Secondo l’International Fund for Animal Welfare, gli elefanti sono stati uccisi nei pressi di Fianga, in una zona di confine fra Ciad e Camerun, molto vicina ai due parchi nazionali di Sene Oura (Ciad) e Bouba N’Djida (Cameroon), nei quali gli elefanti trascorrono la stagione secca prima delle piogge di aprile.
I bracconieri ciadiani e sudanesi si muovono a cavallo, armati di fucili automatici Kalashnikov (AK 47) e attrezzati con seghetti per rimuovere le preziose zanne di avorio. “I bracconieri hanno ucciso le femmine in gravidanza e i cuccioli. Anche se le condizioni fossero favorevoli – e oggi non lo sono – occorrerebbero più di 20 anni per recuperare la popolazione uccisa recentemente” ha detto Celine Sissler-Bienvenu dell’IFAW.
Secondo quanto riportato dall’Ong Sos Elephants, lo scorso anno centinaia di elefanti si erano mossi all’interno del Ciad per sfuggire alla caccia di frodo nel parco di Bouba N’Djida, dove nel solo mese di febbraio 2012 erano stati uccisi 650 elefanti. Anche le iniziative prese di recente dal presidente del Ciad, Idriss Deby Itno, hanno dato scarsi risultati. Le squadre governative anti-bracconaggio sono spesso poco attrezzate e ben dieci guardie sono state uccise fra il 2006 e il 2009 nel tentativo di proteggere gli elefanti da azioni di bracconaggio.
In quel triennio, nel pieno del conflitto del Darfur, i predoni a cavallo hanno ucciso circa tremila elefanti in tre anni, a una media di tre al giorno. Nonostante le recenti proibizioni – per esempio in Thailandia – il contrabbando dell’avorio continua a essere un mercato appetibile per i cacciatori di frodo. L’avorio cacciato nel centro dell’Africa arriva ai porti di Sudan e Nigeria e prende la rotta della Cina e qualche tempo fa alcuni cittadini cinesi sono stati trovati con avorio nelle valigie all’aeroporto di N’Djamena. Nessun procedimento giudiziario è stato avviato dalle autorità del Ciad.
Via I The Guardian