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Maternità, femminilità, sessualità: un mondo sommerso

Da Bambolediavole @BamboleDiavole

Apro questa riflessione prendendo spunto da un fatto autobiografico: qualche giorno fa ho sentito al telefono una mia amica, che è incinta di otto mesi. Trovandosi nell’ultimo mese della gravidanza, può ben dire di aver visto giorni migliori: è stanca, stufa, soffre di insonnia, di reflusso e altre delizie.  E’ contenta, ma è esausta; ha voglia di vedere sua figlia e ha voglia di dormire a pancia in giù… Chiacchierando è venuto fuori qualche altro motivo di disagio: mi ha detto che non ha più intenzione di digiunare e pesarsi e che è molto seccata di sentirsi chiedere quanti chili ha messo da tutti quelli che incontra; che è stufa di non riuscire più a mettersi i tacchi alti per paura di cadere e per il dolore alle gambe; che non riesce più a farsi la ceretta perché non riesce a piegarsi; che non ne può più di tutti quelli che le toccano la pancia, le predicono che sarà un maschio o una femmina. Mi ha raccontato che ha smesso di andare in piscina perché si vergogna di essere così enorme, la pancia gigantesca, il seno gonfio. Non sa più come vestirsi, anche su questo piovono critiche di ogni genere: si vede troppa pancia – nascondi la pancia – non devi nascondere la pancia che è la cosa più bella del mondo – contrordine! niente pancia in vista! – anzi sì – no – sì – no -sì. Della serie “come trasformare un evento fisiologico in una questione di Stato“.

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Ho ribattuto che prendere peso è normale, che una volta che il suo baricentro sarà tornato nella sua posizione originale potrà tornare ai tacchi, che per depilarsi c’è tempo una vita, che a quelli che ti allungano le mani sulla pancia si può anche rispondere male, e che si può spiazzare gli indovini del sesso dicendo che sono tre gemelli. Cercavo di incoraggiarla dicendole che incinta di otto mesi non è stupefacente che il suo corpo si ribelli a una serie di cose che prima andavano bene. Soprattutto, argomentavo e cercavo di sdrammatizzare, se aspetti un bambino certo che le cose cambiano! A otto mesi di gravidanza, dovresti cominciare se non altro ad averne il sospetto, ridacchiavo. Quindi suggerivo di non dare importanza a qualcosa che accade perché deve accadere, si diventa grosse perché c’è un bambino nella pancia, non un cocomero, e vadano a mettere la testa sotto l’acqua fredda tutti quelli che sei incinta tu e si trasformano in ginecologi, nutrizionisti e stilisti di moda.

La risposta che mi ha dato mi ha spiazzato. Mi ha detto che, soprattutto adesso che è incinta, sente di dover proteggere la sua femminilità

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E lì, in un momento, mi sono passate davanti agli occhi le immagini di Kate Middelton durante l’ultima recentissima gravidanza, all’uscita dall’ospedale con la secondogenita in braccio. L’immagine di una maternità perfetta, l’esempio da seguire, l’obiettivo da porsi. E se anche tu non sei così, non riesci a essere così, smetti di andare in piscina, copriti quella pancia, pensa a difendere la tua femminilità (e naturalmente il tuo livello di desiderabilità) da questa bruttura che non sai dominare! 

Il risultato è quello di ottenere donne che tremano osservando il proprio corpo che cambia durante la gravidanza, quotidianamente alle prese con una pressione sociale insostenibile, con richieste impossibili e in contraddizione tra loro per soddisfare le quali non si riesce a fare altro. 

Il corpo cambia, certo. Cambia durante la gravidanza, cambia dopo, continuerà a cambiare tutta la vita. Eppure il canone di bellezza resta sempre lo stesso. Ma basta, che noia!

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E infine lancio una pietruzza: se ne parla poco, si centra il discorso sulla sessualità femminile sul sesso in sé, ma la gravidanza, il puerperio, l’allattamento, la maternità in generale fanno parte della vita sessuale delle donne; ne sono solo una parte e certo non una tappa obbligatoria, ma su di esse la società esercita un controllo ferreo, se pur con modalità diverse.

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