Massa e potere

Creato il 30 marzo 2015 da Libereditor

Nulla l’uomo teme di più che essere toccato dall’ignoto. Vogliamo vedere ciò che si protende dietro di noi: vogliamo conoscerlo o almeno classificarlo. Dovunque, l’uomo evita d’essere toccato da ciò che gli è estraneo. Di notte o in qualsiasi tenebra il timore suscitato dall’essere toccati inaspettatamente può crescere fino al panico. Neppure i vestiti garantiscono sufficiente sicurezza; è talmente facile strapparli, e penetrare fino alla carne nuda, liscia, indifesa dell’aggredito.

Massa e potere è il libro ossessione di Elias Canetti. Un libro difficilmente classificabile riconosciuto tra i capolavori letterari del Novecento che è, insieme, testimonianza e narrazione storica, studio sociologico e saggio antropologico.
Canetti inizia a scriverlo a vent’anni, nel 1925, e lo conclude nel 1960.
Vuole afferrare il Novecento alla gola raccontandolo nei suoi eccessi, tentando di capire di quali sono e come si manifestano le costanti del potere sulla vita umana Pensa che scriverne non è solo raccontarne le terribili e assurde violenze e sostituisce la storia con il mito perché per lui la storia è un luogo di morte in cui si esplicitano tutti i rituali del potere.
Massa e potere esprimono un dualismo profondo, lo stesso dualismo che si può trovare tra vita e morte: da una parte la massa, cioè la molteplicità, la metamorfosi, la vita e, dall’altra, il potere, cioè l’unità, l’identità, la morte.
L’analisi di Canetti parte da una descrizione della massa e del potere nel mondo animale. Scrive del mondo animale, ma intende smascherare l’individuo e la sua supposta umanità, vuole privarlo della sua razionalità mettendo in luce similitudini tra uomini e animali.
I totalitarismi per lui sono solo uno degli effetti di quel feroce processo di settorializzazione delle attività e di specializzazione ossessiva che la modernità cerca di raggiungere: quel processo di burocratizzazione che colloca l’uomo in un ruolo freddo e vuoto, riducendolo a una macchina specializzata in un compito. Una macchina formale e abulica rinchiusa in catena di montaggio e (purtroppo) di comando.
Con la sua scrittura rovescerà almeno due secoli della cultura occidentale – volti a valorizzare l’individuo, l’individualità, la sua autonomia – a favore di un aspetto che l’Occidente ha da sempre svalutato come fenomeno involutivo e folle: la massa.

Elias Canetti, Massa e potere, traduzione di Furio Jesi, Gli Adelphi, Adelphi 2015.


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