Masuria : la fata che visse migliaia di anni – Parte 2

Creato il 18 agosto 2011 da Antonino1986

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Il primo raggio di luna entrò pochi istanti dopo nella stanza del principe e con esso si manifestò la bianca dama del lago degli unicorni, facendo repentinamente cadere ogni mortale della fortezza in un sonno profondo.

   Senza dire una parola la fata raggiunse il capezzale di Turan e sedette sul bordo del letto. Tese la bianca mano e carezzò il volto del giovane, bellissimo nonostante il pallore mortale. Il corpo scarnito e offeso di lui fu avvolto nella luce d’oro della magia antica, la stessa che aveva sanato innumerevoli volte uomini e dei, il tocco di vita di Masuria, la più potente delle fate guaritrici, l’unica immortale mai nata dall’unione di una fata delle acque e di un unicorno. “Vivi bellissimo Turan – sussurrò nella lingua antica colei che aveva vissuto migliaia di anni – torna da chi ti ama, il tuo cammino non è concluso”.

   Il pallore del moribondo svanì, le membra riacquistarono vigore, i capelli ramati tornarono brillanti, i possenti muscoli da guerriero si gonfiarono e vibrarono, le ferite sanarono, le parti mutilate tornarono integre, gli organi corrotti si rigenerarono, ogni male svanì nella luce dorata in pochi attimi. Turan, ora semplicemente immerso nel sonno, era così bello e imponente che sembrava appartenere alla sua stessa stirpe. Masuria ne fu rapita, trattenne la mano su quel volto magnifico e si chinò a baciare le dolci labbra del guerriero. L’amore di una fata è evento assai raro, come una folgore nel cielo sereno, ma quando accade è repentino come un temporale di montagna, e si accende ad un solo sguardo, per non spegnersi mai più.

   Una nebbia d’oro avvolse la stanza, il tempo era stato fermato. La fata si preparò all’imminente arrivo della sua famiglia. Due candidi giovani, vestiti di bianco, uscirono dalla foschia, gli unicorni avevano lasciato la terra degli immortali.

   Emerald fu il primo a parlare “Masuria, dolce sorella mia, sento il tuo cuore cantare ma a quale prezzo, cosa hai fatto…”

   “Ho strappato dalle braccia della morte questo figlio e lo rendo all’amore del padre e della madre.”

   “Sai che questo richiede un prezzo altissimo – la voce calda di Ailill risuonò nella stanza – la morte lo reclama, nessun sortilegio lo stava conducendo a lei, era nell’ordine naturale degli eventi.”

   “Ne sono consapevole, padre mio, ma tu più di ogni altro dovresti comprendere l’amore di un genitore, un re che si è umiliato e sciolto in lacrime al  mio cospetto, che ha rischiato la sua vita per salvare l’unico figlio, come potevo ignorarlo, come potevo straziare quel cuore coraggioso e indomito?”

   “La morte reclama una vita per una vita, prima che il sole sorga, come impone l’ordine dell’universo, nessuno di noi può sottrarsi a questa legge, e tu lo sai.”

   Il fio alla mietitrice sarà pagato.

   “Chi donerà la sua vita per quella di questo mortale? – chiese Emerald, passandosi la mano tra i capelli di neve, pur conoscendo già la risposta – Chi abbraccerà la mietitrice questa stessa notte?”

   “La dama nera avrà ben più di mille vite in cambio di quella di Turan, lo scambio è più che vantaggioso per lei e per l’ordine dell’universo, ella non può che placarsi.”

   “Masuria, luce dei miei occhi, gioia delle terre immortali, tu non sei nata per camminare tra gli uomini – Ailill le aveva preso entrambe le mani – tu sei la più potente di noi, fata e unicorno al tempo stesso, unica mai nata dall’unione delle nostre stirpi, la mia amatissima figlia. Ti imploro, desta i sovrani, loro stessi si offriranno di pagare il fio per la vita del loro amato.”

   “No padre mio. Riconosco in Turan il compiersi del mio destino. Il mio cuore si è scaldato alla sua vista, tu sai che quando accade nulla può impedire ad una fata di proteggere il suo amato. L’oscura sorella sarà paga con la mia immortalità, nessuno perirà, la terra ha già bevuto troppo sangue. Ho vissuto con te migliaia di anni, ora camminerò tra gli uomini per il tempo che mi sarà concesso e conoscerò l’amore di questo giovane.”

