Mary Terror
di Robert McCammon
Gargoyle editore
416 pagine
Sinossi
Mary e' una sopravvissuta. Negli anni '60 apparteneva al gruppo terroristico d'ispirazione radicale noto come lo Storm Front. Oggi, latitante e segnata duramente dalla vita, Mary 'viaggia' nel tempo sulle ali psichedeliche dell'acido, rivivendo di continuo i giorni di un passato che non tornera' più. Chiusa nella sua allucinata solitudine, si lascia divorare dalla rabbia, mentre intorno a lei avanza l'edonismo materialista degli anni '80. Un giorno, casualmente, Mary s'imbatte in un'inserzione pubblicata sulla rivista Rolling Stone e si convince del fatto che Lord Jack, l'allora leader del gruppo terroristico, anch'egli tutt'ora latitante, la stia chiamando a se' per ricostituire lo Storm Front. Ma per Mary, Jack è anche l'uomo che non ha mai smesso di amare. L'uomo che sarebbe stato il padre di suo figlio, se solo lei, ferita gravemente in seguito a uno scontro a fuoco con l'FBI, non avesse perso il bambino che portava in grembo. Quando Mary rapisce il bambino di un'altra donna, Laura, per portarlo in dono al suo amato Jack, il destino delle due donne si unirà; e un passato fatto di armi, odio e morte tornerà a imperversare per le strade, da New York fino alla California, insanguinando la scia lasciata dalla furia omicida di Mary Terror...
Commento
Continua, da parte di Gargoyle, la riscoperta di un autore che in Italia ha riscosso alterne fortune, non certo per demeriti personali, bensì per strampalate scelte editoriali che in passato hanno impedito una presentazione sensata della sua vasta produzione.
McCammon – perché è di lui che stiamo parlando – è stato in grado di barcamenarsi tra idee e storie assai diverse tra loro: dalle amazzoni reincarnate nell'America degli anni '80 (Loro attendono), a demoni fenici (Baal), passando per licantropi che combattono nazisti (L'ora del lupo) e vampiri a cavallo tra tradizione e modernità (Hanno sete).
Di certo Mary Terror è una delle prove più lampanti del suo eclettismo: una storia allucinata e allucinante che ha la sua genesi nei calendoscopici anni '60, e in particolare nel “mitico” '68, anno che, più di ogni altro, è rimasto segnato sui calendari e nella memoria di moltissime persone. Un sessantotto che fu la possibilità - forse l'ultima? - di un radicale cambiamento sociale. Furono demolite convenzioni radicate da decenni nel DNA occidentali, vennero sdoganati concetti antirazzisti, antiproibizionisti, anarchici e di pacifismo radicale.
Ma, come sempre accade, ci fu un lato oscuro del tutto, di cui però raramente si parla. Non solo perché fu anche un decennio caratterizzato da guerre non più giustificate da intenti nobili, bensì da meri interessi politici. Ma anche perché la lotta per l'affermazione della società “peace & love” fu in realtà ben più violenta di quel che pensano i poco informati sui fatti.
Mary Terror, storia di una donna (come tante, mi verrebbe da dire) che in quegli anni guadagnò e perse tutto, funziona soprattutto come metafora per raccontare questo lato oscuro di un periodo storico troppe volte analizzato attraverso le solite banalità. Mary è vittima di quegli anni, ma anche di quelli che verranno. Vittima dell'estremizzazione di ideali che, come spesso succede, possono trasformarsi da nobili a mostruosi. Non è un caso che tutti i dittatori, grandi e piccoli, sorgono come rivoluzionari, promettendo di distruggere la vecchia società per ricrearne un'altra ideale, utopica.
Dagli anni '60 in cui Mary viene plagiata a furia di droghe, discorsi di svitati e fanatici e “abuso” della musica, la ritroviamo poi negli '80, con una mente minata da tragedie personali e da un condizionamento mentale oramai irreversibile.
McCammon è bravo – e questo è il maggior pregio del romanzo – a tracciare un parallelismo tra i due periodi storici. Dei sessanta abbiamo già detto. Gli ottanta vengono da lui ricordati come gli anni del successo a tutti i costi, del glam, del capitalismo al suo splendore più intenso e ipnotico. Un'epoca in cui i sogni esistono ancora, ma non hanno nulla a che fare con quelli del passato. Può una donna come Mary adattarsi e redimersi? Chiaramente la risposta è no. E infatti cercherà il suo desiderio di vendetta contro un mondo che non le appartiene e con cui non ha nulla da spartire.
Mary terror è un romanzo in verticale: è un pozzo in cui si scivola, ma da cui si capisce che non c'è risalita. Forse si tratta dell'opera più oscura di McCammon, che in altri libri ha invece giocato meno sporco. Non c'è spazio al cosiddetto “fantastico”. L'orrore è tutto reale: fisico e (soprattutto) psichico.
Tuttavia, lo ribadisco, la forza di Mary terror sta tutta nel paragonare due decenni tra i più importanti del secolo scorso. Certo, ci sono delle prese di posizioni un po' troppo radicali. Ovviamente né i '60 né gli '80 furono così radicali come vengono descritti nel romanzo. Almeno non per quella gran parte di persone che, protette da un borghesismo più o meno di maniera, fu spettatrice degli eventi, più che protagonista. Esattamente quel che accade a Mary, schiacciata da fatti ed eventi più grandi di lei.
Favolosi '80 (?)
Concludo la recensione con una nota personale. Noto da più parti delle decise prese di posizione sugli anni '80. C'è chi li venera, c'è chi li odia. Strano a dirsi (e in questo McCammon è stato profetico) essi stanno prendendo il posto che è stato dei '60 fino a poco tempo fa. I segnali ci sono tutti: revival della musica e dei film di quel periodo, disamine pseudo-sociologiche del ruolo che gli '80 giocarono sul futuro del mondo, mitizzazione estrema di tutto ciò che deriva da quegli anni.
Per i detrattori invece il punto di vista è simile a quello di Mary Terror: fu un decennio caratterizzato dall'edonismo, dal glam più fine a se stesso, del capitalismo che cavalcava allegramente la bestia dell'Apocalisse: guerre, inquinamento, disastri ambientati, involuzione sociale, recrudescenze razziste, diffusione dell'AIDS etc etc. Tutti fenomeni che ebbero molto risalto. Chi li ha vissuti lo ricorda.
Dunque, fu un buon decennio o un decennio terribile?
Credo che, semplicemente “fu”. Io ne ho un ricordo ottimo, ma legato alla giovinezza. E tutto ciò che è legato a essa diventa automaticamente più bello. Col senno di poi mi rendo conto che forse negli '80 la gente, nonostante tutto, era un po' migliore che non adesso, ma indubbiamente la rivoluzione portata a fine '90 da Internet è un fattore che è impossibile trascurare. L'impatto socio-psicologico che il Web ha avuto sulle nuove generazioni ha le proporzioni del balzo evolutivo (o involutivo) epocale, come lo fu la bomba atomica nel '45.
Negli anni ottanta c'era sicuramente più creatività, lo si vede nei film, nei libri, un po' meno forse nella musica. Eppure sento spesso dire dai detrattori di quel periodo che furono anni vuoti e caratterizzati da puro manicheismo.
Se c'è una verità, e scusate l'affermazione banale, credo che stia nel mezzo. Gli '80 non furono né splendidi né terribili. Eppure stanno già subendo l'opera di canonizzazione che riguardò i '60, di cui ancora tanti parlano con deferente nostalgia. E comunque c'è anche un bel po' di convenienza, in tutto ciò.