalla cometa, anzi dal suo potente campo magnetico.
Proprio qualche settimana prima del famoso e pericoloso “incontro”, la sonda della NASA Mars Atmosphere and Volatile Evolution si era posizionata sull’orbita marziana e poco prima del flyby molti dei suoi strumenti sono stati spenti rispettando il protocollo di sicurezza che la situazione richiedeva. Molti, ma non il magnetometro (MAG) di MAVEN con il quale i ricercatori hanno approfittato del passaggio per osservare da un posto in prima fila il raro evento. Lo strumento è stato progettato proprio per effettuare misure del vento solare e del campo magnetico. Insomma un’occasione irripetibile per studiare il caos che una cometa provoca quando passa così vicino a un pianeta con un debolissimo campo magnetico come Marte. Certo, gli effetti sono stati temporanei, ma le “cicatrici” ci sono, eccome!
Gli esperti del Goddard Space Flight Center della NASA credono che l’incontro ravvicinato abbia spazzato via la parte alta dell’atmosfera di Marte, cosa che di solito ci si aspetta da una potente tempesta solare. Perché? Sappiamo che, a differenza della Terra, il quarto pianeta del Sistema solare ha uno “scudo” magnetico decisamente debole. Certo, l’atmosfera del pianeta offre una certa protezione, ma non come quella che abbiamo qui sulla Terra. Anche la cometa è avvolta dal suo personale campo magnetico, decisamente potente e che è creato dall’interazione dal del vento solare con il plasma generato nella chioma – cioè l’involucro di gas che circonda il nucleo della cometa riscaldata dal Sole.
Come detto, Siding Spring è passata a soli 140 mila chilometri da Marte: per diverse ore la chioma della cometa ha travolto l’atmosfera marziana arrivando davvero vicino alla superficie. Una marea invisibile di particelle cariche temporaneamente fuse con il campo magnetico del pianeta.
L’incontro ravvicinato tra la cometa Siding Spring e Marte ha sferzato il pianeta con minuscoli ma velocissimi frammenti di polvere della chioma – pallottole vaganti a 56 km al secondo. Il potente campo magnetico della cometa si è temporaneamente fuso con quello più debole di Marte. Crediti: NASA/Goddard
Jared Espley, del team scientifico di MAVEN, ha spiegato: «L’azione principale ha avuto luogo durante avvicinamento della cometa, ma la magnetosfera del pianeta ha cominciato a sentire alcuni effetti non appena ha incontrato il bordo esterno della chioma della cometa». Per questo nei primi momenti i cambiamenti sono stati quasi impercettibili. Poco dopo i tecnici hanno avvertito qualcosa di diverso: alcune regioni della magnetosfera marziana hanno iniziato a riallinearsi per puntare in direzioni diverse. Insomma, è stato prodotto quasi uno strappo nel campo magnetico di Marte.
Per saperne più:
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Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni