Ho riletto in questi giorni il romanzo, nell'edizione degli Editori Riuniti del 1979, anno della mia precedente lettura dell'opera dello scrittore americano. Jack London nasce a S. Francisco nel 1876, novant'anni prima del mio anno di nascita e scrive il romanzo Martin Eden tra il 1907 e il 1908; la pubblicazione è del 1909, settant'anni avanti la mia prima lettura del romanzo.
Perché evidenzio queste date? Perché se ci pensiamo bene, non sono passati molti anni, solamente qualche decennio, e il mondo di Jack London, di Martin Eden non esiste più, è radicalmente mutata la realtà descritta nel romanzo, dal romanzo.
Le esperienze di vita compiute dallo scrittore (strillone agli angoli delle strade, segna punti in un bocciodromo, pescatore di ostriche nella baia, ubriacone nei bassifondi di S. Francisco e poi ancora marinaio su una baleniera, cercatore d'oro nel Klondike, militante socialista e infine autore sempre più apprezzato, ricco e famoso) non ci trasmettono più il significato profondo che aveva segnato così duramente la vita di London.
E ancora, i risultati di tutto il lavoro, della fatica bestiale compiuti in pochi anni da Martin Eden, la sua volontà di elevarsi dalla povertà culturale, ancor prima che sociale, in cui era nato, sono stati ottenuti da moltissimi uomini e donne, soprattutto da quelli che vivono nella parte superiore alla linea dell'equatore, grazie alla realizzazione di buona parte delle idee di uguaglianza, libertà, fraternità alle quali lo stesso Martin Eden si era avvicinato agli albori della gioventù e che professava forse più di quanto ne fosse consapevole.
Viceversa la critica aspra, a tratti feroce, che Eden compie alla classe borghese, è un dato del romanzo permanente nel tempo. La borghesia, come classe sociale, forse non è mai esistita, ma come concetto, la mentalità borghese esiste dalla notte dei tempi.Ogni epoca storica ha avuto le proprie idee borghesi e le persone che le incarnavano.
Al tempo dei primi cristiani, chi erano i cittadini romani che credevano nell'imperatore e nella sua discendenza divina se non dei borghesi? E al tempo di San Francesco d'Assisi, chi erano i vescovi e i ricchi prelati della curia romana se non dei borghesi?
E' stata questa la scoperta che ha più deluso il protagonista del romanzo. Martin era pronto a morire per Ruth, la dea borghese, all'inizio del loro rapporto. Ma più cresceva la consapevolezza di Martin grazie allo studio della scienza, della filosofia e alle esperienze di vita, e più ai suoi occhi diventava evidente la piccolezza del mondo borghese in cui Ruth era nata e viveva, trovandovi la sua felicità.
Il problema di Martin alla radice, era il problema esistenziale di ogni anima sensibile: trovare le ragioni della propria esistenza, del proprio amore e del proprio morire.
Eden non incontra nella sua vita la persona che può offrire alla fine del suo cammino, così carico di sofferenza, una speranza per il domani. Quello che uccide il giovane scrittore di successo, ricco e solo, è la fatica quotidiana del vivere senza uno scopo.
Nel 2013 come nel 1909 il suicidio di Martin Eden simboleggia lo sbocco lucido e disperato dell'uomo che ha preso sul serio le domande ultime sul proprio destino, ma non ha trovato un compagno di viaggio disposto a fargli compagnia, a condividere i momenti difficili e quelli gioiosi.
L'umanità di oggi, come quella del secolo scorso, ha sete di rapporti veri che superino le consuetudini e le abitudini borghesi che soffocano la libertà delle persone attraverso l'offerta di una vita semplice e spensierata e per questo scialba e triste, senza un orizzonte cui tendere.