Massimiliano DAMAGGIO – POESIA COME PIETRA

Creato il 20 aprile 2012 da Fabry2010

Pubblicato da Giovanni Nuscis su aprile 20, 2012

 

*

Αθήνα, Μάιος 2011

άνθρωποι

βγαίνουν απ’ τις τρύπες της νύχτας

γεμάτοι δόντια

τσιγάρα

μικρές κραυγές

στην μεγάλη νύχτα

πολύ μεγάλη

υπερβολικά μεγάλη

ακολουθούν την διαδρομή προς την πλατεία

την δακρυγόνα

“ άκου, μου λένε, έχασα την δουλειά

τώρα κοιμάμαι στους κάδους

έχει καταπιεί η τράπεζα το ένα μου χέρι

είμαι κουτσός

δεν μπορώ πια να παρέχω χάδια

ούτε κλοτσιές

τι μπορεί απόψε, αύριο

αυτή η αράδα, αυτό το στυλό, αυτό το

[πράγμα εδώ

που ονομάζετε ποίηση;

δεν είναι

ψάρια ή

όρνιθες ή

γλώσσα

τώρα πια “

Atene, maggio 2011

uomini

escono dai buchi della notte

pieni di denti

sigarette

piccole grida

nella notte grande

molto grande

eccessivamente grande

seguono il cammino verso la piazza

lacrimogena

“ ascolta, mi dicono, ho perso il lavoro

adesso dormo nei cassonetti

la banca m’ha mangiato un braccio

sono zoppo

non posso più elargire carezze

né calci

cosa può stasera, domani

questa riga, questa penna, questa

[ roba qua

che chiamate poesia?

non è

carne né

pesce né

lingua

oramai”

*

Preghiera

Oggi la poesia deve essere una pietra.

Prendete e scagliatene tutti.

Questa è la mia pietra offerta in dono per voi.

Nel breve tragitto fra la mano e l’obbiettivo

una poesia sibila come una corda nel vento.

Beati quelli che ne verranno colpiti.

Ma come potrà una poesia, ci chiediamo

pagare la spesa, la luce e la chemioterapia?

Cosa potrà contro lo sportello bancario

contro il mutuo che vien di notte

con le scarpe tutte rotte?

Esatto: cosa potrà

se tu che stendi le lenzuola dei versi

incolonni parole sulla pagina bianca

perché, anche scritta, rimanga bianca

e poi alzi il braccio per scagliare una piuma

o peggio

per chiedere il permesso d’andare a pisciare?

***

Questa sera passo da piazza Omònia

dove le siringhe conficcate nell’asfalto

splendono come piccole candele votive

nel bagliore del mondo finanziario.

Sulla facciata del centro commerciale

una cascata di luci di natale:

lunghe colonne di consumatori

di droga e di beni

s’inginocchiano, pregano e offrono monete.

Tu mi dici: “Io ti dico

che la lingua è potente

perché con essa si può dire di tutto.”

Ma lo vedi da te, solo se scrivi SCONTI!

s’affacciano dai palazzi

il telegiornale ne parla.

E anche tu mi dici:

“La poesia è come il pane, è di tutti”.

Ma lo vedi da te, oggi il pane

è un’offerta sul volantino.

Prendete e compratene tutti

questo è il mio volantino

offerto in offerta per voi.

***

La pioggia scivola sui cassonetti

e scioglie l’immondizia che gocciola

muta

sulle mani di chi ci scava dentro.

Guardali, come ti dicevo

non mi sembra raccolgano poesia

non mi sembra che cerchino una pietra

e se la poesia fosse pietra

non potrebbero masticarla.

Nello specchio delle pozze

uomini obliqui come pali arrugginiti

malati di fame

siedono da anni sul marciapiede.

***

Ma quindi, allora, tutto ciò premesso:

che cosa deve essere oggi la poesia?

Oggi la poesia deve essere un seme.

Aprite in due i corpi di questi morti

e seminatene tutti

questo è il mio seme che crescerà dentro di voi.

Se il chicco di grano, caduto in terra

non muore, rimane solo;

se invece muore, produce molto frutto.

Oggi la poesia deve essere una preghiera.

Nient’altro che una preghiera

in forma di pietra

scagliata con la mano.

