Lo scorso anno non avevo avuto molti dubbi: Masters of Sex era la novità più interessante, intrigante e ben confezionata in circolazione.
Merito di due attori splendidi, di una storia coinvolgente sia dal punto di vista scientifico che finzionale, merito di personaggi mai banali e mai lasciati in disparte, e di un'ambientazione raffinata che scansa ben presto ogni paragone in negativo con la serie in costume e 60's per eccellenza.
Il finale ci aveva lasciato con un po' di amaro in bocca, sia per la svolta romantica non così inaspettata ma nemmeno così necessaria, sia per l'apertura che quella confessione poteva provocare.
Grazie al cielo la Showtime ha deciso di non lasciarci macerare a lungo su queste aspettative, anticipando l'uscita della seconda stagione all'estate dei bollenti spiriti.
E ritroviamo così Virginia e Bill, impacciati e pronti a giustificare quanto successo quella notte in nome della scienza, iniziare una relazione clandestina sempre in nome di quella ricerca, che però, impantanata com'è nella mancanza di un ospedale che finanzi il tutto, proseguono loro due, rinchiusi in una camera d'albergo sotto falsi nomi.
Notte dopo notte, lì si chiudono, inventandosi anche una vita a parte, scoprendosi e desiderandosi, mentendo a se stessi.
In questo desiderio Bill si perde, evitando imbarazzato e scocciato le attenzioni della moglie, la vista stessa del figlio, non riuscendo a mantenere il lavoro, che perde in ben due ospedali che secondo il suo punto di vista non rispettano e sminuiscono i suoi sforzi.
Nel baratro in cui sembra cadere, finisce per perdere anche la sua virilità, e in quella che è a tutti gli effetti un giro di boa della stagione, assistiamo a un salto in avanti, a una nuova prospettiva per il futuro di tutti i personaggi, in una clinica privata, in una ricerca che si fa più proficua e che va ad allargarsi ai problemi e alle disfunzioni del sesso.
In questo cambio di scenario ci guadagna decisamente l'intensità di quanto raccontatoci, con l'impotenza o il vaginismo che vengono finalmente approfonditi come problemi psicosomatici, e i nostri ricercatori impegnati a risanare prima di tutto le loro ferite, attraverso inevitabili confronti con il passato.
Ma come detto, i personaggi che vivono in Masters of Sex per quanto in ruoli marginali, non vengono abbandonati, e in questi 12 episodi si dimostra come siano quelli femminili ad essere ritratti con maggior cura e rispetto.
Non ci sarà la fragilità di Margaret Scully dello scorso anno, ma questa viene in qualche modo sostituita dall'altrettanto fragile Deb, abbiamo poi la volitiva Betty che deve continuamente rialzarsi dalle sue cadute, abbiamo la De Paul in uscita e la sua forza, e soprattutto abbiamo Libby, che si discosta finalmente dall'immagine perfettina a cui sembrava inesorabilmente legata, guadagnando spazio e dignità.
La serie si conferma così in ottima forma, capace di trasportarci in quegli anni '60 ancora inquadrati ma che si preparano ai grandi cambiamenti, incorniciando con un'eleganza unica anche i momenti ovviamente più spinti.
La scrittura calibrata poi (magistrale l'episodio Fight), dà un'ulteriore solidità in cui la bravura di Lizzy Caplan (ingiustamente non premiata agli Emmy) e Michael Sheen sguazza, e ci regala un finale di stagione intenso e perfetto che chiude e allo stesso tempo apre la rivoluzione che ci viene raccontata.
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