Accompagnato da un’orchestra tutta al femminile, da tre giovani coriste e da 5 ballerine, beato tra le donne insomma, Ranieri non si risparmia di certo e, con la sua grande (ed atletica) presenza scenica, ma, soprattutto, con quella superba voce che ancora sa ora graffiare, ora accarezzare, blandisce e suggestiona i presenti mettendo in fila tra le altre “La voce del silenzio”, “Vent’anni”, “Se stasera sono qui”, “Ti penso”, “Ti parlerò d’amore”, “Erba di casa mia”, “Rose rosse”, “Perdere l’amore” e la nuovissima “Tutte le mie leggerezze”. Se Ranieri convince con i suoi successi più famosi è comunque sulle cover che mostra, se ancora ce ne fosse bisogno, la sua eccezionale versatilità e bravura: “Io che amo solo te” (Sergio Endrigo), “L’istrione” (Charles Aznavour), “Almeno tu nell’universo” (Mia Martini), “Alta marea” (Antonello Venditti) grazie alle sue personalissime interpretazioni, tutt’altro che scontate, riscuotono grandi consensi ed applausi a scena aperta, come l’incredibile duetto di tip tap con il giovanissimo ballerino Federico Pisano. La temperatura, fuori il termometro alla fine segnerà -5, in teatro sale sempre più in alto fino a raggiungere il massimo con un fragoroso battimani dopo i bis: “Pigliati ‘na pastiglia”, “Quando” e “Ho bisogno di te”. Una serata in pieno stile amarcord che sposa dunque l’operazione nostalgia con il varietà, accontentando tutti i palati, sia quelli dei fan più scatenati che quelli dei più tiepidi, grazie al giusto mix di battute, racconti, canzoni, balletti, ma, soprattutto, alla contagiosa verve e maestosa professionalità di un Massimo Ranieri in grandissima forma.
Gli scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro EuropAuditorium di Bologna