   Ailill pianse, una lacrima cadde sulle mani di Masuria, una luce d’argento l’avvolse “Prendi o Mania il tuo compenso, bevi questa eternità e placati – la luce divenne d’oro – figlia mia adorata, vivrai ancora moltissimi anni con gli uomini, manterrai intatto ogni tuo potere ed il tuo meraviglioso aspetto, fino alla fine dei tuoi giorni. Quando sarà il momento, svanirai infine come rugiada al sole, circondata dall’amore dei tuoi cari, mortali e immortali, e sarai onorata per sempre.”

   “Tua madre ha allungato lo sguardo oltre il velo del tempo – le disse dolcemente Emerald, baciandole la fronte – ha scrutato il futuro. Il tuo amore ci salverà tutti, uomini e immortali. Sapeva che sarebbe giunto questo giorno. Per questo sei venuta al mondo e questo è il tuo destino.”

   “Gli unicorni stanotte hanno consacrato un nuovo suolo per gli immortali. I nostri poteri sono stati già conferiti all’intera foresta di Lusca, in questo regno. Una parte degli immortali è già ora nella nuova dimora – Ailill le sorrise dolcemente – questo tuo gesto d’amore puro ci ha reso tutti più forti Masuria. I tuoi fratelli ti saranno sempre vicini, le fate proteggeranno questo regno e la tua discendenza, gli unicorni benediranno queste terre, amate dalla più luminosa di noi tutti.”

   Una nebbia bianca avvolse Ailill ed Emerald, quando si diradò un candido gufo spiccò il volo e sparì dalla finestra. Un gatto bianco si stiracchiò e saltò sul letto di Turan, sdraiandosi ai suoi piedi.

***

 

   Camminava molto lentamente nelle tenebre, verso la nera signora. La dama brillava di luce scura e gli tendeva le braccia, in un silenzioso invito all’eterno oblio. Nera la lunga veste, nero il manto, neri i capelli sciolti, neri gli occhi e nere le labbra, come le ali di un corvo, come una notte senza luna e senza stelle. Poi la vide.

   La fanciulla era di una bellezza mai vista prima da occhi mortali. I capelli del colore del sole erano raccolti in due lunghissime  trecce, ciascuna di quattro ciocche, ed in fondo ad ogni ciocca pendeva un campanellino d’oro. Indossava una tunica di seta bianca come la luna ed un candido mantello, ornato di frange dorate, fermato da una spilla che raffigurava un unicorno. Le braccia spuntavano dal mantello, chiare come la spuma dell’onda e sottili come steli di fiori, piene di bracciali tintinnanti. Occhi del colore del cielo, labbra delicate, gote rosate come l’alba, ella emanava la pallida e delicata luce della luna. “Vivi bellissimo Turan – mormorava con voce di usignolo – torna da chi ti ama, il tuo cammino non è concluso”.

   Turan si fermò. La dama scura si volse allora verso la luminosa sconosciuta e la scrutò in silenzio, come in attesa.

“Prendi o Mania il tuo compenso, bevi questa eternità e placati.” La voce maschile echeggiò nell’oscurità. La candida fanciulla estrasse una coppa d’oro da sotto il mantello e la offrì alla mietitrice. Con un lieve cenno di assenso la dama nera prese il vaso e svanì nelle tenebre.

Turan, infine, si svegliò.

***

 

   “Nonna, raccontami ancora della foresta di Lusca – la piccola Olven squittiva allegramente nel candido lettone – e degli unicorni del lago e di nonno Turan.”

   “Re Turan amava profondamente tutti i magici unicorni – rispose Masuria accarezzando il bianco gatto pigramente accoccolato ai piedi della bambina – l’antica foresta di Lusca è sacra perché vi dimorano gli immortali, ed è anche la tua seconda casa, il tuo rifugio, il tuo tesoro. Tu sei una bambina speciale.”

   “Non è mai sazia delle tue storie - la principessa Asal, la sua bellissima figlia, era entrata silenziosamente nella stanza – né mai tu ti stanchi di raccontarle.”

   “Il mio tempo tra gli uomini è quasi finito – Masuria pronunciò lentamente le pesanti parole, posando un bacio delicato sulla fronte della nipotina addormentata – non mi è concessa la benedizione di vederla crescere e compiere il suo grande destino.”

