Tra tutti i, più o meno appassionanti, rebus da risolvere, in vista delle prossime elezioni, c’è anche quello incentrato sulle intenzioni di Berlusconi e, di riflesso, sul destino del Pdl.
La teoria e la prassi del “parricidio politico”, strada sin qui privilegiata per garantire continuità ai partiti decadenti a seguito del declino dei padri/padroni, sembrano non poter trovare realizzazione su questo fronte. Il debito, maturato nel tempo, è troppo alto per potersi illudere di sopravvivere all’eclissi del Silvione nazionale.
Esiste un’inossidabile certezza: la destra non esisteva prima del suo “avvento” e rischierebbe la definitiva dissoluzione, in sua assenza o senza il suo sostegno, anche e solo esterno, ancor oggi.
Assai più probabile, quindi, una separazione – non è ancora chiaro se consensuale – per muoversi su barricate diverse e poi, magari, ricompattarsi.
L’importante è sparigliare, ottenere come risultato un (quasi) pareggio, puntare all’ingovernabilità e sancire che nulla si può fare senza la necessaria presenza e l’appoggio della rinascente destra precipitevolissimevolmente data per defunta.
Il caos cresce così quotidianamente e si auto alimenta. Tutto e tutti sono oggetto di possibile delegittimazione. Sembra che “l’apparato”, da destra a sinistra, si stia unendo contro l’esercito di leucociti, che in misura adeguata servono da anticorpi, ma in misura abnorme, se scarsi o eccessivi, possono arrecare danno peggiore del male.
Possibili evoluzioni:
1) Tra rottamatori, resettatori, formattatori, il gioco al massacro non potrà far altro che favorire da un lato il buon risultato d’una opposizione stellata che, grazie all’inesperienza, sarà ben domata in sede istituzionale e, dall’altro, l’ineludibile forzato ricorso ad un misto continuista di un governo tecnico in chiave più politica;
2) l’onda lunga della contestazione sistemica viene cavalcata anche dal Silvione Nazionale che, in una nuova orgia imprenditorial-politica, collettiva e liberatoria, catalizzerà su sé il malcontento della sua (ex?) parte. Credete davvero e con matematica certezza che gli amorevoli sensi che hanno unito molti italiani all’ex (P)Residente del Consiglio siano svaniti nel nulla? O, più probabilmente, un’efficace “nuova” offerta politica, opportunamente manipolata da chi ha sempre saputo solleticare la pancia degli “italiani bravaggente”, potrebbe ritrovare vigore e rinnovato consenso? Siamo tutti pronti e disposti a negare la primazia al maestro rispetto al proliferare d’un berlusconismo diffuso che ha ormai varcato i confini del suo eroe eponimo? Non sentite aleggiare il solito refrain secondo cui, se Silvione o chi per lui tornasse a fare il Berlusconi, potrebbe riuscire a riprendersi una buona fetta del suo elettorato? O i berlusconiani sono davvero tutti passati a miglior partito?
Una strada maestra, per normalizzare l’odierno apparente grande trambusto, potrebbe essere quella di tentare d’allargare la base elettorale delle prossime politiche, in modo da “diluire” la, sin qui presunta, portata rivoluzionaria del grande comico amplificato da chi spera non si sa bene cosa e spinge in direzione del non si sa bene dove.
Con buona pace di Marco Genuflesso Travaglio, oggi pronto e disposto a sostenere la rivoluzione khameinista del gran giullare contro tutti.
Quello stesso Marco Genuflesso Travaglio resosi addirittura ancor più supino e compiacente dopo l’editto promulgato contro la vil razza dannata del giornalismo pennivendolo.
Per la serie: non mi interessa tutto quel che non riguarda la mia persona.
Fuoco alle polveri… a destra e a sinistra… che tutto imploda ed esploda…
Anche a rischio di favorire l’ascesa di un novello Libertador liberticida.
… Che non sarà (il) comico…
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