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Brodo ristretto e varietà di arrosti

Creato il 13 febbraio 2022 da Annalife @Annalisa

(sottotitolo: per dimenticare Milani)

Ci vediamo in Centrale

Sono ottocentosessanta e rotte pagine, dedicate a una stazione che, in copertina, affonda le radici nel sottosuolo, come qualcosa di vivo e sanguinante. Ottocentosessanta e rotte pagine che, fin da subito ti danno l’idea che sarebbero potute essere anche il doppio, visto che, nei primi capitoli, si affastellano, si incrociano e sgomitano più storie: che cosa è accaduto di preciso nel passato di Riccardo Mezzanotte, il protagonista? Che cosa ha fatto, qualche anno prima, Alberto Mezzanotte? Come andrà a finire il processo che riemerge ogni tanto? Chi è il killer dei gatti? Che cosa nasconde Laura Cordero?

Insomma, viene da pensare che, con un autore deciso ad allungare un po’ il brodo, qui ci sarebbe materiale per un bel po’ di romanzi distinti (e qui infatti distinti, a volte, anche da un carattere tipografico diverso). De Michelis, invece, lascia che il brodo sia ben ristretto, e ci accompagna deciso non solo nel presente e nel passato dei protagonisti, ma anche nel presente e nel passato della stazione di copertina.

Che poi altro non è che la stazione Centrale di Milano o, semplicemente, la Centrale (Scendo in Centrale; lo prendo in Centrale; ci vediamo in Centrale). La Centrale così com’era prima degli stravolgimenti architettonici semifuturistici che ne hanno cambiato in parte la struttura interna e che nel romanzo sono ancora soltanto nella testa dei dirigenti. La Centrale, anche, dei livelli nascosti al pubblico, che nella descrizione di queste pagine si mostrano brulicanti di vite più o meno nascoste: la storia, infatti, si dipana su e giù dalle scale della stazione che, curiosamente, ha un ingresso aperto in piazza Duca d’Aosta ma, per arrivare ai binari, ci costringe a salire (scale mobili o gradini, fate voi), mentre, per la Polfer, si tratta a volte di scendere per tenere sotto controllo quel mondo sotterraneo al quale io non avevo mai pensato ma che qui ha una parte fondamentale nello svolgimento della trama. Vien quasi da spostarsi subito in Centrale per scoprirla avendo come guida il libro stesso, che descrive i binari, gli uffici, le persone che popolano i vari livelli.

Come in un fumetto di fantascienza (il pensiero va ai livelli cittadini del mondo di Nathan Never), più si scende più le cose si fanno complicate e pericolose e più le persone appaiono emarginate e dimenticate: ma va detto che un pregio di questa storia è il non indulgere troppo alla compassione o al moralismo, così che ciò che ci viene proposto non è altro che un aspetto della realtà che siamo propensi a dimenticare o a non conoscere del tutto.

Così, mentre conosciamo meglio la Stazione, si affollano i personaggi che tuttavia, una volta tanto, non sono difficili da ricordare, da inquadrare e da seguire nella loro evoluzione: ci sono tante storie che si intrecciano, alcune brevi, altre più articolate, tutte, però, con una loro ragion d’essere. Perché il pregio dell’autore è anche quello di padroneggiare una materia vastissima, di inserire particolari e racconti e aneddoti che sono lì per farci capire: per spingerci avanti nella trama giallo-noir, ma anche per dirci: ecco, guarda che succede anche questo, nella grande Milano. È anche per questo che l’impressione iniziale (poteva scrivere più libri, si è detto, ognuno con la propria storia ben delineata) lascia spazio e ci fa apprezzare la scelta dell’autore, che sembra montare, con la sua scrittura, un lungo film corale a incastro, o, per rimanere in tema, tanti romanzi tenuti insieme con bravura.

Certo, ci sono momenti che, se rivisti con freddezza, lasciano un po’ perplessi (alcuni passaggi esoterici hanno un senso calati in una certa realtà, altri sono proprio fuori registro) e aiutano un po’ troppo lo sciogliersi di alcuni misteri (un po’ come se in un giallo di Montalbano si trovasse il colpevole grazie ai sogni di una medium, ecco), tuttavia la lettura ti trascina dentro le spire [cit] della trama e permette di superare anche le pietre di inciampo [e questa, anche se non sembra, è un’altra citazione da un’altra storia qui presente…].

Per questo, nonostante la lunghezza e quest’ultima osservazione, trovo che sia un buon romanzo, che tiene compagnia a lungo e che fa apprezzare l’ennesimo protagonista investigatore problematico, Riccardo – detto Cardo – Mezzanotte. Da sottolineare, infine, il bel capitolo iniziale, che è utile per accostare alcuni dei personaggi principali, ma che, nella descrizione indefinita ma precisa di qualcosa che sta per accadere e che potrebbe essere anche la fine del mondo, ci lascia per diverse pagine sospesi tra la realtà e uno sfondo addirittura apocalittico.


Jacopo De Michelis
La Stazione
Giunti, 2022
pgg 876, euro 19


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