Madre e figlia si abbracciarono in silenzio. Erano così simili da sembrare sorelle.

   “L’oscurità sta avanzando, colui che nessun figlio di uomo può uccidere sta per sferrare il suo tremendo attacco. Arriveranno giorni molto bui, una nuova grande guerra, sarà rapida e terribile. La terra berrà il sangue degli uomini, le campagne saranno devastate, la speranza stessa sarà il bersaglio finale. Olven deciderà le sorti della guerra. Il destino degli uomini è nelle sue piccole mani bianche.”

   “Madre mia, come può una bambina decidere le sorti di un conflitto ed il destino degli uomini?”

   In lei scorre sangue di fata e non solo, è una creatura magica, destinata a proteggere questo mondo. Aspetta ancora una luna e poi conducila nella foresta di Lusca ogni giorno, al sorgere del sole. Lasciala sola, vicino al lago, con Emer e torna a prenderla al tramonto.

   Lasciare la mia unica figlia ancora infante da sola nel bosco in compagnia di un gatto?

   Emer non è solo un gatto. E parte di te, di me e del destino di Olven. La piccola non corre alcun pericolo, nulla può nuocerle nella terra consacrata.

   Ciò che mi chiedi sarà fatto.

   Gli unicorni proteggeranno sempre questo regno, figlia mia, ma una spada ti trafiggerà lanima, proprio quando tutto sembrerà volgersi al meglio. In quel momento di disperazione ricorda chi sei, ricorda la tua stirpe e non perdere la speranza, mai. Vai nelle acque sacre delle terre immortali, nel luogo dove il padre di tuo padre venne a supplicarmi di salvare il figlio, ascolta le antenate e non disperare.

 

***

 

   Dopo centoventicinque anni di regno, durante i quali curò migliaia di malati ed infermi, e assicurò una eccellente salute a tutto il popolo di Man, la regina Masuria dalle trecce d’oro, incoronò Asal e Rogin.  Tutti i sudditi erano accorsi nella piazza grande della fortezza per festeggiare i nuovi sovrani ed assistere al commiato di Masuria. La dama del lago degli unicorni, bella e luminosa come il primo giorno che benedì la terra di Man con la sua presenza, baciò il re, la regina e la piccola Olven, a cui pose al collo una collana d’oro da cui pendeva un minuscolo campanellino, anch’esso d’oro. Quindi si diresse al centro della piazza e levò le braccia, ruotando su se stessa lentamente, quasi ad abbracciare tutto il popolo con un solo gesto.

   Il sole splendeva alto nel cielo terso, eppure una leggerissima pioggia come di luce d’oro cadde lentamente per alcuni istanti. Da ogni goccia che raggiunse il suolo e le pietre sbocciò un meraviglioso e profumato fiore bianco e ogni angolo del regno sembrò risplendere di luce profumata, come una candida coltre di neve fiorita che rivestì ogni cosa. Al centro della piazza comparvero tre esseri immortali, due giovani uomini con i capelli candidi ed una dama dalle chiome d’oro, tutti vestiti di bianco. Prima la dama e poi gli uomini, uno alla volta, abbracciarono a lungo Masuria. Una nebbia d’oro l’avvolse e scomparve per sempre da questo mondo. Quando la nube luminosa si dissolse al suo posto era apparsa una meravigliosa fontana bianca. L’immagine in pietra candida della signora del lago si levava dall’acqua in tutta la sua bellezza e dalle sue mani sgorgavano due flutti. Il più alto degli uomini lucenti posò le sue mani in quelle di freddo marmo e l’acqua divenne d’oro.

   “L’amore di Masuria e della sua stirpe continuerà a proteggere questa terra - la voce suadente di Ailill risuonò nella mente di tutti i presenti - l’acqua di questa fonte fatata proviene dal lago degli unicorni, sanerà ogni malattia e guarirà ogni ferita inferta da mano mortale. Usatela con amore e cautela, perché se chi la beve è destinato alla Mania ella reclamerà una vita in cambio di una vita, affinché l’ordine dell’universo non sia sconvolto.”

   I tre immortali scomparvero. Fu così che Masuria, la fata che visse migliaia di anni, splendente figlia di Marica e Ailill, che rinunciò alla vita eterna per amore, raggiunse finalmente l’amato sposo Turan nell’abbraccio eterno di Mania.

Parte 1


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