*

La poesia salverà il mondo

Un giorno

schiere d’analfabeti malvagi

finalmente

declameranno versi

e i boia, pentiti

ricuciranno le teste mozzate.

Risorgeranno gli essiccati

dal vento violento

dei mulini della quotidianità.

Lungo il tempo

(dove affogano i delicati)

la poesia

sboccia in piccoli fiori

stitici

e innocui.

Tuttavia insiste.

Possibilmente

un giorno più scuro del solito

la poesia salverà anche me

me

che guardo

le lunghe colonne d’infelici

impegnati a salire le scale

senza scalini

del centro commerciale.

*

Sonetto rude

oggi entriamo, anche noi, in poesia

con questo endecasillabo sconnesso

senza bellezza, senza rima, ruvido

tra i semafori obliqui dell’incrocio

ci arriviamo pulendo i parabrezza

scrostando il vetro con l’unghia nera

per levare la merda di piccione:

è questo qua il nostro analfabeto

è un sonetto di ferro arrugginito

che abbiamo trovato nel cassonetto

è il nostro tetano maleducato

è la carta vetrata sulla lingua

è la lingua vetrata sulla carta

il carretto coi rifiuti che tiriamo

*

Οδός Μεθώνης (1999)

Ποίημα μαζεμένο απ’ τους τοίχους

Ο ΚΟΣΜΟΣ ΣΑΣ

ΕΝΑΣ ΚΟΣΜΟΣ

ΠΟΥ ΑΓΑΠΑ ΟΤΙ ΜΙΣΕΙ

Ο ΚΟΣΜΟΣ ΜΑΣ ΑΛΛΟΣ

ΣΤΙΣ ΤΣΑΝΤΕΣ

ΤΩΝ SOUPER-MARKET

ΚΟΥΒΑΛΑΜΕ

ΤΑ ΚΕΦΑΛΙΑ ΜΑΣ

ΑΓΟΡΑΣΤΕ, ΚΑΤΑΝΑΛΩΣΤΕ

ΧΑΡΕΙΤΕ, ΑΝΤΕ ΒΟΗΘΗΣΤΕ ΜΕ

ΝΑ ΠΑΡΑΜΕΙΝΩ ΠΛΟΥΣΙΟΣ

ΤΑ ΦΡΑΓΚΑ ΣΟΥ

ΕΙΝΑΙ ΤΟ ΕΙΣΗΤΗΡΙΟ ΣΟΥ

ΓΙΑ ΤΟ ΠΟΥΘΕΝΑ

***

ΟΙ ΑΡΝΗΣΕΙΣ ΤΡΕΦΟΥΝ

ΤΗΝ ΟΜΟΡΦΙΑ ΜΑΣ

ΤΑ ΠΛΟΥΤΗ ΤΟΥΣ

ΕΙΝΑΙ ΤΟ ΑΙΜΑ ΜΑΣ

ΤΟ ΧΑΟΣ ΕΙΝΑΙ ΦΙΛΟΣ ΣΟΥ

***

ΚΑΘΕ ΟΙΚΤΟΣ

ΓΙΑ ΤΟΥΣ ΕΧΘΡΟΥΣ

ΤΗΣ ΕΛΕΥΘΕΡΙΑΣ

ΕΙΝΑΙ ΑΝΑΝΘΡΩΠΟΣ

ΑΠΟΠΟΙΝΙΚΟΠΟΙΗΣΤΕ

ΤΗΝ ΕΛΕΥΘΕΡΗ ΣΚΕΨΗ

Η ΔΟΥΛΕΙΑ

ΕΙΝΑΙ ΧΑΡΑ

ΜΟΝΟ ΓΙΑ

Τ’ ΑΦΕΝΤΙΚΑ

*

Via Methònis (1999)

Poesia raccolta dai muri

IL VOSTRO MONDO

UN MONDO

CHE AMA CIO’ CHE ODIA

IL NOSTRO ALTRO MONDO

NEI SACCHETTI

DEI SUPERMARKET

TRASPORTIAMO

LE NOSTRE TESTE

COMPRATE, CONSUMATE

GIOITE, DAI, AIUTATEMI

A RIMANERE RICCO

I TUOI SOLDI

SONO IL TUO BIGLIETTO

VERSO IL NIENTE

***

I RIFIUTI NUTRONO

LA NOSTRA BELLEZZA

LA LORO RICCHEZZA

E’ IL NOSTRO SANGUE

IL CAOS E’ TUO AMICO

***

OGNI PIETA’

