Martin (1976)

Da Babol81
Essendo appassionata di cinema mi capita spesso di leggere su riviste, libri e siti trame o retroscena legati ad alcuni film che in qualche modo accendono la curiosità più di altri. E' sicuramente il caso di Martin, diretto nel 1976 dal regista George Romero e arrivato in Italia e in Europa col titolo Wampyr, rimontato da Dario Argento e con la colonna sonora dei Goblin.

Trama: Martin è un ragazzo disturbato che prima narcotizza le donne e poi beve il loro sangue. Il vecchio zio lo ritiene un vampiro ma su di lui i metodi tradizionali non funzionano...

Essendo a conoscenza della versione curata da Argento, ho tirato un sospiro di sollievo nello scoprire che il mio DVD, pur essendo italiano, contiene il film distribuito nel mercato USA. Non per altro, adesso infatti sarei curiosa di vedere com'è stata rimontata la pellicola e di sentire lo score dei Goblin, ma come primo impatto desideravo guardare il "vero" film com'era stato concepito da Romero, visto che, dichiaratamente, è il preferito dal regista tra quelli da lui girati. Ed effettivamente questo Martin è un horror atipico, che reinventa la figura del vampiro attualizzandola e privandola di quell'aura di fascino romantico e sensuale che l'ha caratterizzata sin dai tempi di Bram Stoker. Il protagonista infatti è Martin, uno schivo e silenzioso adolescente (o poco più) che ama bere il sangue delle donne ma è assolutamente privo di tutti quei poteri che la tradizione ascriverebbe ai vampiri, canini appuntiti compresi. La sua vita è fin troppo reale, squallida e solitaria; nel suo mondo "la magia non esiste" se non nelle sue romantiche fantasie da film in bianco e nero, nelle quali lui è l'affascinante vampiro desiderato da vittime adoranti e inseguito da folle inferocite. Ai vampiri letterari e cinematografici basta schioccare le dita per avere nel letto le donne più belle del mondo mentre per il povero Martin il sesso, o meglio la "sexy stuff", è qualcosa di misterioso, frustrante e che fa paura anche più del rischio di essere scoperto, imprigionato o ucciso. Impossibilitato a vivere la normale esistenza di un adolescente a causa della sua insana passione per il sangue, il ragazzo è costretto a sfogarsi per telefono con un deejay che, appioppandogli il nome di "Conte", lo tratta come un fenomeno da baraccone, mentre sulla porta di camera sua attende come un falco lo zio Cuda, impastato di timori superstiziosi e convinto di avere in casa Nosferatu in persona. Completa il quadro la triste cugina Christine, insoddisfatta della propria vita tanto quanto Martin e tutta una ridda di varia e squallida umanità composta da mogli sole e fedifraghe, mariti violenti ed egoisti, drogati, barboni e potenziali violentatori di donne. Insomma, Martin più che un horror tout court è una deprimente riflessione sulla bigotta e fasulla piccola borghesia americana.

Romero, da par suo, non fa sconti né ai personaggi, quasi tutti ridicoli e negativi, né allo spettatore. Risulta infatti impossibile, nonostante il suo "vizietto", non parteggiare per Martin, mentre il piglio grottesco con cui viene tratteggiato lo zio, armato di aglio, croci, esorcismi e chi più ne ha più ne metta, fa ridere tanto quanto il teatrale scherzone che gli gioca il nipote ad un certo punto del film... per questo il finale, repentino ed inaspettato, arriva come una doccia fredda ed è più scioccante dell'intera pellicola. Oltretutto, l'abilità del regista sta anche nello sviare lo spettatore perché, per esempio, io ho inteso i surreali flash in bianco e nero immaginati dal protagonista come semplice frutto della sua fantasia, ma non è detto che non siano invece ricordi di un passato che farebbe di Martin un vampiro reale, per quanto atipico, dando così ragione allo zio e ribaltando tutto il senso del film. Al di là dunque del sangue e dei momenti di tensione, comunque sempre ben presenti, è importante per Romero il parallelo tra orrore e reale, l'utilizzo del cinema di genere per sviscerare le magagne di una società marcia e corrotta quanto la carcassa di uno zombie e altrettanto vuota e priva di pulsioni che non siano gli istinti egoistici. Martin è, per concludere, anche un validissimo esempio di come si possa girare un horror con due lire e tanta passione perché, se si riesce a riutilizzare e reinventare gli archetipi per dire qualcosa di nuovo, non contano né effetti speciali né gore gratuito né fotografia patinata ed interpreti bellini. Conta solo la bravura di un competente artigiano. Bravissimo, George, mi hai dato un altro film da inserire tra le più belle pellicole vampiriche.

Del regista George Romero ho già parlato qui mentre Tom Savini, che interpreta Arthur, ha creato gli effetti speciali usati nella pellicola e ha effettuato anche alcuni degli stunt, lo trovate qua.
John Amplas interpreta Martin. Americano, ha partecipato a film come Zombi, Il ritorno degli zombi, Creepshow e Il giorno degli zombi. Ha 64 anni e un film in uscita.

Tra gli altri attori segnalo la presenza dell'ex moglie di Romero, Christine Forrest, nei panni della cugina di Martin, Cristina. Si dice che Martin originariamente durasse ben 2 ore e 45 minuti (ma non esistono copie di questa versione della pellicola) e che, prima che Romero vedesse John Amplas, il film avrebbe dovuto raccontare la storia di un vampiro più maturo e costretto a vivere nell'incomprensibile mondo moderno. A mio avviso, è andata meglio così! Se Martin vi fosse piaciuto consiglio infine la visione del meraviglioso The Addiction, di Ammazzavampiri o Miriam si sveglia a mezzanotte. ENJOY!! 

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