Verdirame, infatti, ha precisato che i rapporti tra l’ex parlamentare e la criminalità organizzata, supponendo esistano, sarebbero antecedenti al 1998 e non al 2006. La Cassazione, stando ai fatti, avrebbe dovuto così annullare la pena per prescrizione o quanto meno determinarne un ribasso. La scelta è ricaduta sulla seconda opzione.
Matacena era stato condannato dalla Corte d’Assise di Reggio Calabria il 13 marzo 2001; il verdetto era stato poi annullato il 12 febbraio 2003, dalla corte d’assise d’appello, dopo che la Corte Costituzionale aveva risolto un conflitto di attribuzione dei poteri dello stato nei confronti dell’imputato: decisione pressoché deprecabile.
A seguito era stato assolto in primo grado, il 16 marzo 2006; assoluzione confermata nel maggio 2010. La Cassazione, però, ha annullato la sentenza con rinvio ad altra corte.
E qui veniamo al punto: La corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, il 18 luglio 2012, ha riformato la sentenza di primo grado con la condanna di Matacena; resa poi definitiva dalla Corte di Cassazione nel giugno 2013. I legali dell’attuale latitante ne hanno così approfittato, sostenendo che la prescrizione fosse scattata nel precedente aprile 2013 e che quindi la condanna definitiva fosse ingiusta, perché desunta da una legge successiva rispetto a quella in vigore al tempo del reato. Da qui il ricorso straordinario in Cassazione, d’altronde accolto, per la diminuzione di pena.