PER I NEMICI

DELLA LIBERTA’

E’ DISUMANA

DECRIMINALIZZATE

IL LIBERO PENSIERO

IL LAVORO

E’ UNA GIOIA

SOLO PER

I PADRONI

Al centro commerciale (1996)

corpi

ingeriscono cibo

aria

monossido di carbonio

corpi con le bocche piene di carne

ieratiche masse di carne

salgono, immobili, le scale mobili

con le mani inutilmente appese alle braccia

deambulano maciullando tempo sotto le suole

corpi acefali alla guida dei carrelli

*

Lungonotte Miliacka (1)

Džuma. (2)

I fari sono rettangolari e umidi.

I gas di scarico profumano l’aria.

Poi rimani solo lungo il fiume

e alcuni pensieri rimbalzano

sul tuo corpo duro e bianco.

Da un frigorifero abbandonato

cola nel fiume

come una metafora

o come un urlo

un liquido senza rumore.

Le vaseline feroci degli uomini

unsero la strada di questa città

mentre la normalità

come si sa

ha sistemi sicuri per non scivolare.

Il passato è ancora presente

ed è nel presente che gli uomini

solitamente respirano.

Ështe natë e zakonshma (3)

ja, përse duhet të shkruaj sonte.

Donzunnu, a moda sua, arresonat  

de chistiones chi nos tocan. (4)

(1) Il Miliacka è il fiume di Sarajevo.

(2) Speciale funzione musulmana del venerdì riservata agli uomini.

(3) E’ una notte come le altre / ecco perché devo scrivere stanotte, da Benché sia una notte come le altre di Elsa Ballauri, poetessa albanese.

(4) Ciascuno, a modo suo, ragiona / di problemi che ci toccano, da Settimana di studio di Antonio Cossu, poeta sardo.

*

Questo paesaggio (non) è duro come il silenzio

Sono lontano come un paese lontano in un luogo lontano

invoco liricamente l’amicizia delle pietre

che non cambiano il loro progetto:

esistere.

Questo paesaggio non è duro come il silenzio.

E’ silenzioso come un uomo solo.

La luce è molta

l’organismo evapora:

restano, scartavetrate dal sole, alcune ossa.

Vorrei restare qui

sulla sedia bianca del tempo

e ascoltare le pietre e il vento

finché il corpo, traforato dalla luce

non si secchi obliquamente, come un’agave morta.

*

Metafore paesaggistiche

La strada, bianca come un disinfettante

le pietre grandi, le pietre piccole, le pietre vaioliche

le colline, vuote, come una morte recente.

Questo, alla fine, ma anche all’inizio, è la poesia

che come una mosca tossica

depone nel corpo le uova della solitudine.

Apro le mani, piene di dita inutili

che sanno solo scrivere parole.

*

Massimiliano DAMAGGIO

POESIA COME PIETRA

Edizioni Ensemble (Roma 2012)

Prefazione di Carlo Bordini

 

*

 

Massimiliano Damaggio è nato a Desio (MB) nel ’69, vive ad Atene da diverso tempo. Negli anni ’90 ha frequentato il mondo della poesia a Milano grazie agli inviti di Majorino a diverse letture. Nel ’93 (Lisbona) e nel ’99 (Roma) ha rappresentato la città di Milano alla Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo. Ha studiato lingue straniere (portoghese e spagnolo) all’università. Alla fine degli anni ’90 si è allontanato sia dal mondo artistico che dall’Italia. “Poesia come pietra” è uscito nel 2012 per le Edizioni Ensemble di Roma, con prefazione di Carlo Bordini. Alcuni suoi testi sono comparsi su Vico Acitillo e Sagarana. In Grecia, collabora con la rivista elettronica www.poiein.gr di Sotiris Pastàkas, luogo di riferimento per la poesia greca, per la quale pubblica traduzioni di poeti italiani e brasiliani in greco e dove sono state pubblicati alcuni suoi testi in greco. Collabora anche con la rivista elettronica www.24grammata.gr, altro importante spazio culturale del web.


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