Il nuovo progetto nasce alcuni mesi fa, con la benedizione dl direttore di Raiuno Giancarlo Leone. "Ma a Viale Mazzini c'è 'qualcuno' che si oppone. Mi rendo conto che non si può piacere a tutti, ma spero che le cose cambino. Dunque c'è ancora da attendere, almeno fino ai primi del 2014", dice il giornalista che da due stagioni senza paura di essere scomodo a chicchessia, fa inchieste, scopre magagne e conti che non tornano, raccontando per filo e per segno quanto accade in Italia.
Finora i talk politici in prima serata sono stati tagliati da Raiuno... Infatti la domanda è: siamo preparati a farlo per la rete ammiraglia?
E la risposta? Sì se si realizza una tv d'assalto, d'inchiesta, tosta. E per poterla attuare resta quindi il problema di avere carta bianca. Il direttore Leone è d'accordo. Ma non tutti lo sono...
Senza il consenso generale che cosa accadrebbe? Senza il via libera si rischia il flop. Raiuno non si può permettere di registrare uno share - che so? - del 12 per cento. E' la prima rete e con un programma di servizio deve arrivare almeno al 19. E' vero che tanta fiction e diversi varietà fanno meno. Ma qui si tratta di sperimentazione, dobbiamo partire con il piede giusto.
Quindi? Quindi si deve avere coraggio. Coraggio di dare la notizia, di darne una lettura il più imparziale possibile. Troppo spesso chi fa informazione si crede un santone, è di parte perché segue un'ideologia, oramai un'idea, insomma ha un passato politico e va alla ricerca di una verità preconfezionata.
Lei no? Io non ho mai avuto tessere. Rispondo solo alla mia coscienza e al mio direttore, cercando in tutti i modi di seguire un'onestà intellettuale.
Come si struttureranno gli appuntamenti? Con Leone stiamo cercando una chiave per fare qualcosa di diverso dagli altri political show, e che sia lontana, molto, dall'Arena. In studio immagino opinionisti sui generis, come potrebbe essere Adriano Celentano, e collegamenti con persone che appartengono all'anonimato. Andremo in onda con quattro puntate secche - una alla settimana - per capire se la formula funzionerà.
Gli ultimi esperimenti d'informazione sono stati un disastro. Virus e dintorni non sono andati bene perché privi di una propria caratterizzazione. Non sa quante volte hanno scopiazzato i format dall'Arena. Io ho preferito fare finta di nulla, tacere, perché tanto conoscevo già la fine che avrebbero fatto. Per avere successo non bastano quattro persone in uno studio con un paio di filmati. Ci vuole un'idea. Ci vuole credibilità. Tutti gli esperimenti non riusciti dimostrano quanto sia difficile fare tv d'informazione in prima serata.
Intanto il 29 settembre riprenderà L'Arena: la scorsa stagione ebbe ascolti vertiginosi con Berlusconi. Cosa pensa della sentenza? Credo che sia avvilente combattere un avversario con mezzi diversi dalla politica. Ciò detto penso anche che le sentenze vadano rispettate.
Quale periodo stiamo attraversando? Il nostro è un Paese vecchio, agonizzante, che arranca nel cambiamento e, legato com'è alla burocrazia, rischia di morire.
Colpa dei politici? Colpa di chi antepone il proprio interesse a quello della nazione. Troppo spesso si punta il dito contro la classe politica, ma il male oscuro dell'Italia, quello vero - ripeto - sono i burocrati.
Intervista di Micaela Urbano per "Il Messaggero"